Umberto Galimberti: Il folclore e la cultura
Io sono lombardo, ma non posso nascondermi che la cultura che trasuda dalla mia lingua è davvero truce. Si pensi che dalle mie parti la parola "godere" significa: "Consumare gli avanzi del giorno prima", l´ossigeno che si somministra a chi fatica a respirare si chiama "Azoto", l´iniezione lombare "lumbarda". Quando una donna partorisce si dice che "l´ha stravacá i busec" (ha rovesciato fuori le viscere), quando uno muore si dice: "L´hem mis via" (l´abbiamo messo via), perché ai lombardi piacciono le situazioni chiare, ben definite. E infine per invitare una donna a un approccio amoroso non c´è espressione migliore che: "Ven sciá che t´ha d´upèri" (vieni qui che ti uso).
Se questo è l´"accento del Nord" che Albertoni vuol far rivivere,
forse anche per dare un contenuto al suo ufficio di Assessore alle culture,
identità e autonomie della Regione Lombardia, allora vuol dire che l´ultimo
consigliere Rai ancora fatica a distinguere una rete nazionale da un´osteria di
periferia dei suoi tempi, ma soprattutto fatica a capire la direzione della
storia che non si àncora più come un tempo al territorio ma si muove
all´insegna della deterritorializzazione.
Se Milano è Borsa, finanza e impresa, queste entità esistono perché si
muovono a livello internazionale. Se è moda, design, editoria e lirica è
perché queste espressioni culturali partono da Milano, non per restare
circoscritte nel territorio, ma per muoversi in tutto il mondo. Questa è la
cultura milanese, ma possiamo anche dire veneta se pensiamo alla ricchezza del
Nordest creata dall´industria e dal commercio attivato con i paesi satelliti
dell´ex Unione Sovietica, o a quella torinese che era fiorente quando la Fiat
apriva fabbriche in Russia, nel Nord Europa e in Sudamerica.
La cultura del Nord Italia è tutto fuorché "localismo". È
"espansione", apertura ai mercati più lontani. Si pensi ad esempio
all´industria tessile del Comasco e ai suoi intensi rapporti con India e Cina,
si pensi ai voli che, per ragioni industriali e commerciali partono regolarmente
da Verona per Bucarest.
La cultura del Nord è "accoglienza" di manodopera da tutto il mondo a
cui una televisione del Nord potrebbe offrire qualche spazio alle culture degli
immigrati, per farli sentire un po´ a casa, e non solo disagiati in terra
straniera. Ma di questa vocazione "espansiva" e
"accogliente" del Nord, Albertoni con le sue proposte e la Lega a cui
appartiene non hanno capito niente. Il loro ideale è chiudersi nel localismo,
quando la forza del Nord è tutta nella sua proiezione oltreconfine. I tempi,
infatti, non sono più quelli della bella Gigogin che, per incontrare il suo
amore, faceva a piedi da Lodi a Milano.
Questo repertorio da amici all´osteria non può essere la programmazione della
rete del Nord. Perché il Nord non è quello che la Lega pensa o vorrebbe che
fosse. Non c´è nessuna cultura a dialettizzare i nomi dei paesi cancellando le
sillabe finali. Questo non è recupero delle proprie radici, ma incapacità di
parlare con chi abita oltre il confine, anche il confine del proprio paese
perché, come dice Beppe De Vecchi, regista di Bergamo Tv: "Nella Bassa è
una cosa e in Val Gandino è tutto un altro mondo".
E avanti con questi mondi separati, quando il mondo vero quello dell´economia,
quello della cultura non conoscono più frontiere, per non parlare di quello
giovanile che, pur nella sua povertà di linguaggio, ha in bocca più slang
inglesi che parole locali. E allora che mondo ha in mente Adalberto Albertoni
quando propone Gilberto Squizzato di Busto Arsizio e la sua trasmissione Tunnel
come una produzione di livello europeo? Che mondo ha in mente quando propone uno
sceneggiato sui garibaldini o sulle Cinque Giornate di Milano, come se lì si
concentrasse la cultura del Nord, quando all´epoca dei garibaldini e delle
Cinque Giornate a Milano c´era un certo Carlo Cattaneo che, contro un´Italia
unificata dai Savoia, proponeva un federalismo di ben altra levatura rispetto a
quello proposto dalla Lega? Ma Carlo Cattaneo era un filosofo un po´ difficile
da masticare, certo più difficile del milanese Duca Lamberti creato da
Scerbanenco che Albertoni vorrebbe affiancare ai Promessi sposi e a Il mulino
del Po. Per non parlare de El nost Milan di Bertolazzi che per Albertoni è
indiscutibilmente al livello di Eduardo De Filippo. E poi basta, continua il
nostro consigliere Rai nell´intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera,
con i giornalisti sportivi romani in trasferta a Milano. "Ci vuole un
giornalismo alla Gianni Brera". Assolutamente d´accordo. Senza però
dimenticare che, attraverso le sue cronache e i suoi commenti sportivi, Gianni
Brera ha insegnato l´italiano a milioni di tifosi che lo parlavano in modo
stentato e non ha retrocesso l´italiano al vernacolo. A giudicare dalle loro
proposte, vien da pensare che quel che manca alla Lega è la capacità di
intercettare la cultura del Nord, perché il localismo, a cui le proposte della
Lega tendenzialmente si ispirano, non è l´ideale di nessun economista, di
nessun operatore di Borsa o di finanza, di nessuna impresa, di nessuna editoria,
di nessun produttore di moda o di design. Ma se il Nord è caratterizzato
proprio da queste presenze, crede davvero Albertoni, e con lui i politici della
Lega di dar voce a questa cultura riproponendo i dialetti locali, le saghe di
paese e le canzoni d´osteria?
Queste cose vanno bene il giorno di festa quando nei paesi si festeggia il santo
patrono, ma il Nord è il Nord per i suoi giorni feriali, quando si lavora nelle
fabbriche e negli uffici, quando si prende la metropolitana affollata nelle ore
di punta, quando agli ultimi piani delle grandi imprese industriali commerciali
e bancarie si decidono alte strategie che guardano i quattro angoli della terra.
Ne sa qualcosa la Lega di tutto ciò? E allora ben venga a Milano una rete
televisiva se si fa interprete di questi scenari, ma non per portare in scena
Gilberto Squizzato di Busto Arsizio o il Duca Lamberti di Scerbanenco. Con tutto
il rispetto per la loro produzione, questa non mi pare una motivazione
sufficiente per spostare una rete televisiva al Nord. E questo per una sola
ragione. L´"accento del Nord", la sua cultura è altrove, non dove la
vede il consigliere Rai Albertoni, che forse, coi tempi che corrono, ha confuso
una rete Rai con una festa di paese.
Umberto Galimberti
Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, è stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 è professore ordinario …