Gianfranco Bettin: Il ghiacciaio, il deserto e l'arcobaleno

25 Marzo 2003
Quanto dista un ghiacciaio, una vetta dolomitica dai deserti iracheni? Non si potrebbero immaginare paesaggi più diversi e lontani. Ma da domenica scorsa questa distanza - se non altro simbolicamente - è stata abbreviata. Una bandiera arcobaleno è stata infatti piantata a 3300 metri di altezza, a Punta Rocca, in cima alla Marmolada tra le nevi abbondanti di questa stagione e i ghiacci che dovrebbero essere eterni ma che resistono sempre più faticosamente ai mutamenti climatici e all'aumento della temperatura media. La bandiera simbolo della pace è stata portata fin lassù da alcune decine di alpinisti e di ambientalisti del Veneto e del Trentino Alto Adige su iniziativa di Mountain Wilderness e di associazioni come il Cai - Tam veneto, cioè gli ambientalisti del Club Alpino italiano, saliti con ciaspe e piccozze in occasione dell'avvio della «settimana della tenda gialla». Da domenica scorsa, per una settimana appunto, Mountain Wilderness e gli altri ambientalisti presidieranno, dentro quella tenda gialla, la vetta della Marmolada per protestare contro i pericoli che la affliggono, legati al turismo di massa, all'uso di mezzi rumorosi e dannosi come l'elisky e, in generale, contro l'ipersfruttamento commerciale e speculativo della «regina delle Dolomiti» e della montagna tutta.
Partiti al mattino dal lago di Fedaia, ambientalisti e alpinisti sono saliti lungo nevi e ghiacciai che testimoniano la fulgente bellezza dei luoghi ma che conservano tuttora segni e memorie della guerra che qui si è combattuta ferocemente.
«Anche quassù passava il fronte - ha dichiarato ai giornalisti presenti Giorgio Dalla Costa del Cai di Schio - Mio nonno mi ha sempre raccontato com'era brutta la guerra. La tragedia di queste ore, in Iraq, attraversa i nostri cuori».
E Gigi Casanova, portavoce di Mountain Wilderness, aggiunge: «Il nostro pensiero è fisso lì, in Iraq. Questa guerra sta alimentando rancori e odio, e distrugge un popolo già colpito da trent'anni di durissima dittatura. Siamo contro la guerra di Bush e contro la tirannia di Saddam Hussein. Anche da quassù vogliamo perciò testimoniare la necessità che ovunque ci si liberi dalle dittature, per l'affermazione dei diritti umani e contro ogni totalitarismo».
L'arcobaleno traccia un ponte, dunque, tra luoghi diversi e lontani. Ma il legame non sta solo nell'aspirazione alla pace e nel ripudio della guerra. Consiste anche, e forse più intimamente e materialmente, nella consapevolezza che le trasformazioni globali che insidiano i ghiacciai, cioè l'equilibrio climatico e naturale che consente alle nostre montagne di restare come le abbiamo conosciute e amate finora, è a repentaglio anche nel Mediterraneo, in Medio Oriente e nel Golfo, in tutto il pianeta, e che la linea dei deserti, della siccità e della carestia avanza simultaneamente al ritrarsi e allo sciogliersi della linea dei ghiacciai.
Al tempo stesso, l'ipersfruttamento del «bene montagna», denunciato da Mountain Wilderness, procede di pari passo a quello delle fonti energetiche fossili, a cominciare dal petrolio, e alle guerre che attorno al loro controllo si accendono, così come ai conflitti che scoppiano ormai sempre più frequenti attorno all'altro e forse ancor più decisivo ed essenziale bene primario, l'acqua.

Gianfranco Bettin

Gianfranco Bettin è autore di diversi romanzi e saggi. Con Feltrinelli ha pubblicato, tra gli altri, Sarajevo, Maybe (1994), L’erede. Pietro Maso, una storia dal vero (1992; 2007), Nemmeno il destino (1997; 2004, da cui è …

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