Gianfranco Bettin: Diario dai forni crematori, e altro da Nord-Est

25 Novembre 2003
Auschwitz, Europa. Il silenzio dei campi assorbe la pioggia autunnale, e assorbe ogni possibile parola. In compenso fa parlare il silenzio dei ragazzi e delle ragazze che osservano le baracche, i resti del crematorio, i binari dei treni della morte. Fa già freddo, in Polonia, l'altro giorno è scesa anche la neve. Sento due ragazzi chiedersi a voce bassa quanto gelo abbiano dovuto sopportare qui. E forse non era il peggio, il gelo, si dicono. La guida del Museo racconta Birkenau sobriamente, sa che nessuna parola può rendere davvero l'idea. E' per questo che da alcuni anni il Comune di Venezia e l'Anpi promuovono, insieme a un istituto superiore che di anno in anno cambia, un viaggio nei Campi. Siamo stati a Mauthausen, Dachau, San Sabba, più volte. Questa volta ad Auschwitz. Camminare qui, guardare, cercare di capire stando sul posto vale molto di più di tanti discorsi, di tante letture, dicono i ragazzi. Dopo - dopo il viaggio - anche i discorsi, anche le letture avranno un altro peso. "Ci si vergogna di appartenere allo stesso genere di quelli che hanno fatto questo", sento dire a una ragazza che parla al cellulare. Capisco poi, indiscretamente, che sta parlando col suo ragazzo che è a casa.

Treviso, Nordest.
"Purtroppo il forno crematorio di Santa Bona non è pronto": è il commento del senatore Piergiorgio Stiffoni, leghista, di fronte al nuovo esplodere dell'emergenza casa per i migranti, accentuato dallo sgombero di decine di immigrati regolari, tutti dipendenti di industrie del trevigiano, dall'ex ospedale psichiatrico Sant'Artemio, che occupavano da anni, e di altre decine da una ex struttura religiosa, i "Sacramentini", a Casier (Tv). Un'emergenza per certi aspetti creata proprio dalla volontà delle amministrazioni leghiste di non occuparsi degli immigrati e, anzi, di ostacolarne il godimento dei più elementari diritti. "Non li aiuto perché hanno il colore della pelle diverso", ha precisato Stiffoni, sulla scia del suo vero capo, l'ex sindaco Gentilini. Migliaia di persone sabato pomeriggio gli hanno risposto sfilando in una Treviso rimasta tutta aperta malgrado gli allarmi lanciati. Quanto agli immigrati, hanno poi rioccupato Sant'Artemio e un padiglione dismesso di un altro ospedale psichiatrico, a Mogliano. Stiffoni è un ex Msi, come Serena (quello dell'autobiografia di Priebke inviata ai parlamentari). Uno è approdato ad An, l'altro alla Lega, entrambi sono campioni di queste terre. Il grembo che li fa è ancora fecondo.

Venezia. Ci si deve stringere, nella Sinagoga di Venezia, per entrare tutti, e fare i turni per poter testimoniare la vicinanza agli ebrei veneziani, e italiani, e dovunque siano nel mondo, minacciati e colpiti da terrorismo e pregiudizi e offese. Non c'è niente di artefatto in questo incontro di Sabato. Se qualcosa ci fosse, si dissolverebbe comunque subito nella solennità della cerimonia, nella sincerità e nell'intensità dell'incontro tra persone, e nell'inquietudine che prende a vedere, in tutto il Ghetto, i presidi e le ronde delle forze dell'ordine. E non basta ripetere che chi colpisce o minaccia gli ebrei colpisce o minaccia l'umanità. Qualcuno è troppo spesso più minacciato e colpito di altri. Siamo qui per condividere, almeno per un Sabato, questa condizione.

Le cime di Bepi De Marzi. Compie 45 anni uno degli inni di montagna più belli e celebri al mondo, "Signore delle cime". Lo si crede spesso un canto tradizionale, tale è la sua fama,. In realtà lo ha composto nel 1958, anno di fondazione ad Arzignano (Vi) del Coro dei Crodaioli, il maestro Bepi De Marzi. E' una delle testimonianze culturali e civili più degne espresse da questa terra, così spesso oltraggiata dai suoi stessi rappresentanti.

Gianfranco Bettin

Gianfranco Bettin è autore di diversi romanzi e saggi. Con Feltrinelli ha pubblicato, tra gli altri, Sarajevo, Maybe (1994), L’erede. Pietro Maso, una storia dal vero (1992; 2007), Nemmeno il destino (1997; 2004, da cui è …