Giorgio Bocca: Ma la storia non si cancella

11 Novembre 2002
Informano le agenzie: storico comunicato della famiglia reale Savoia. "La data del 10 novembre che fino ad ora rappresentava per noi il ricordo di una macchia indelebile per la storia della famiglia, per un singolare scherzo del destino, costituisce adesso una nuova fondamentale tappa verso il sospirato ritorno in patria. Se i medici non mi avessero imposto una odiosa ma indispensabile degenza, con la mia famiglia saremmo oggi stesso nella nostra Italia. Questa attesa finale, anche se mi auguro che si protragga per pochi giorni, è la più difficile da sopportare, ma non è comunque nulla se solo penso all´immensa gioia che proverò. Vittorio Emanuele di Savoia".
Storico ma vagamente comico. Uno scherzo del destino? Una degenza odiosa? Forse sarà il caso che Vittorio Emanuele riveda un po´ l´uso dell´italiano. Storica o meno che sia quello che conta è l´ammissione che la firma delle leggi razziali da parte di Vittorio Emanuele III il 10 novembre del 1938 fu una "colpa indelebile".
Della storica dichiarazione il presidente della Unione delle Comunità ebraiche Amos Luzzatto ha detto che "si limita a prenderne atto". Altrettanto Alessandro Galante Garrone: "Prendo atto che anche il discendente dei Savoia ha accettato questa verità inconfutabile".
A noi pare che della moda corrente di ammettere colpe passate e di pentirsene tutto ciò che si possa ragionevolmente dire è che se ne prende atto, come di una mozione di lodevoli intenti che non cambiano ciò che è accaduto. Tutti chiedono perdono per le colpe degli antenati: il Papa ha chiesto perdono a protestanti, ortodossi, ebrei e persino alle vittime della ferocia crociata, l´onorevole Pivetti ha chiesto perdono per i vandeani fatti a pezzi dai sanculotti, il neofascista Gasparri è andato a Gerusalemme per chiedere perdono di un razzismo che è stato fino a pochi anni fa del suo partito e il cui segretario Fini si prepara ad imitarlo, il capo del governo ha abbracciato Gheddafi e gli ha chiesto scusa del nostro colonialismo.
Questa moda del perdono è certamente utile e benefica nel presente ma con la storia ha ben poco a che spartire. La storia è quella che è stata e non c´è modo alcuno per cancellarla. Chiedere per dire alla Francia di domandar perdono per le guerre napoleoniche che pure seminarono in Europa milioni di morti, o agli americani per il genocidio degli indiani sarebbe un esercizio stupido più retorico. Di scarsissimo valore se poi tutti continuano a fare guerre e a bastonare i più deboli.
Gli storici possono discutere, al massimo, delle responsabilità di quel macello reciproco che è la storia. Gli amici dei Savoia possono dire che Vittorio Emanuele III aveva rinunciato, o era stato costretto a rinunciare, alla sua piena responsabilità sin dalla promulgazione delle leggi fasciste del '25 e che la dinastia aveva avuto, anche nel regime, buoni rapporti con la minoranza ebraica e i nemici dei Savoia possono ribattere che l´acquiescenza alle decisioni del fascismo parificava il re a Mussolini. Ma sono cose di cui si è discusso per decenni e non c´è dubbio che la dinastia ha perso, per viltà o per basso calcolo, l´occasione della Resistenza, l´occasione per farsi perdonare le sue colpe.
Temiamo che il ritorno dei Savoia politicamente insignificante ci costringerà però a sopportare le gaffes di una famiglia che nelle gaffes eccelle: così ansiosa di rimettere piede nella sua patria da consumare la vigilia in gare di polo e altri sport rischiosi causa di "odiose" degenze.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …