Sanguineti: Il mercato prevale sulle idee
Insomma, la Confindustria premia l'avanguardia contestatrice: una volta sarebbe parsa quasi una provocazione?
"So chi organizza e dà il premio, ma so anche che chi mi ha scelto è una giuria indipendente di persone competenti, che ha già premiato personaggi eccentrici al mondo del consumo letterario, come Elio Pagliarani, Maria Corti o Franco Lucentini - risponde Sanguineti - Così, fatti salvi il punto di vista della qualità e della libertà di idee, che sono aspetti sostanziali, non trovo obiezioni da fare: un premio come questo è un dono che arriva a sorpresa e a conforto di tanti anni di lavoro, che evidentemente non è stato vano".
Ma l'avanguardia oggi ha ancora un senso, è ancora viva?
"Oggi la spinta alla ricerca e sperimentazione, lo scontro di idee, che un tempo era la molla più forte, si è quasi spenta. Oggi, sul dibattito di idee, prevale quello che possiamo chiamare mercato. Gli ultimi decenni, dal 1970 in poi, sono stati, come sappiamo, all'insegna del ritorno all'ordine e della restaurazione, ma questo non toglie che singolarmente, se c'è chi ha abbandonato quell'esperienza, vi sia anche chi non ha tagliato il filo con quei caratteri critici e di contrasto che lo rendono alternativo al gusto dominante. Del resto, prima della nascita del Gruppo 63, io, Arbasino e altri avevamo cominciato a lavorare singolarmente da una decina di anni. Quella che non c'e più, e non solo in Italia, è l'avanguardia come fatto organizzato, di gruppi".
Nato a Genova nel 1930, Sanguineti, poeta, narratore, docente di storia della
letteratura italiana, si formò a Torino alla scuola di Giovanni Getto. Come
autore ha collaborato sempre anche con le altre arti, frequentando pittori,
musicisti e registi teatrali, da Baj a Berio e Ronconi, per fare qualche nome.
Il suo impegno politico lo ha portato a essere consigliere comunale e deputato
indipendente di sinistra nella seconda metà degli anni '70, mentre quello
letterario ha puntato alla sovversione delle strutture espressive e linguistiche
tradizionali, sostenuta da una rara, cosciente elaborazione critico-progettuale.
Le sue poesie sono oggi raccolte in due volumi: Segnalibro - 1951/'81 e
Il gatto lupesco - 1982/'01. Da Feltrinelli, che è il suo editore, uscirà
l'anno prossimo anche un'antologia di poesie scelte, a cura di Erminio Risso con
al collaborazione dello stesso Sanguineti, col titolo Makrokosmos.
Dopo oltre 50 anni di lavoro cosa pensa sia rimasto e abbiano significato le
avanguardie?
"Sia del primo Novecento che del dopoguerra ciò che di significativo
resta è legato alle esperienze delle avanguardie, e non solo in letteratura e
nel nostro paese. Si pensi anche alla musica, alla pittura e così via. Inoltre,
al contrario di quel che si dice, anche la parte più tradizionale della
letteratura, almeno i suoi esponenti più sensibili, hanno cercato di tener
conto di quel che di nuovo era accaduto: Montale modifica radicalmente il suo
modo di far versi, Zanzotto scopre una nuova via espressiva, Pasolini tenta modi
di scrittura quasi in versi, Moravia rivela aperture sperimentali nei suoi
romanzi, Luzi, anche se poi tornerà indietro, scrive Nel magma
allontanandosi dall'ermetismo. Insomma, anche se pochi lo sottolineano, tutti
restano contaminati (qualcuno dirà guastati) dall'esperienza del Gruppo 63, che
non fu infatti solo un terremoto interno a una generazione".
E il suo impegno politico diretto cosa ha significato?
"Ci tengo a dire che il mio impegno militante ha avuto il suo centro e
continuità nel mio lavoro culturale, che è stata la scelta di vita, mentre la
partecipazione attiva è nata in un momento significativo, gli anni del
terrorismo, quando le nostre istituzioni parevano più a rischio. Oggi l'impegno
culturale e ideologico continua, anche perché ha una sua nuova forte ragione in
epoca di globalizzazione, quando ci vorrebbero portare a credere che l'unico
valore sia la merce e le idee abbiano perso valore".
E la poesia che valore ha?
"La poesia per me è sempre una provocazione, che cerca qualche
solidarietà in chi legge. E' una forma di comunicazione di sensazioni, di idee
e sentimenti, quasi immediata, così come avviene per la sua scrittura (rispetto
all'affrontare, per esempio, una costruzione narrativa complessa). E' anche il
motivo per cui, in un paese alfabetizzato, quasi tutti, almeno da giovani,
scrivono poesie, Il guaio è che la maggioranza scrive, ma non legge e così la
produzione media è sostanzialmente sottoculturale, confonde il poetico con la
poesia. Ma è anche vero, per fare un esempio facile, che di Luciano Berio o di
Rolling Stones non ne nascono tutti i giorni".