Giorgio Bocca: Chi sarà il prossimo nemico necessario

30 Gennaio 2003
L'aviazione americana ha bombardato una postazione antiaerea irachena "perché la sua presenza era pericolosa per la nostra flotta nel Golfo Persico". Nel breve comunicato del 12 gennaio scorso c'è la summa dell'imperialismo militare del 2000.
L'armata che si prepara ad aggredire in una guerra non dichiarata uno Stato indipendente, attribuendogli una pericolosità inesistente o minima; la superpotenza che ha mandato la sua flotta a migliaia di chilometri dalla madrepatria con missili e armi nucleari capaci di distruggere l'Iraq in un amen, dichiara apertamente che considera pericolosa una postazione antiaerea che sta vicino a Bassora nella no fly zone, la zona del non volo dove volano solo americani e inglesi che infatti ci volano di continuo bombardando come gli capita tanto per tenersi in forma o per ricordare agli iracheni che sono sempre sotto tiro.
Dai liberatori delle due prime guerre mondiali agli attuali dominatori del mondo il passo sembra lunghissimo, ma non inspiegabile. Gli imperialismi non si formano perché a una generazione di governanti buoni ne succede una di cattivi, perché sono scomparsi negli Stati Uniti gli anticolonialisti alla Wilson o alla Roosevelt e sono cresciuti i dominatori alla Bush; ma perché in dati processi storici è proprio un nuovo imperialismo che alla lunga nasce dal declino dei vecchi, è proprio la nuova accumulazione di potenza che crea i nuovi imperi.
È stata la seconda guerra mondiale a consegnare agli Stati Uniti l'egemonia del mondo libero, ad affidargli la sua difesa e la costruzione di un sistema militare e logistico esteso al mondo intero, le basi in Europa e in Asia, dalla Sardegna al Giappone, basi gigantesche come Camp Darby o Aviano dalle nostre parti, la creazione di un esercito professionistico permanente, 300 mila uomini alle armi o immediatamente richiamabili, una gigantesca industria di guerra mai smobilitata, una ricca ricerca delle superarmi perennemente finanziata. Insomma, uno di quei processi storici che nessuno è in grado di fermare.
Già ora, mentre si va al controllo militare del Medio Oriente e delle ex Repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, si prevede che l'obiettivo del prossimo futuro sarà la Cina, il nemico "necessario" di ogni vicenda imperiale.
Questa volta la creazione dell'impero è stata così rapida, la sostituzione degli imperi europei da parte di quello americano così pronta e definitiva, che né gli americani né noi europei ci siamo adattati: viviamo nell'impero, ma senza averne accettato le strutture e le forme, subiamo la sua forza, ma non ne siamo ancora integrati. A noi europei dà fastidio l'indifferenza quando non l'ostilità americana per le Nazioni Unite, ma esse sono un portato dell'impero, normali a chi di fatto l'impero lo esercita con i suoi soldati, le sue armi, le sue ricchezze.
Ha destato scandalo l'affermazione di un nostro sociologo secondo cui sono gli americani di Bush i veri eredi del nazismo nel progetto di dominio mondiale, scandalo comprensibile se si pensa che sono stati gli americani a salvarci da una spaventosa dominazione nazista e razzista del mondo. Ma è anche vero che si era sperato, dopo i due grandi massacri, in qualcosa di meglio: nell'affermazione di un diritto internazionale, di un diritto per tutti i popoli, alla pacifica convivenza.
Ecco perché una dichiarazione come quella del comando americano sulla postazione antiaerea irachena, annientata perché pericolosa per la più potente armata del mondo, è causa di grave turbamento, la conferma che, ogni ragione, ogni buon senso, ogni prudenza sono ormai alle nostre spalle.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …