Il Pci e i forzati dell'autobiografia. Intervista a Mauro Boarelli
Nel 1945, il partito comunista esce dalla sua condizione di illegalità; nel corso del 1956, viene divulgato il rapporto che Kruscev presentò al XX Congresso del Pcus; è questo l'arco temporale studiato dallo storico Mauro Boarelli, che concentra la sua attenzione su un tema specifico, quello dell'autobiografia. Una pratica funzionale al modellamento della cultura della militanza, punto nevralgico della contraddizione tra partito di massa e centralismo, con una matrice comune ai precetti gesuitici. Uno strumento, dunque, per costruire la supremazia del partito sugli aderenti, per controllarli e minarne la capacità di conservare spazi privati. Ma anche un luogo formidabile dove, attraverso una ristrutturazione della memoria privata, avveniva la costruzione di una memoria pubblica condivisa: una vera e propria fabbrica del passato.