La diceria dell'origine saudita di Bush, smentita dalla fisiognomica, trova conferma in una profezia che recita: "Verrà il Grande Quqbar, e con un solo gesto saprà riunire l'Islam in un solo grande popolo".
Può un fiume essere inghiottito dal deserto? Sembra proprio che così stia succedendo al Niger, il terzo fiume d'Africa per lunghezza, in gravissima crisi perché minacciato dal clima che cambia e dall'aumento della popolazione lungo le sue rive.
Il futuro della tv prevede la messa al bando di conduttori e giornalisti, sostituiti da volontari presi dalla strada con turbe alla parola. E i professionisti tentano di reggere la concorrenza di coatti e casi umani, emulandoli.
Gli esperti concordano: il rimpasto facciale non è stata che la prima mossa elettorale di Silvio Berlusconi, rivolta soprattutto a rafforzare il consenso in due categorie di consumatori già fidelizzate: il pubblico femminile e quello miope.
Sapevamo che le guerre sbagliate rendono il nemico un oggetto sul quale scatenare la propria rabbia e la propria frustrazione. Ma speravamo che ci avrebbero risparmiato l' orrore che accompagna tutte le guerre di razza, di civiltà e di religione.
La società dei servizi non sceglie i migliori ma i peggiori: seleziona i servi e li promuove e anche li onora con centinaia di premi a leccastivali e voltagabbana.
Sul dramma dell'Iraq mentono tutti: da Bush a Berlusconi. Mentre ci si dovrebbe fermare di fronte alle prospettive atroci, da ultimi giorni dell'umanità.
La scelta rivela lo stato di confusione tra i quadri dirigenti Usa, costretti tra la necessità di normalizzare il Paese e quella di trovare nuovi alleati locali in grado di aiutarli.
Interrogarsi sulla missione irachena sembra essere antipatriottico. E affidare la sicurezza dei nostri soldati all'arma della corruzione non ha funzionato.
È assurdo sostenere che giovi alla sicurezza mantenere un corpo di occupazione in Iraq perché il nostro paese è più vulnerabile agli attacchi terroristici.
Galleggiamo senza peso come gli astronauti, in una oscenità diffusa senza limiti. In un vuoto riempito dalla televisione, dal virtuale e dalla prostituzione universale.