Mike Davis: La California di re Schwarzy brucia se stessa

06 Novembre 2003
È mattina a San Diego. Il sole è una sfera arancione, spettrale, minacciosa come l'occhio di una zucca intagliata e trasformata in lanterna. L'incendio sul fianco della Otay Mountain, che arriva fino al confine messicano, genera un grosso fungo di fumo biancastro. Sembra il Vesuvio in eruzione. Nel frattempo dal cielo nero piove la cenere delle foreste nazionali e delle case di lusso andate in fumo. Nel sud della California, questo potrebbe essere l'incendio del secolo. Otto focolai divampano fuori controllo, e i due più grandi si sono fusi insieme formando un solo fronte di fuoco lungo quaranta miglia. Il ricorso alle risorse per le emergenze della megalopoli è arrivato al punto di rottura e i riservisti della Guardia Nazionale si trovano a diecimila miglia di distanza, in Iraq.
Nelle contee di San Bernardino e San Diego si contano già venti morti, e oltre duemilacinquecento case sono andate distrutte. Sulle montagne, intere città sono minacciate. Il panico filtra nei collegamenti televisivi da una serie di località sempre più in preda al caos a causa degli incendi.
Sono stati evacuati più di 100.000 abitanti delle zone suburbane, il triplo di quelli che furono evacuati per il grande incendio dell'Arizona del 2002 o per l'olocausto di Canberra (Australia) lo scorso gennaio. Altre decine di migliaia di persone hanno caricato in macchina gli animali domestici e gli oggetti più cari. Stiamo tutti aspettando di fuggire. Non c'è modo di contenere le fiamme, e si prevede che questo clima infernale, che favorisce gli incendi, durerà ancora per giorni.
Questo, naturalmente, è il momento dell'anno giusto per la fine del mondo. Subito prima di Halloween, lo scarto di pressione tra l'altipiano del Colorado e la California meridionale comincia a generare i tristemente noti "venti di Santa Aña". Se si trova sulla loro strada, una scintilla diventa una fiamma ossidrica.
Esattamente dieci anni fa, tra il 26 ottobre e il 7 novembre, le tempeste di fuoco alimentate dai venti di Santa Aña distrussero più di mille case a Pasadena, Malibu e Laguna Beach. Nel corso del secolo scorso, quasi la metà dei grandi incendi della California meridionale si sono verificati in ottobre.
Questa volta il clima, l'ecologia e una stupida urbanizzazione hanno cospirato creando gli ingredienti per uno degli incendi più perfetti della storia. Gli esperti lo aspettavano da mesi.
Prima di tutto, è disponibile una quantità straordinaria di combustibile secco e infiammabile in perfetto stato di conservazione. L'anno meteorologico 2001-2002 è stato il più secco nella storia della California meridionale. Qui a San Diego abbiamo avuto solo 7,6 cm di pioggia (la media è di circa 28 cm). Poi, l'inverno scorso, è piovuto abbastanza da fare crescere un denso sottobosco (ossia, un'esca per il fuoco): tutto ormai secco da mesi.
Nel frattempo, sulle montagne della zona, una siccità epica che potrebbe essere espressione del riscaldamento globale ha aperto la strada a un'invasione di coleotteri che hanno già ucciso o stanno uccidendo il 90% delle pinete della California meridionale. Il mese scorso gli scienziati, nel corso di un'audizione speciale tenutasi presso il lago Arrowhead, hanno mestamente annunciato ai membri del Congresso che "è troppo tardi per salvare la San Bernardino National Forest". Essi prevedono che Arrowhead e altre famose località di montagna presto "saranno come un qualsiasi sobborgo di Los Angeles, senza neanche un albero".
Queste foreste morte rappresentano un rischio quasi apocalittico per oltre 100.000 persone che vivono sulle montagne, o sulle colline ai piedi di queste. In caso di incendio, per scappare, molti di loro dipendono da un'unica strada stretta.
Quest'anno le autorità della contea di San Bernardino, disperando di riuscire a evacuare tutti i loro villaggi di montagna utilizzando la highway, hanno proposto un piano bizzarro - una vera e propria ultima spiaggia - consistente nel caricare gli abitanti su alcune barche in mezzo ai laghi Arrowhead e Big Bear.
Ora le montagne di San Bernardino sono un inferno, insieme a decine di migliaia di acri di colline ricoperte di chaparral (vegetazione simile alla macchia mediterranea che si trova in California, ndt) nelle contee vicine. Come sempre durante le stagioni degli incendi a Halloween, si diffonde l'isteria degli incendi dolosi. Mani invisibili potrebbero aver acceso volutamente molti degli attuali focolai. Per la verità, con un tempo come questo di Santa Aña, un solo maniaco in motocicletta, con un accendino, può appiccare il fuoco a mezzo mondo.
Questo è uno spettro contro cui grandi inquisitori e guerre al terrorismo sono impotenti. Molti scienziati considerano il modo in cui viene appiccato il fuoco - sia esso manuale, accidentale o deliberato - un fattore relativamente secondario. Essi studiano i grandi incendi come conseguenze inevitabili dell'accumulazione di massa di combustibile. Dato il combustibile, "l'incendio avviene".
La migliore misura preventiva, naturalmente, è tornare alla vecchia usanza californiana: bruciare regolarmente, su piccola scala, arbusti secchi e chaparral. Questa è oggi una politica che si insegna nei manuali, ma la suburbanizzazione dei terreni a rischio di incendio rende quasi impossibile metterla in pratica su qualunque scala adeguata. I proprietari di case detestano il temporaneo inquinamento dei "fuochi controllati" e le autorità locali temono le conseguenze legali qualora gli incendi sfuggano di mano.
La conseguenza è che grandi estensioni di sterpaglie secche e altamente infiammabili si accumulano lungo le periferie e negli interstizi delle nuove zone suburbane. Dopo i devastanti incendi del 1993, decine di migliaia di nuove case sono spuntate nei più lontani recessi della costa e dell'interno della California meridionale.
Ogni nuovo proprietario di casa, inoltre, si aspetta livelli eroici di protezione da una contea che dispone di finanziamenti insufficienti e dalle agenzie antincendio statali.
Il fuoco, di conseguenza, è politicamente ironico. Proprio ora, mentre vedo bruciare il nuovo sobborgo più ricco di San Diego, Scripps Ranch, ripenso ai party per la raccolta di fondi a favore di Schwarzenegger, che si sono tenuti lì solo poche settimane fa. Questo era l'epicentro delle recenti elezioni e i suoi abitanti innalzavano le loro voci al cielo contro l'oppressione di un settore pubblico fuori controllo. Ora i ricchi sostenitori di Arnold stanno chiedendo a gran voce le autobotti, e il "big government" è la sola cosa che c'è tra le loro case da tre milioni di dollari e un mucchio di cenere.
Gli incendi di Halloween, naturalmente, prendono di mira le baracche tanto quanto le ville, ma i repubblicani tendono a concentrarsi in modo spropositato sulle altitudini sbagliate e sull'ecologia. Per la verità, fa un certo effetto constatare quanto l'attuale mappa dell'incendio (Rancho Cucamonga, North Fontana, La Verne, Simi Valley, Vista, Ramona, Eucaplytus Hills, Scripps Ranch, e così via) riproduca gli assetti geografici del maggiore sostegno elettorale a Schwarzenegger.
Gli incendi inoltre mettono crudelmente in luce il dilemma essenziale del nuovo governatore: come soddisfare le richieste simultanee della middle class, che vorrebbe minore spesa e più servizi pubblici. I sobborghi recintati dove si sono rifugiati i bianchi insistono su standard di prevenzione degli incendi impossibili, ma si rifiutano di pagare premi assicurativi più alti (l'assicurazione contro gli incendi in California è "sovvenzionata trasversalmente" da tutti i proprietari di casa) oppure tasse sulla proprietà più alte. Persino un super-eroe di Hollywood avrà difficoltà a far quadrare questo cerchio.

traduzione Marina Impallomeni

Mike Davis

Mike Davis (1946) è teorico dello sviluppo urbano e sociogeografo. Molto conosciuto per le sue prese di posizione politiche, ha al suo attivo numerosi libri. Insegna alla University of California. …