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FIGLI DEL GIORNO DELLA MEMORIA
Speciale a cura di Carlo Greppi, autore di Non restare indietro

Nell'estate del 2000 stavo per affrontare l'ultimo anno delle scuole superiori. Il Novecento era alle nostre spalle, e la mia generazione era figlia di questa fine. Si affacciava all'età adulta in un tempo di crisi, in un'atmosfera che ci suggeriva di stare lontani dalla sfera pubblica. Eppure quell'estate veniva approvata quasi all'unanimità la legge che istitutiva il Giorno della Memoria, invitandoci a riempire di senso la memoria della Shoah e degli altri sterminii “affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Diversi anni più tardi, mentre stavo finendo i miei studi universitari in Francia, in Italia si combatteva una feroce campagna elettorale. Al centro del dibattito c'era l'“emergenza sicurezza”: cavalcando le incertezze e le paure della gente, si soffiava sul fuoco del razzismo e si individuava negli “immigrati” il capro espiatorio di tutti i mali. Era il 2008, io ero lontano, e la palla di neve dell'intolleranza stava per diventare una valanga.
Tornato in Italia, ho deciso che avrei voluto fare qualcosa. Pochi mesi dopo, appena laureato, ero in viaggio verso Auschwitz. Su quel treno c'erano tanti altri giovani che credevano di poter cambiare il mondo imparando a guardare il peggio e il meglio che noi umani sappiamo fare, e guardandolo insieme. Tutti nati negli anni Ottanta, tutti usciti da scuola in un periodo in cui in Italia si istitutiva una ricorrenza dopo l'altra. In maniera del tutto inconsapevole era nata una generazione di figli del Giorno della Memoria. Entrando ad Auschwitz diventavamo grandi.
Ora, quindici anni dopo quell'estate, faccio lo storico, mi occupo con regolarità di questo tratto del nostro passato. E ho scritto un romanzo, Non restare indietro, che prova a dare voce alle centinaia di migliaia di ragazzi che hanno viaggiato in questi anni, e a raccontare questa storia a chi vorrà leggerla, innanzitutto a loro e a quelli che verranno. Sono ragazzi inquieti e straordinari ai quali la Storia interessa, e così il Giorno della Memoria, se ci serve per avere gli strumenti per interpretare il nostro presente. E per guardare avanti.

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IL ROMANZO

 

cover greppi

NON RESTARE INDIETRO


Per migliaia di ragazzi il viaggio ad Auschwitz è un vero e proprio romanzo di formazione. Ecco la storia di Francesco, che gioca a calcio, parla poco, vorrebbe non partire e non ammetterebbe mai di avere paura.

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ENTRA NELLA STORIA (con una "colonna sonora" a cura di Carlo Greppi)

 

cover greppi

IL VIAGGIO - UNO


Francesco non ha mai capito c’è perché gli adulti non chiedono mai ai ragazzi cosa pensano della vita, per poi fare grandi discorsi sui “giovani”, sulle “nuove generazioni” che sono il futuro di questo paese che va a rotoli eccetera eccetera eccetera. E come possono vederlo, il futuro, se tutti ne parlano così, in continuazione?

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eichmann
IL VIAGGIO - DUE

“Il Mostro Di Fine Livello, il Mostro Di Fine Livello!!! Quello che c’era nei videogiochi preistorici a cui giocavate voi, quello che è impossibile da battere! Non avevamo detto che nella Scuola Nuova sarei stato tranquillo a cercare di portare a casa il risultato?”

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3
IL VIAGGIO - TRE

Cinquanta, forse più di cinquanta, persone con il braccio teso e la mano aperta. Il saluto nazista. E, più o meno in mezzo alla foto, un uomo che sembra altrove. Le sue braccia non sono come quelle degli altri. Sono incrociate, come in segno di sfida.

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4
IL VIAGGIO - QUATTRO

C’è solo una parola, in mezzo al foglio.
Una parola, circondata dal nulla.
“Auschwitz.”

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7
IL CAMPO  - UNO

Gli viene ordinato di costruire la cancellata del campo, e su di essa quelle che Primo Levi definirà ‘le tre parole della derisione’. Arbeit Macht Frei, il lavoro rende liberi – scritta presente in numerosi lager nazisti.

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8
IL CAMPO  - DUE

L’uomo nella foto è a torso nudo e sta camminando su un mucchio di cadaveri, quasi di certo ignaro del fatto che qualcuno alle sue spalle sta imprimendo su una pellicola, per chi vivrà nel futuro, questo momento.

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9
IL CAMPO  - TRE

Trovandosi di fronte a quelle valigie ammassate una sopra l’altra, Francesco aveva visto la forma della speranza, e non ci aveva mai pensato.

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10
IL CAMPO  - QUATTRO

I binari sono nel campo. Entrano e lo trafiggono fin quasi all’orizzonte. Quando il gruppo varca la soglia passando sotto la torretta, la guida dall’interno fa cenno di raggiungerlo.

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