Gianfranco Bettin: Cacciatori e Bambi

25 Settembre 2003
Il fiume Livenza segna il confine tra Veneto e Friuli, marca il cuore del Nordest con una vena d'acqua che fluisce al mare. Sulle rive del fiume, a Prà dei Gai (sul versante trevigiano) si sono dati appuntamento domenica mattina prima dell'alba centinaia di animalisti, di ambientalisti, di persone civili che hanno in odio la pratica della caccia, appena apertasi in tutta Italia. E come altrove, con fischietti, tamburi, bandiere, cartelli, e perfino una grande mongolfiera, hanno cercato di disturbare i cacciatori e di allontanare gli animali prima che finissero sotto tiro o di impaurirli, fraternamente è il caso di dire, affinché se ne stessero ben rintanati. La missione è riuscita. L'alba si è alzata illuminando prati e rive e cespugli in gran parte disertati dai cacciatori preavvertiti dell'inutilità della loro giornata. E almeno per questa domenica gli animali hanno potuto respirare.
Sono luoghi bellissimi, questi, anche se residuali, perché ormai la (in)civiltà dei capannoni selvaggi li sta assediando, come li sta assediando l'inciviltà delle peggiori specie di cacciatori che, fattesi lobbies, in particolare nel Veneto (ma ormai, col governo Berlusconi, in tutta Italia), condizionano le istituzioni locali (soprattutto attraverso An e la Lega) e le spingono a perdere ogni remora nel dare campo libero alle doppiette.
Il caso più ignobile, ma certo non l'unico, è quello esemplificato da un provvedimento della giunta provinciale di Treviso che, in palese violazione della legge nazionale che consente la caccia ai caprioli per un massimo di 60 giorni, l'ha prolungata fino a 117 giorni a partire da agosto. Un provvedimento che trasformerà le amene colline della Marca e la foresta e l'altopiano magnifici del Cansiglio in enormi macellerie a cielo aperto poiché, in barba persino alla legge regionale veneta che vieta di abbattere i piccoli di capriolo e le madri allattanti, la giunta ha autorizzato dal 16 dicembre l'abbattimento di ben 289 caprioli, tra i quali 76 cuccioli e 84 cucciole di pochi mesi, cioè i Bambi, immortalati dal celebre film di David Hand e Walt Disney. Solo che nel film, l'unico della Disney nel quale non compare mai un umano, il cattivo cacciatore resta sullo sfondo (di lui si sentono solo gli spari), mentre qui è protagonista incontrastato.
Questa scelta viene motivata sulla base di un censimento di cervi e caprioli effettuato dagli stessi cacciatori, compiuto solo sul 10 % del territorio ed evidentemente tutto teso a dimostrare la necessità di procedere agli abbattimenti a raffica. Per consentirlo, la provincia ha deciso unilateralmente, e contro la legge, che dopo il primo ottobre le femmine non sono più allattanti, «a prescindere dalla presenza di latte nelle mammelle». L'ordine naturale delle cose viene così piegato, in omaggio alla fregola dei potenti (anche se sempre meno numerosi) cacciatori.
Contro questa barbarie, la Lega abolizione caccia del Veneto ha lanciato una sottoscrizione per finanziare il costoso ricorso al Tar su questo illegittimo e odioso provvedimento. Per finanziare questa battaglia di civiltà è stato aperto un c/c postale, il n. 40387441, intestato a Lega Abolizione Caccia Veneto, causale: «Ricorso Tar caccia Bambi». Si chiedono almeno 5 euro a contributo. Bambi, e tutti gli altri animali, valgono ben di più, no?

Gianfranco Bettin

Gianfranco Bettin è autore di diversi romanzi e saggi. Con Feltrinelli ha pubblicato, tra gli altri, Sarajevo, Maybe (1994), L’erede. Pietro Maso, una storia dal vero (1992; 2007), Nemmeno il destino (1997; 2004, da cui è …