Boris Biancheri: I rischi del gigante diviso

13 Gennaio 2004
E’ una pessima idea quella ventilata dal commissario europeo Pedro Solbes di portare in Corte di Giustizia la decisione dei ministri delle Finanze europei di non applicare alla Francia e alla Germania le sanzioni previste per aver violato le regole del patto di stabilità. Quale che sia il punto di diritto, il giudizio della Corte su una questione così chiaramente politica può fare solo danno. Se desse ragione alla Commissione, aprirebbe un serio conflitto tra alcuni importanti Stati membri e la Commissione stessa; Francia e Germania rifiuterebbero comunque di pagare e probabilmente anche altri, per tutt'altre ragioni, solidarizzerebbero con loro. Se invece desse torto alla Commissione, il prestigio di quest'ultima ne uscirebbe compromesso oggi e per il futuro. Di tutto l'Europa ha bisogno in questo momento meno che di nuove fratture al suo interno. Ciò che preoccupa, infatti, non è che vi siano due Europe - l'Europa di coloro che vogliono maggiore integrazione e l'Europa di coloro che della sopranazionalità diffidano - perché così è stato sempre e sempre si è proceduto con compromessi tra una visione e l'altra. Ciò che preoccupa è che vi siano quattro o cinque Europe che si incrociano, si dividono e si contraddicono tra loro. Francia e Germania auspicano la coesione dell'Europa quando si parla di Iraq ma si arrogano il diritto di fare a modo loro quando si parla di patto di stabilità. La Spagna è virtuosa in materia di bilancio ma blocca la Costituzione per difendere un sistema di voto che tende a impedire e non a fare le maggioranze. I Paesi minori amano la Commissione a tal punto che la vogliono gigantesca, così da metterci un Commissario per ciascuno di loro come se dovesse difendere i loro interessi e non quelli di tutti. La Gran Bretagna si tiene in disparte ma auspica in cuor suo che l'Europa assomigli a una vasta zona di libero scambio con intese bilaterali, per esempio in materia di difesa, al suo interno. In questo caleidoscopio di Europe diverse, dire che all'Europa è mancata la spinta dell'Italia non è forse ingeneroso (la generosità è sempre rara) ma è ambiguo, perché non è chiaro a quale Europa l'Italia avrebbe dovuto dare una spinta, se all'Europa virtuosa nei bilanci o all'Europa virtuosa in politica estera, se all'Europa dei grandi o all'Europa dei piccoli, se a un’Europa dei Direttori o a un’Europa dei Fondatori o a un’Europa omogenea di basso livello. La realtà è che una regressione verso i particolarismi nazionali era evidente nello sciagurato vertice di Nizza e si è accentuata da allora. L'allargamento, anziché sanarlo, aggrava il male. Le elezioni europee di giugno, lasciando la parola ai popoli, potrebbero fare chiarezza. A condizione che comincino a farla partiti e candidati, esprimendosi apertamente sui vari punti aperti e lasciando da parte le formule generiche di cui è ricco il lessico europeo, così da vedere fino a che punto le posizioni dei governi sono condivise dai cittadini.

Boris Biancheri

Boris Biancheri (1930-2011) è nato in Italia da padre ligure e da madre di origine russa. Ha girato il mondo e ha trascorso parte della vita in Grecia, Francia, Giappone, …