Giorgio Bocca: La guerra e la favola bella dei falchi

13 Febbraio 2003
Circola in questa vigilia di guerra la bella favola dei falchi americani feroci ma provvidenziali che seguendo la loro natura artigliano e divorano i più deboli ma al contempo cancellano gli stati canaglia e assicurano il trionfo della democrazia. Nella bella favola i signori della guerra, da Reagan a Bush, espongono il mondo intero al rischio totale e finale di un conflitto atomico, ma questo rischio si dice, ha pagato, l´impero del male, il comunismo è stato sconfitto e ora con le guerre preventive e continue scompariranno l´uno dopo l´altro gli stati canaglia, il loro terrorismo sarà debellato, uno dopo l´altro i paesi del fanatismo islamico si convertiranno alla democrazia, non taglieranno più la mano dei ladri, non applicheranno più la fatwa della giustizia coranica, passeranno ai codici garantisti e smetteranno di minacciare il mondo civile. La favola è bella ma purtroppo è una favola.
Affidato alla legge del più forte il mondo in cui viviamo ha prodotto dalla fine della Seconda guerra mondiale un centinaio di nuovi conflitti, milioni di vite spezzate, quasi tutte di civili innocenti, e l´intenzione dei benemeriti falchi pare sia quella di continuare la mattanza. Dal Pentagono informano che la strategia militare è cambiata: non più il presidio della vecchia Europa e l´equilibrio del terrore ma la "proiezione mondiale" come la chiamano per il nuovo ordine è la chirurgia del terrore. Purtroppo anche questa è soltanto una favola anche se cinica. Si comincerebbe nella prima giornata con alcune migliaia di bombe sugli obiettivi militari che per via degli "errori inevitabili" farebbero strage di civili, prezzo amaro ma inevitabile per l´avvento della democrazia nel campo degli infedeli. Al Pentagono e fra superfalchi si parla con assoluta franchezza di questa nuova strategia chiamata "proiezione mondiale". Per cominciare la forza militare americana deve essere tale da togliere al nemico, a qualsiasi possibile nemico, non solo la voglia ma ogni velleità di affrontarla. Gli avversari sono già vinti prima di combattere. Non basta: il soldato americano non deve solo vincere, deve "fare bella figura in televisione" cioè nell´unico modo consentito al resto del mondo di seguire la guerra e deve evitare tassativamente di morire "perché, se Dio vuole, la pubblica opinione americana non tollera più la morte dei suoi uomini". E queste non sono invenzioni dei pacifisti, sono dichiarazioni dei più alti gradi. Per evitare che muoiano la scienza ha messo a loro disposizione le armi migliori, le più avveniriste: robot che trasportano le impedimenta dei soldati, che vanno all´attacco delle posizioni più munite, che usano visori e sensori per avere sempre un quadro chiaro e completo del campo di battaglia. Non mancano gli aerei senza pilota, le tute che fermano le pallottole nemiche, quelle che immediatamente tamponano le ferite. Le pillole che placano l´ansia, e infondono coraggio, la trasmissione degli ordini, cifrati, non intercettabili quattro volte più veloce che nei giorni della pur recente guerra del Golfo o tempesta nel deserto. E anche questa può rivelarsi un favola come accadde durante la guerra del Vietnam e giornali e televisioni erano pieni delle meraviglie tecnologiche, un vietcong individuato e fotografato a distanza da chilometri come se fosse a due passi, la notte chiara come il giorno ai raggi infrarossi, gli elicotteri corazzati, le fortezze volanti che non impedirono all´esercito stracciato dei vietcong di vincere la guerra e di rimandare a casa i più ricchi e potenti del creato.
Al Pentagono e alla Casa Bianca si fanno progetti per la guerra preventiva e continua contro il terrorismo, un lavoro metodico e ben fatto che la superpotenza può sostenere in tutti i paesi del mondo, duri pure un trentennio. Le cause del terrorismo sono molteplici e in parte misteriose, ma è molto difficile negare che ci sia una relazione fra la potenza dei ricchi e sapienti e laici e la reazione terroristica dei poveri e fanatici e barbari e come si vuole nemici dell´umanità che usano le armi terroristiche di cui dispongono, le tecnologie rubate o imitate, i kamikaze le bombe umane. E infatti la risposta del dittatore iracheno è stata di tipo terroristico. Ha minacciato di uccidere un milione di nemici con le sue armi segrete e nascoste, ha detto che userà anche lui i votati alla morte.
In questa vigilia circolano le favole dei falchi feroci ma a fin di bene che fanno la guerra, se occorre, anche con la "piccola" atomica, piccola ma cento volte più potente che quella di Hiroshima. Sono tutti azionisti dei colossi del petrolio o degli armamenti ma ripetono, e forse anche ci credono, che questa guerra potrà ottenere una sorta di rinascenza araba, laica e moderata, esattamente la stessa tesi filantropica del globalismo economico.
Anche le belle favole della libertà per tutti servono a vincere le guerre. Resta poi è cosa molto più difficile da vincere la pace per cui non bastano i protettorati e le superarmi. Davvero si crede che la legge del più forte possa risolvere i guai antichi del mondo?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …