Tullio Kezich: Risate con Allen, sorrisi con gli altri
28 Agosto 2003
Dietro Anything Else, il film inaugurale della 60a Mostra, c’è un’abile
strategia della Dream Works per il rilancio di Woody Allen che da tempo in Usa
incassa poco. Di questo nuovo corso, accettato o subito dal più schivo dei
cineasti, l’aspetto evidente è la presenza di Allen al Lido con rassegnata
disponibilità agli incontri stampa. E c’è da scommettere che è stato Steven
Spielberg, sempre attento a coniugare arte e mercato, a indurre il collega a
fare un film di giovani, con attori, ambienti e problemi legati alla generazione
oggi considerata arbitra del botteghino. Se il piano avrà successo lo sapremo
dopo il 19 settembre, quando la pellicola uscirà in Patria; e si può sperare
che la cordiale accoglienza al Lido contribuisca a creare interesse. Anything
Else vuol dire che la vita è complicata "come tutto il resto", la
frase che sigla una commedia amarognola e autoironica in cui si narrano i dolori
del giovane Jason Biggs, uno scrittorello di scenette comiche afflitto da una
compagna amabilmente infida (Christina Ricci), una quasi suocera svitata (Stockard
Channing, che meritava più spazio), un agente pasticcione (grande
"cammeo" di Danny De Vito) e un psicoanalista pressoché muto. Pur
raccontando in lungo e in largo il buffo e tormentato rapporto della coppia
protagonista, l’autore si riserva un personaggio che gli consente di
arpeggiare sull’intera gamma dei suoi paradossi. L’anziano Allen è un
insegnante che a tempo perso fa lo stesso mestiere di Jason e ne diventa il
mentore incontrandolo sulle panchine del Central Park. Più ancora del solito,
Woody si esprime per "punch lines", battute irresistibili, e abbozza
il carattere di un filosofo pessimista per il quale "il mondo è il cancro,
l’elettroshock è la camera a gas". Ebreo che non riesce a dimenticare l’Olocausto,
il nostro regala un fucile russo al giovane amico (c’è la scena dell’acquisto
che vale tutto il film) perché secondo lui bisogna armarsi per sopravvivere.
Finché l’imprevedibile stravagante si concede un sottofinale pressoché
drammatico uccidendo (forse) uno sbirro antisemita. Partendo per la California,
dopo aver tagliato i ponti con tutti, Jason ricorderà il professore in maniera
ambigua: "Anche un orologio fermo, due volte al giorno segna l’ora
giusta". Arricchito come di consueto da musiche jazzistiche d’epoca Anything
Else è un film che porta da cima a fondo la firma del suo autore. Sono
probabilmente sbagliati i dosaggi delle due storie parallele, quella dei ragazzi
e quella del vecchio e del giovane; e quando Woody non è in scena, il tono cala
e la sala non echeggia più di oceaniche risate. Però si sorride sempre e con i
tempi che corrono è già molto.
Tullio Kezich
Tullio Kezich (1928-2009), autore di numerosi volumi e commediografo largamente rappresentato, è stato critico cinematografico al “Corriere della Sera”. Con Feltrinelli ha pubblicato la biografia di Fellini, Federico, nel 2002 …