Giorgio Bocca: Lo scaricabarile del Cavaliere

30 Ottobre 2002
Il Social forum di novembre a Firenze ha tre aspetti che vanno al di là della manifestazione pacifista e antiglobalista: l´attesa apocalittica che si è diffusa dopo l´11 settembre confermata da un terrorismo che colpisce ancora in modo devastante, dai preparativi di guerra e da una guerra strisciante, non dichiarata ma già in corso. Il secondo è quello della sicurezza, se sarà possibile o meno assicurarla in una città fragile e preziosa come Firenze e terzo l´uso opportunistico che governo e partiti conducono in uno scaricabarile grossolano e carico di rischi. Del primo aspetto si può dire che nessuno sarebbe in grado di risolverlo: la guerra al terrorismo mondiale annunciata con patriottica baldanza dal presidente degli Usa appare già oggi una avventura imprevedibile nelle sue misure e nei suoi imprevisti.
E allora anche una manifestazione ormai di routine come questa pacifista e antiglobalista appare come l´annuncio concreto visibile della grande tempesta che si avvicina. Il gioco di scaricabarile è condotto dal capo del governo e dai suoi ministri secondo le note peculiarità caratteriali. Berlusconi alla sua maniera fragorosa, sopra le righe e le istituzioni, il ministro degli Interni Pisanu con le forme di eredità democristiana, possibiliste e sfuggenti. Il cavaliere recita la parte dell´uomo forte, dice che «a Firenze ci saranno sicuramente delle devastazioni», chiede al ministro degli Interni «relazioni approfondite» reputa il raduno «azzardato» e le sue organizzazioni di appoggio e di intervento non mancano di affiggere manifesti e di pubblicare appelli in cui accusano le autorità cittadine. Ancora una volta puntuale piomba nel dibattito la schizofrenia politica del personaggio che non sa mai distinguere fra lo Stato e il suo partito, fra la ragion di Stato e la propaganda e non esita a separare il governo dalle amministrazioni locali come se il suo compito e dovere istituzionale non fosse quello di agire di conserva con le seconde.
Tale ambiguità può ripetere le violenze e i sospetti del Global forum di Genova perché le violenze possono essere premeditate dai violenti nostrani e stranieri come dai superpoliziotti mandati con l´ordine di spaccare le teste.
Il primo e più efficace modo per evitare violenze e distruzioni è la unità di intenti, e la chiarezza fra chi governa il paese e chi governa le città e non questo sottobosco di insinuazioni, di cattivi presagi, di omissioni, di allusioni.
Il ministro degli Interni ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte, ha riconosciuto «il carattere pacifico e democratico del raduno a cui partecipano tante associazioni e movimenti anche cattolici, chiaramente improntato a un civile confronto di idee e di proposte. Ma ciò detto non posso ignorare o sottovalutare il fatto che partecipano al Social forum anche associazioni italiane e straniere le quali finora hanno rivelato ben altre idee e inclinazioni».
Di fronte a questo gioco del cerino passato da una mano all´altra il sindaco di Firenze Leonardo Domenici dice «da istituzioni serie ci si attende che non facciano lo scaricabarile. Il quadro presentato dal capo del governo non è lo stesso di quello illustrato dal ministro degli Interni. Come sindaco io non sono in possesso delle notizie allarmanti di cui l´uno e l´altro hanno parlato. A questo punto ne discutano e decidano nel Consiglio dei ministri. Se una decisione l´avesse dovuta prendere il Parlamento l´avrebbe presa oggi. Non si può giocare sulla pelle delle città. Firenze chiede chiarezza. Lo chiedo come fiorentino e come sindaco».
Il fatto è che questo non è più il tempo della saggezza ma dell´imprevedibile. Nessuno è in grado di garantire che un raduno di centocinquantamila persone possa andare esente da ogni attentato terroristico o squadristico ma non è neppure possibile e augurabile che per paura del rischio la vita si fermi, la gente rinunci al suo diritto di manifestare. Vale anche per la politica il dovere di accettare il proprio tempo, di fargli fronte con coraggio e fermezza. Soprattutto in queste prove la società civile deve essere unita, deve evitare di presentarsi in ordine sparso nella tentazione dei politici di guadagnare qualche voto. Il rischio di romperci la testa esiste, ma non fasciamocela prima di essercela rotta.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …