Giorgio Bocca: Com'è ridotto il Grande Fiume

15 Luglio 2003
Che questo Po sia il fiume più grande d´Italia lo capisci già a Revello, non lontano da Saluzzo, appena sceso in pianura: subito le sue acque si placano e segnano nella pianura piemontese un rettilineo luminoso passata la prima delle cento abbazie, Staffarda, che incontrerà nel suo corso. A capo del rettilineo la piramide eccelsa del Monviso, le sorgenti proprio sotto la parete nord, forse la più impressionante delle Alpi: mille metri di precipizio, canaloni di neve e di ghiaccio nel sole. E quel mattino che Bossi riempiva la sua caraffa di acqua, la scena di quei venti dopolavoristi della Lega pareva uno scherzo dell´aria rarefatta.
O troppo grosso o troppo magro, questo fiume Po, nei miei ricordi di cronista: quasi sessanta anni di corse sulle strade polverose degli argini, delle golene, dei pioppeti senza fine.
La volta che ruppe ad Occhiobello e allagò tutto il Polesine, centinaia di chilometri sommersi, uscivano da quel lago i campanili dei villaggi, si incontrava gente in attesa di esser salvata sui tetti, qualcuno anche sugli alberi. Da ragazzo avevo seguito l´impresa di alcuni studenti della mia città, Cuneo, andati a Venezia in canoa, prima sul Tanaro e poi sul Po, perché uno dei miti della gente di campagna è di navigare fra i campi di grano e i boschi di pioppi. Ho passato giornate a Boretto dalle parti di Brescello a discutere e sognare assieme agli uomini che cercano di farne un fiume navigabile, come negli anni in cui Cremona era il più grande porto fluviale del sud Europa.
Furono i giorni della scoperta dei pesci siluro. C´era un oste di Fidenza che mi raccontava le incredibili storie: «I pesci siluro? Ma non sai che ti arrivano sulla sponda e ti mangiano una gallina?». Mi fermavo sempre da lui per sapere l´ultima sui pesci siluro. Avevano attaccato una barca di pescatori, nel ventre di uno lungo due metri avevano trovato una mano. Di uomo o di donna? Di donna, portava un anello di donna. In un paese della Bassa avevano messo un pesce siluro nella fontana, avevano dovuto chiamare i pompieri di Reggio per tirarlo fuori. Adesso è tempo di nuove storie: arrivano i tedeschi di Germania che ne sono ghiotti, e per pescarli usano come esca dei gattini, roba da SS. Quelli di Boretto mi hanno fatto navigare il Po fino a Porto Tolle, a zig zag seguendo i cartelli che dalla sponda ti avvisano dove l´acqua è più fonda e ti mostrano il saccheggio delle sponde, le cave di sabbia e di ghiaia rapinate gratis in prossimità della città da riempire di case. Prima di Torino, dalle parti di Moncalieri il terreno è stato scavato, per centinaia di metri, c´è chi teme che le pareti degli scavi possano cedere, ma è da sempre che gli uomini prendono al fiume tutto ciò che può dare, anche le golene che stanno dietro gli argini per lo sfogo delle piene, tutte riempite di case e di coltivazioni.
Leggo che le centrali elettriche lungo il fiume potrebbero fermarsi per mancanza di acqua. Ricordo quella di Ostiglia come una fortezza sopra un´ansa del fiume. Speriamo che chi ci governa non ripeta le pagliacciate, l´acqua mandata nelle terre assetate del Sud con le autobotti, tanto per far vedere che lo Stato funziona. Ora che il Po è magro e mette a rischio le campagne, qualcuno forse cercherà di spiegare la grande rapina, le coltivazioni, gli allevamenti di maiali riforniti gratis con le acque del fiume. La Serenissima condannava i saccheggiatori a pene durissime. Forse è tempo di regolare i consumi e i permessi.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …