Marina Forti: Una crisi molto politica alla Borsa di Bombay

18 Maggio 2004
La leader del partito del Congresso Sonia Gandhi riceverà oggi dal presidente della repubblica indiana l'incarico formale di dare un governo all'India: ma si è già trovata di fronte alla sua prima crisi politica. Una crisi subdola, sotto forma di "sfiducia preventiva" dei mercati. L'indice azionario alla Borsa di Bombay ieri è caduto fino al 17,5 percento, il crollo più spettacolare dei suoi 129 anni di vita, così drammatico che per due volte nel corso della giornata le contrattazioni sono state interrotte (per complessive tre ore): la giornata ha chiuso con un calo dell'11 percento. Sommato al calo di venerdì si traduce in decine di miliardi di dollari cancellati dai valori delle aziende quotate al Bombay Stock Exchange. Centinaia di agenti di borsa e piccoli investitori hanno protestato. Il motivo di un tale crollo è tutto politico, e sta nel negoziato in corso a New Delhi sul programma della futura maggioranza di governo. Il Congress avrà bisogno dell'appoggio del Fronte di sinistra, in particolare dei due partiti comunisti (il Congress è la prima forza politica nel parlamento dell'Unione indiana, e con la coalizione formata prima delle elezioni somma 217 seggi: la soglia della maggioranza assoluta è 272 seggi). E i partiti comunisti (oltre 60 seggi) ieri hanno annunciato che daranno il proprio appoggio ma dall'esterno.
E' il ruolo della sinistra comunista nel futuro governo che preoccupa tanto "i mercati". Ieri alcuni esponenti del Cpi-m (Partito comunista-marxista) hanno ribadito che il futuro governo dovrà aumentare i sussidi agricoli, magari limitare alcune importazioni (di derrate agricole), e eliminare il ministero "del disinvestimento" (alias delle privatizzazioni) formato dal precedente governo della destra nazionalista. Così, la vulgata è che il prossimo governo bloccherà le riforme economiche, che sarà "ostaggio" delle sinistre, e con il loro sostegno esterno i due partiti comunisti saranno liberi di criticare, dunque sarà un governo instabile.
A queste paure ha risposto ieri Manmohan Singh, uno dei più rispettati dirigenti del Congress, già ministro delle finanze (fu lui nel `91 ad avviare la liberalizzazione economica in India), l'uomo demandato a discutere la piattaforma di governo con gli alleati e che secondo molti tornerà al ministero delle finanze. "Non c'è alcun dubbio, persisteremo con il pacchetto delle riforme ... che rafforza il clima per le imprese nel nostro paese, promuove il risparmio", ha detto alla Bbc e alla Reuter: "Perseguiremo politiche fiscali e di responsabilità che promuovano la fiducia tra gli investitori". E' ovvio, ha aggiunto, che dovremo affrontare i problemi della stagnazione agricola, della disoccupazione", e che "non tutti i sussidi possono essere cancellati", in particolare sul cibo. Le privatizzazioni, ha detto, proseguiranno "ma con un approccio selettivo". Singh ha anche ammonito: "saranno prese severe misure verso coloro che manipolano i mercati", riferimento al crollo della Borsa. Un crollo pretestuoso? Un analista economico della Deutsche Bank a Bombay ha dichiarato ieri alla Reuter di aspettarsi che "le riforme continueranno nella stessa direzione di prima", e che la giornata di ieri si tradurrà in "ottime occasioni per comprare".

Marina Forti

Marina Forti è inviata del quotidiano "il manifesto". Ha viaggiato a lungo in Asia meridionale e nel Sud-est asiatico. Dal 1994 cura la rubrica "TerraTerra" che riporta storie quotidiane in …