Paolo Andruccioli: Tremonti tenta il blitz sul Tfr

05 Maggio 2004
Tremonti ci ha provato, ma questa volta gli è andata male. Il ministro dell'economia ha tentato di far passare lo stralcio di una parte della riforma previdenziale che prevedeva il trasferimento di tutto il Tfr dei lavoratori italiani (si parla di 12 miliardi di euro l'anno) a uno speciale fondo Inps. Il tentato blitz di Tremonti era finalizzato a utilizzare i soldi delle liquidazioni degli italiani per tappare i buchi (anzi le voragini) che si sono aperte nelle casse dello Stato. La finanza pubblica avrebbe bisogno infatti, secondo i calcoli e le stime europee, di 8-9 miliardi di euro. Ma servirebbero anche altri soldi per coprire l'operazione della riduzione delle tasse prevista della riforma fiscale dello stesso Tremonti. Il blitz, però, è stato stoppato. Contro l'operazione si erano infatti schierati da subito il vicepresidente del consiglio, Gianfranco Fini e il ministro del welfare Roberto Maroni. L'episodio si aggiunge dunque all'ormai lunga serie di scontri interni alla maggioranza di governo e in particolare al continuo duello a distanza tra Fini e lo stesso Tremonti. Così, "dopo tanto rumore per nulla", come ha detto Fini, ieri pomeriggio è stato ritirato l'emendamento presentato da due esponenti di Forza Italia, Lucio Malan e Mario Ferrara.
Secondo l'emendamento i soldi delle liquidazioni dei lavoratori sarebbero stati utilizzati come voce "entrate" nella disastrata finanza pubblica italiana, riducendo così il divario tra deficit e Pil. E', tra l'altro, l'ennesima ammissione - come ha evidenziato ieri Laura Pennacchi dei Ds - da parte del governo, dello sforamento del rapporto debito/Pil al 3%.
Quello di ieri è stato quindi un tentativo di blitz, ma qualcuno - come Morena Piccinini della Cgil - ha parlato anche di tentato scippo. Il ministro Tremonti ha tentato infatti di utilizzare il flusso del Tfr annuale (si calcolano 12 miliardi di euro l'anno), per tappare i tanti buchi del bilancio pubblico. Un'operazione che, se fosse riuscita, avrebbe potuto evitare il ricorso a una manovra correttiva da 8-9 miliardi di euro, così come già dalla scorsa settimana fonti europee avevano suggerito al governo italiano. L'emendamento presentato da due esponenti di Forza Italia, Ferrara e Malan, prevedeva in sostanza lo stralcio della parte riguardante la previdenza complementare per accelerare proprio il trasferimento delle grosse somme del Tfr. Siccome la parte della legge riguardante l'innalzamento dell'età è più scottante dal punto di vista elettorale, il ministero dell'economia aveva pensato bene di stralciare la parte che riguarda il Tfr per dare un'accelerazione al suo trasferimento. Ma invece che indirizzarli al fondi pensione, i soldi del Tfr sarebbero andati all'Inps per riequilibrare appunto i conti.
La manovra è stata bloccata dalla levata di scudi sia dei sindacati confederali, delle imprese (che avrebbero perso il Tfr) e del mondo delle assicurazioni (che puntano a fare affari con le pensioni integrative): molto chiare in questo senso le dichiarazioni di Fabio Cerchiai, presidente dell'Ania. Le levata di scudi anche a livello politico. Il sottosegretario al tesoro, Giuseppe Vegas, ha rinnegato l'emendamento. Il no di Vegas è circolato prima del vertice della Casa delle libertà che è cominciato intorno alle 15 di ieri. Un altro no autorevole era già arrivato dal sottosegretario Alberto Brambilla, l'autore di un rapporto sulla spesa previdenziale che a suo tempo non era piaciuto a Tremonti. Ma i due politici più importanti sono stati appunto quelli del vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini e del ministro del welfare Roberto Maroni.
Soddisfatti i rappresentanti dei partiti d'opposizione. Gavino Angius (ds) parla di una vera e propria fuga del governo, mentre i rappresentanti della maggioranza ora tentano di nascondono la mano con cui hanno tirato il sasso. Fini è soddisfatto per aver vinto una battaglia contro Tremonti, mentre da parte sua il ministro dell'economia continua ad essere ottimista: la riforma passerà. Discorso amplificato da Renato Schifani: la maggioranza è coesa - ha dichiarato - e si andrà avanti speditamente. Quella di ieri, insomma, potrebbe essere stata davvero una prova generale. Intanto però si incassa una vittoria: "Beccati con le mani nel sacco sono stati costretti a fare marcia indietro", è stato il commento di Natale Ripamonti dei Verdi. "Si è trattato di un tentativo di scippo del Tfr", è stato invece il commento di Gigi Malabarba, capogruppo di Rifondazione. Intanto passa un'altra modifica alla riforma: dal 2008 si potrà andare in pensione con 57 anni di età, più 35 di contributi. Lo potranno fare solo le donne, ma penalizzate in termini di rendimenti finali.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …