Umberto Galimberti: Il primo trapianto di lingua

22 Luglio 2003
A Vienna hanno trapiantato la lingua a un uomo affetto da tumore. L´operazione ha avuto successo per quanto riguarda la vascolarizzazione dei tessuti, mentre per la mobilità dell´organo bisognerà aspettare, secondo i medici, almeno sei mesi. Anche Sigmund Freud ebbe lo stesso problema e il suo medico, Max Schur, descrisse il decorso della malattia durata dal 1928 al 1939, quando Freud, ottantatreenne, morì.
Nel decorso della sua malattia, Freud intraprese un´autoanalisi per capire come mai proprio lui, che aveva inventato la "cura con la parola", fosse colpito nell´uso della lingua. Il suo medico riferisce che il pensiero della morte non annichiliva il maestro della psicoanalisi. E addirittura racconta che il suo cancro era regredito.
Questa via analitica oggi non la tenterebbe nessuno. La tecnica medica promette successi che la magia analitica non è in grado di garantire, perché gli uomini hanno perso la dimensione simbolica e, educati dalla scienza, hanno imparato che la lingua è un organo come tutti gli altri, sostituibile come qualsiasi altro. E così, resi insensibili alla simbolica degli organi, non riescono ad agire sull´organo operando sul suo simbolismo. Anche se già all´epoca di Freud, Thomas Mann avvertiva che ogni malattia è una sconfitta della vita emotiva o, come vogliono le sue parole: "Il sintomo della malattia è una metamorfosi dell´amore" .
Con la lingua si mangia, cioè si soddisfa la condizione primaria dell´esistenza. Con la lingua si parla, cioè si entra in relazione con l´altro creando quel fenomeno troppo trascurato che si chiama comunicazione. Con la lingua si bacia, cioè si crea quello spaccato d´esistenza che si chiama amore.
Gli antichi, che, a sentire Omero, pensavano col diaframma e presentivano col petto quanto di ignoto si profilava all´orizzonte, qualche riflessione simbolica sugli organi del nostro corpo erano in grado di farla, e perciò parlavano di "pugno nello stomaco" per un´offesa, di "reni spezzate" per una sconfitta, di "ispirazione" per parole che pronunciavano e di cui non si sentivano autori.
Noi, della simbolica del corpo, non sappiamo più niente, perché abbiamo ridotto il nostro corpo a una sommatoria di organi intercambiabili, per mantenere una vita di cui ignoriamo ciò che l´ha avviata nelle prossimità della morte. Quando il nostro corpo cade sotto la giurisdizione della scienza, non è più il nostro corpo, è solo un organo della scienza. Cosa davvero c´entriamo con esso, non lo sappiamo più. Sappiamo che da lui dipende la nostra vita, ma quanta cura e attenzione gli abbiamo dedicato al di là delle preoccupazioni estetiche?
Come organo della nutrizione, la lingua potrebbe dirci qualcosa intorno al nostro rapporto col cibo con tutti i problemi anche drammatici connessi all´alimentazione. Come organo della comunicazione, qualcosa potrebbe dirci del nostro rapporto con gli altri a cui abbiamo rivolto parole suadenti e parole terribili. Come organo dell´amore, che le prostitute si vietano perché sanno che è l´unico coinvolgente, la lingua potrebbe dirci molto sulla natura della nostra intimità, sulla qualità del nostro fonderci e perderci nell´altro. Ma noi abbiamo perso la simbolica dei nostri organi, perché li abbiamo affidati alla scienza che ha tolto loro quella valenza di significato che li fa testimoni sinceri della qualità e dello stile della nostra vita.
Per questo li possiamo sostituire. E va bene così. Però, nella sostituzione, non cancelliamo lo spessore di significato che i nostri organi portano con sé. Non mettiamo a tacere quello che le loro malattie possono raccontarci. E come ci auguriamo che ogni medico sappia ascoltare un malato, così io mi auguro che ogni malato sappia ascoltare la sua malattia, perché altrimenti la vita che gli sarà restituita con il trapianto d´organo, non sarà davvero la "sua" vita, come non lo era quella di prima, inascoltata, nonostante il corpo lanciasse i suoi inequivoci messaggi.

Umberto Galimberti

Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, è stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 è professore ordinario …