Edoardo Sanguineti: La mia Bordighera fra balli proibiti e zanzare

22 Luglio 2002
Sono nato nel 1930 a Genova ma nel ’34 ero già a Torino. I primi ricordi che ho non so se sono fondati su fatti realmente accaduti oppure su racconti sentiti dai grandi. Certo che ho un ’immagine di me piccolissimo su una passeggiata a mare, forse Corso Italia, in una zona verde, e di u film di Charlot. Sembra il ricordo di un ’arena o di una proiezione all’aperto. Effettivamente ho una foto di me molto piccolo a Nervi. Questo è uno dei miei primi ricordi. Se penso all’estate credo che acquisti rilievo quando, in età scolastica, questo periodo dell’anno coincide con la fuga dalla città. Per la mia famiglia significava partire da Torino per andare in vacanza con mio padre e mia madre -sono figlio unico -a Bardonecchia ".
"Bardonecchia era non troppo distante da Torino e mio padre poteva raggiungerci nei fine settimana. I miei amavano andare in montagna, forse perché si erano conosciuti durante una vacanza i Val d’Aosta: per loro ritornare in montagna era un modo per rinnovare quell’incontro. Non erano dei veri e propri scalatori ma amavano andare nei rifugi. Io, fin da piccolo sono stato abituato a camminare in salita: spesso accadeva che ero il più piccolo bambino mai arrivato in quel rifugio. Accadeva che si passava la notte lassù, in quota: spesso nei rifugi c’era un ristorantino-bar molto primitivo. Una volta, dopo cena, si misero a ballare: io cominciai a lamentarmi perché nessuno mi faceva ballare. Una ragazza, una cameriera, forse la figlia dei proprietari, mi fece danzare. Ho questo ricordo perché forse per la prima volta avevo trovato una risposta ad un mio desiderio. Ho sempre avuto una grande passione per danza come utopia professionale. Oggi, anche in ambito televisivo, c’è una quantità notevole di persone che possono dedicarsi alla danza. Allora poche centinaia di persone potevano danzare nei teatri. Ballando con quella ragazza avevo capito che, comportandomi in modo simpatico, potevo ottenere una cosa "proibita ". Quell’invito agì sulla mia personalità e sulla sfera del desiderio ".
"A causa di una grave diagnosi (poi rivelatasi sbagliata per uno scambio di lastre) di cuore "dilatato ", i medici avevano raccomandato a mia madre che non dovevo correre, sudare, sfrenarmi. A Bardonecchia non potevo quindi correre dietro ai cani, come avrei voluto, o giocare e sudare come gli altri bambini. Avevamo una casa in affitto e ricordo che mi avevano comprato dei criceti in gabbia. Passavo molto tempo a osservarli. Quando poi, qualche anno dopo, quei divieti vennero meno ricordo che mentre giocavo con i miei coetanei fummo sorpresi da una pioggia molto forte: mia madre chiacchierava con alcune amiche su un balcone: con mia grande sorpresa non mi chiamò subito in casa. Ebbi la sensazione che per la prima volta alla mia salute dovevo pensarci da solo. Non mi sentii tanto trascurato quanto responsabilizzato per la mia persona "
"Le mie estati al mare sono legate a Bordighera dove viveva una zia, sorella di mia madre. Lì giocavo con un cugino di cinque anni più grande di me con cui avevo rapporti molto conflittuali. A lui però devo la scoperta del jazz. Negli anni del fascismo, infatti, quando il jazz era stato proibito e si sentiva o quelle sciocche canzoni di propaganda, noi sentivamo i suoi dischi che, in quella zona vicina alla Francia, continuavano ad arrivare "
"Bordighera, che d ’inverno era piena di inglesi, d’estate era un borgo di pescatori. Sulla spiaggia non c’era quasi nulla, nemmeno un capanno per ripararsi dal sole. Erano estati diverse. Ricordo zanzare di dimensioni abbastanza terrificanti, cavallette enormi, ma soprattutto il flagello delle mosche. Le mosche ci assediavano in pianura mentre in montagna c’erano i tafani. Questi insetti erano delle vere afflizioni. Per difenderci dormivamo con le zanzariere intorno ai letti e nelle case si usavano quelle carte moschicide che adesso no si vedono più "
"Con l’arrivo della guerra nel ’40, le vacanze diventarono una cosa più complicata. Prima che cominciassero i grandi bombardamenti, con mia padre e mia madre, andavamo a fare gite in bicicletta vicino Torino. Fino a quel periodo, che per me coincide con la fine delle scuole elementari, ricordo che mia nonna mi comprava il gelato dal carrettino. Era racchiuso fra due cialde rotonde, come un panino. Il gelato era una cosa speciale. Si diceva: "Ti compro il gelato ". Generalmente se ne comprava uno alla settimana. Mia nonna, che poi morì nel ’44 dopo che vide la sua casa distrutta sotto un bombardamento, mi faceva le spremute di frutta o i frullati ". "Sentivamo le canzoni alla radio. C’erano quei programmi musicali ad una data ora, mica tutto il giorno come adesso. Mia madre e mia zia cantavano, sapevano le parole a memoria. C’erano alcune canzonette che appassionavano mio padre e mia madre: in particolare ricordo "Violino tzigano "".
"Mi sono sposato molto giovane nel ’54. Da Torino, con moglie e figli, andavamo sulle spiagge dell’Adriatico che cominciavano a essere di moda ma non erano troppo affollate. Andavamo a Marotta dove alcuni amici avevano la casa: il litorale basso e sabbioso era molto adatto ai bambini".
"Con il Gruppo ’63 la prima riunione fu ai primi di ottobre a Palermo, quindi sul mare. Come fondatori, oltre a me, c’erano Elio Pagliarani, Alfredo Giuliani, Nanni Balestrini e Antonio Porta. Poi ci siamo visti alla Spezia e anche a Reggio Emilia. Il gruppo si allargò. Venivano i giovani ad ascoltare le nostre letture. Dopo le nostre riunioni, la sera, eravamo liberi: si andava a fare il bagno oppure a ballare. Avevamo più o meno trent’anni: dopo cena ricordo chiacchierate lunghissime al bar conversando con Pagliarani, Arbasino, Eco. Non trattavamo argomenti di carattere intellettuale, si rideva, c’era chi scherzava. Si facevano grandi tavolate, i nostri incontri erano anche occasioni di viaggi".
"D’estate, all ’università, ho spesso dovuto studiare per prepararmi agli esami o comunque approfittavo di quel tempo libero per impegnarmi in letture. Non ho un ricordo olfattivo particolare. Ricordo che, cominciando a frequentare le ragazze, esse avevano una maggiore attrazione per il mondo degli odori. Era frequente sentirle dire: "Senti questo profumo, senti questo fiore come odora". Io non ci avevo mai fatto caso".

Edoardo Sanguineti

Edoardo Sanguineti (1930-2010) è stato uno dei protagonisti delle neoavanguardie del secondo Novecento. Poeta, drammaturgo, critico letterario, traduttore e saggista, è stato tra i membri fondatori del Gruppo 63 e …