Richard Ford: Così America ti guardo dopo gli anni bui
07 Gennaio 2003
Misurare e valutare lo spirito di una nazione (stiamo bene,
stiamo malissimo, siamo pieni di speranza, siamo tristi) è un lavoro
sofisticato che è meglio lasciare ai romanzieri e ai poeti, anche se i monotoni
esperti di sondaggi campano compilando tabulati dell´effimero e dell´ovvio,
per poi far passare le loro "ricerche" come notizie, obbligando così
tutti noi ad ascoltarle e a preoccuparci come se i loro risultati avessero un
qualche valore.
Voglio dire: non tentiamo sempre di fare in modo che l´anno prossimo sia migliore di quello passato, indipendentemente da come l´anno passato è stato? O no? Qui negli Stati Uniti, attaccati e intrappolati come siamo da crescenti parossismi di vendetta e di scarsa confidenza in noi stessi, non ci occorre davvero il meteorologo (o l´esperto di sondaggi) per capire da che parte spira il vento. Venti variabili per noi. Nessuno ne è contento. Non è una notizia.
Ma volendo considerare serio e credibile il dato dello spirito nazionale depresso, come se si trattasse di una specie di istantanea storiografia, mi costringo a ricordare quel che disse lo storico e opinionista politico George Will qualche anno fa, e che mi aveva colpito per l´acume. Will e io non abbiamo le stesse opinioni politiche (lui è un conservatore), ma abbiamo la stessa cittadinanza e questo è importante.
"Il nucleo della storia", Will scrisse, "è la contingenza ...", e potreste sostituire la parola contingenza con incertezza o, addirittura, con confusione totale. E "... la lezione fondamentale che si deve trarre riguarda la particolarità degli eventi. La particolarità impedisce la formulazione di facili risposte alle situazioni ricorrenti. Il vero aspetto difficile dell´educazione civica", concludeva Will, "è preparare le persone ai periodi difficili".
Ecco. Abbiamo avuto tempi difficili negli Stati Uniti recentemente... tempi terribili riguardo ai quali è stato impossibile non sentirsi malissimo. E non eravamo preparati. Le nostre facili risposte non sono state all´altezza. Ma in realtà, a mio avviso, non conta cosa noi cittadini proviamo in questi periodi difficili. Conta quel che ne ricaviamo. Anzi, il fatto che stiamo male potrebbe anche essere un segno di speranza, perché questo nostro stare male potrebbe voler dire che ci prestiamo attenzione. E l´attenzione, c´insegna il maestro Zen, è la saggezza suprema. E dunque, forse proprio grazie a questo nostro cupo essere attenti seguito alla perdita e al dolore, potremmo impedire che ci accada di peggio.
(Traduzione di Guiomar Parada)
Voglio dire: non tentiamo sempre di fare in modo che l´anno prossimo sia migliore di quello passato, indipendentemente da come l´anno passato è stato? O no? Qui negli Stati Uniti, attaccati e intrappolati come siamo da crescenti parossismi di vendetta e di scarsa confidenza in noi stessi, non ci occorre davvero il meteorologo (o l´esperto di sondaggi) per capire da che parte spira il vento. Venti variabili per noi. Nessuno ne è contento. Non è una notizia.
Ma volendo considerare serio e credibile il dato dello spirito nazionale depresso, come se si trattasse di una specie di istantanea storiografia, mi costringo a ricordare quel che disse lo storico e opinionista politico George Will qualche anno fa, e che mi aveva colpito per l´acume. Will e io non abbiamo le stesse opinioni politiche (lui è un conservatore), ma abbiamo la stessa cittadinanza e questo è importante.
"Il nucleo della storia", Will scrisse, "è la contingenza ...", e potreste sostituire la parola contingenza con incertezza o, addirittura, con confusione totale. E "... la lezione fondamentale che si deve trarre riguarda la particolarità degli eventi. La particolarità impedisce la formulazione di facili risposte alle situazioni ricorrenti. Il vero aspetto difficile dell´educazione civica", concludeva Will, "è preparare le persone ai periodi difficili".
Ecco. Abbiamo avuto tempi difficili negli Stati Uniti recentemente... tempi terribili riguardo ai quali è stato impossibile non sentirsi malissimo. E non eravamo preparati. Le nostre facili risposte non sono state all´altezza. Ma in realtà, a mio avviso, non conta cosa noi cittadini proviamo in questi periodi difficili. Conta quel che ne ricaviamo. Anzi, il fatto che stiamo male potrebbe anche essere un segno di speranza, perché questo nostro stare male potrebbe voler dire che ci prestiamo attenzione. E l´attenzione, c´insegna il maestro Zen, è la saggezza suprema. E dunque, forse proprio grazie a questo nostro cupo essere attenti seguito alla perdita e al dolore, potremmo impedire che ci accada di peggio.
(Traduzione di Guiomar Parada)
Richard Ford
Richard Ford, nato nel 1944 a Jackson (Mississippi), è considerato uno dei più grandi scrittori americani contemporanei. Con Il giorno dell’Indipendenza (1995; Feltrinelli, 1996) ha vinto i due premi più prestigiosi …