Maurizio Maggiani: Lo Stato si difenda da chi osa chiedere giustizia
24 Febbraio 2003
Gentile Avvocato dello Stato dottor Giammario Rocchitta, leggo che lei sta
valutando la possibilità di impugnare la decisione della Corte d’Appello di
Genova di risarcire il signor Daniele Barillà, incarcerato ingiustamente per
sette anni con accuse atroci. "Data l’entità della somma - sono le sue
dichiarazioni - mi pare doveroso che l’Avvocatura dello Stato studi la
possibilità di impugnare la sentenza". Non ho alcun dubbio che le molte
mansioni di alta responsabilità inerenti la sua carica le impediscano di porsi
soverchi problemi di coscienza nell’esercizio dei suoi obblighi istituzionali.
Il primo dovere dello Stato è di esistere, e per farlo è necessario resistere,
resistere, resistere a qualunque cosa o persona minacci la sua esistenza. È fin
troppo evidente che il signor Barillà è una grave minaccia a cui resistere a
ogni costo. Il fatto che un tribunale abbia inteso risarcirlo non con la
tradizionale pacca sulla spalla e il dovuto: beh, ringrazi Iddio che sono stati
solo sette anni, ma con un inusuale, capriccioso e assai solido rimborso in
denaro (quattro milioni di euro), mette a dura prova l’esistenza stessa dello
Stato. Milioni di euro faticosamente rastrellati alle tasche dei cittadini che
si tolgono ancora lo sfizio di pagare le tasse, milioni preziosi, già destinati
al necessario funzionamento delle autovetture di servizio e all’indispensabile
reintegro della carta igienica nelle toilettes degli enti pubblici, stanno per
evacuare dalle pubbliche casse per impinguare, certamente più del necessario e
del prevedibile, il portafoglio di un privato cittadino. Resista dottore,
resista. Ricorra alla Cassazione e da lì fino all’ultimo grado di giudizio.
Pensi solo se la contingente disgrazia rappresentata dal signor Barillà
diventasse un precedente a cui migliaia di cittadini potrebbero appellarsi!
Sarebbe la fine. E Lei, eccellenza ministro della Giustizia, Onorevole Castelli,
sostenga il suo alto funzionario con la dovuta fermezza. Il suo limpido pensiero
garantista si faccia arma che difende e garantisce la vita dello Stato contro lo
spregiudicato attacco di oggi, le catastrofiche invasioni giustizialiste di
domani. Che non si sganci una lira ai questuanti, deve essere la parola d’ordine
del vero uomo delle riforme. Resista, resista, resista, usque ac cadaver.
Per quanto mi riguarda so che, se solo si eviterà la perniciosa influenza dell’umanesimo
decadente, lo Stato saprà come riuscire a non sganciare una lira. È la sua
arte più antica e perfezionata. Ricorrere, ricorrere, ricorrere fino all’ultimo
giudizio. Nessun privato cittadino ha il fisico, le risorse e abbastanza vita
per potersi spingere fin dove può spingersi lo Stato con le sue avvocature. Lo
Stato esiste per questo: per durare più di chiunque gli si opponga.
Maurizio Maggiani
Maurizio Maggiani (Castelnuovo Magra, La Spezia, 1951) con Feltrinelli ha pubblicato: Vi ho già tutti sognato una volta (1990), Felice alla guerra (1992), màuri màuri (1989, e poi 1996), Il …