Giorgio Bocca: La sinistra masochista
25 Luglio 2002
Noi di sinistra... ha detto dopo la sconfitta elettorale Massimo D'Alema,
"dobbiamo avere la stessa forza di risposta e di organizzazione che ebbe
Berlusconi quando tutti lo davano per spacciato. Se prevarranno le forme di pura
rivolta morale, Berlusconi avrà di fronte a sé una lunga stagione di
potere". Berlusconi portato ad esempio dal leader dell'opposizione che
dovrebbe sconfiggerlo. Oppure: facciamo come Berlusconi e vinceremo. Non è
proprio così e lo capirebbe anche un bambino: a fare come Berlusconi vince
Berlusconi. Esempi. Il partito di D'Alema ha cercato di fare come Berlusconi in
materia di giustizia, già nell'autunno del '92 l'appoggio a Mani Pulite si è
mutato in una profonda diffidenza secondo la tesi paleomarxista che se la
magistratura affondava i partiti, cioè la politica, vinceva il capitale, cioè
la destra.
Dirigenti come la Turco e Folena denunciavano il formarsi di "un potere mediatico giudiziario abbastanza spaventoso". E nel '96 l'allineamento alla destra era cosa fatta come denunciato dal pm Gherardo Colombo: "L'equilibrio dei ricatti fra sinistra centro e destra ha fatto del Parlamento il luogo di tutte le complicità, dei silenzi, degli accordi occulti. I giudici che cercano di fare un minimo di pulizia diventano una farneticazione, un delirio, una ideologia fanatica tipica della piccola borghesia eversiva".
Che risultato ha avuto questa svolta moderata compromissoria? Che l'attacco della destra alla magistratura prosegue implacabile e sistematico ed è arrivato ormai allo scoperto rifiuto dei giudici. Poi c'è stato l'altro esperimento di accordo: la bicamerale. Ancora oggi ricordata con rimpianto dagli economisti liberali chi sa come finiti nel partito che fu comunista. Risultato: Berlusconi ci giocò per qualche tempo come il gatto con il topo e poi mandò a casa questi apprendisti della manovra politica che avevano dimenticato chi fosse e quale fosse il Dna immutabile di un personaggio che si era costruito un impero televisivo violando le leggi e raggirandole. Ma questo è uno dei misteri gaudiosi di Silvio Berlusconi: che tutti lo conoscono, tutti sanno che da quando è nato ha sempre messo nel sacco i suoi concorrenti ma ci riprovano.
Ed eccoli alla riprova della questione sindacale: si è appena compiuta la spaccatura del sindacato, la destra ha appena ottenuto il suo obiettivo perenne di dividere il mondo del lavoro la Cisl e la Uil hanno appena firmato un patto che comunque li associa al governo e che comunque apre la strada a cedimenti successivi, hanno appena accettato il sofisma caro al potere che il sindacato non deve fare politica e il partito dalemiano ricomincia con le sue prediche prudenti e masochiste: qual saggezza migliore che perdere e rassegnarsi al perdere? Quale scelta politica migliore di quella che evita l'isolamento accettando di essere ingoiati, fagocitati, ridotti a tappetino? Che cosa in questo primo anno di governo berlusconiano autorizza a pensare che sia possibile con lui una pacifica discussione, che abbia un senso questo famoso dialogo che il presidente della Repubblica continua a raccomandare ai predoni e ai predati?
La macchina berlusconiana procede a schiacciasassi, annuncia la riduzione delle tasse mentre vende e svende i gioielli di famiglia, si arrangia con trucchi contabili, fa a pezzi la riforma sanitaria assiste allo scempio dell'ambiente e perfeziona la conquista di tutti i posti di potere. Ma una fondazione culturale per Massimo D'Alema e per i suoi amici ci sarà sempre a patto che facciano i buoni.
Dirigenti come la Turco e Folena denunciavano il formarsi di "un potere mediatico giudiziario abbastanza spaventoso". E nel '96 l'allineamento alla destra era cosa fatta come denunciato dal pm Gherardo Colombo: "L'equilibrio dei ricatti fra sinistra centro e destra ha fatto del Parlamento il luogo di tutte le complicità, dei silenzi, degli accordi occulti. I giudici che cercano di fare un minimo di pulizia diventano una farneticazione, un delirio, una ideologia fanatica tipica della piccola borghesia eversiva".
Che risultato ha avuto questa svolta moderata compromissoria? Che l'attacco della destra alla magistratura prosegue implacabile e sistematico ed è arrivato ormai allo scoperto rifiuto dei giudici. Poi c'è stato l'altro esperimento di accordo: la bicamerale. Ancora oggi ricordata con rimpianto dagli economisti liberali chi sa come finiti nel partito che fu comunista. Risultato: Berlusconi ci giocò per qualche tempo come il gatto con il topo e poi mandò a casa questi apprendisti della manovra politica che avevano dimenticato chi fosse e quale fosse il Dna immutabile di un personaggio che si era costruito un impero televisivo violando le leggi e raggirandole. Ma questo è uno dei misteri gaudiosi di Silvio Berlusconi: che tutti lo conoscono, tutti sanno che da quando è nato ha sempre messo nel sacco i suoi concorrenti ma ci riprovano.
Ed eccoli alla riprova della questione sindacale: si è appena compiuta la spaccatura del sindacato, la destra ha appena ottenuto il suo obiettivo perenne di dividere il mondo del lavoro la Cisl e la Uil hanno appena firmato un patto che comunque li associa al governo e che comunque apre la strada a cedimenti successivi, hanno appena accettato il sofisma caro al potere che il sindacato non deve fare politica e il partito dalemiano ricomincia con le sue prediche prudenti e masochiste: qual saggezza migliore che perdere e rassegnarsi al perdere? Quale scelta politica migliore di quella che evita l'isolamento accettando di essere ingoiati, fagocitati, ridotti a tappetino? Che cosa in questo primo anno di governo berlusconiano autorizza a pensare che sia possibile con lui una pacifica discussione, che abbia un senso questo famoso dialogo che il presidente della Repubblica continua a raccomandare ai predoni e ai predati?
La macchina berlusconiana procede a schiacciasassi, annuncia la riduzione delle tasse mentre vende e svende i gioielli di famiglia, si arrangia con trucchi contabili, fa a pezzi la riforma sanitaria assiste allo scempio dell'ambiente e perfeziona la conquista di tutti i posti di potere. Ma una fondazione culturale per Massimo D'Alema e per i suoi amici ci sarà sempre a patto che facciano i buoni.
Giorgio Bocca
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …