Vanna Vannuccini: Iran, non si scherza sul mullah. Via dalle sale il film blasfemo.

29 Giugno 2004
Mullah ignoranti, profittatori, lascivi, prepotenti, fannulloni. Scene della vita di ogni giorno di uno dei tanti mullah che popolano la città santa di Mashad, uno dei luoghi di pellegrinaggio più cari agli sciiti, dove è la vera tomba dell'imam Reza (in Iran ci sono anche tanti mausolei falsi, che i re Qajar, sempre alla ricerca di soldi, facevano costruire qua e là per spillare denaro ai pellegrini). Un film irriverente è diventato da tre settimane un fenomeno sociale in Iran. Il pubblico non si tiene sulla sedia. Scoppi di risa, applausi, sghignazzi accompagnano la proiezione, in un paese dove, ufficialmente, nessuno può fare chiasso in pubblico, le donne nemmeno ridere, e perfino ai concerti rock, riammessi di recente, è proibito battere le mani. Il film ha battuto tutti i record, ha registrato ogni giorno il tutto esaurito in 28 sale di Teheran e nella capitale ha già incassato un milione di dollari. Fino a ieri, quando il film è stato ritirato dalle sale. Marmulak, la lucertola, (così negli ambienti della mala si chiamano i ladri), è il titolo del film. È infatti la storia di un ladro che nell'infermeria della prigione ruba il turbante e l'abito di un mullah per scappare, e una volta fuori si ritrova a vivere da mullah. La scena in cui Marmulak conduce la preghiera facendo finta di recitare i versetti del Corano ma in realtà senza capire nulla dell'arabo classico, è irresistibile per il pubblico iraniano. Tanti religiosi, saliti a cariche importanti nella Repubblica islamica dell'Iran, capi di onnipotenti e ricchissime Fondazioni, sono, a dire di chi li conosce bene, non meno ignoranti del finto mullah. La maggior parte dei mullah, ti dicono tutti, sa soltanto ripetere le cose imparate a pappagallo dai maestri. C' è una scena in cui un giovane di buon cuore che ha dato un passaggio in macchina al mullah (i taxi collettivi, anche nella vita reale e non solo nel film, raramente si fermano quando all'angolo di una strada c'è un "turbante"), viene fermato da un poliziotto che multa le macchine in ottemperanza a un fantomatico divieto di passaggio in quella strada; ma vedendo che in macchina c'è un mullah lo lascia passare senza multa. Subito dopo il ragazzo scarica il mullah tra gli applausi del pubblico. In un'altra scena, il mullah fa delle avances compromettenti a una ragazza che il controllore del treno ha fatto eccezionalmente sedere nel suo scompartimento, perché i mullah, dice, sono "i protettori del namous", la parola usata per indicare tutte le donne della famiglia. Insomma un film pericoloso per i teocrati al potere. Anche se, come fa notare il regista Kamal Tabrizi, il finale non solo è politically correct - il finto mullah conquista la fede e si pente della sua vita di piccolo delinquente - ma fa vedere che la gente sarebbe ancora pia in Iran se i religiosi fossero quelli che dovrebbero essere. Marmulak, infatti, che è generoso nelle azioni e spontaneo nelle prediche, finisce per attirare tanta gente nella sua moschea, mentre le altre restano vuote. Uno che ascolta i suoi discorsi gli dice con ammirazione, guardandogli le mani da poveraccio: "E pensare che non avrei mai detto che eri un mullah". Per tre settimane i teocrati hanno lasciato a malincuore che il film, che al Festival di Teheran in febbraio aveva vinto il primo premio, fosse proiettato nelle città iraniane, con l'eccezione di Mashad e di Qom. Ma ieri hanno detto basta. Il film è stato censurato e ritirato da tutte le sale, e gli iraniani non potranno più nemmeno ridere delle loro disgrazie.

Vanna Vannuccini

Vanna Vannuccini è inviata de “la Repubblica”, di cui è stata corrispondente dalla Germania negli anni della caduta del Muro. Ha seguito le Guerre balcaniche, lavorato in diversi paesi e, …