Giulietto Chiesa: I sette giorni cruciali "che sconvolsero il mondo"
01 Luglio 2004
Vedere, a distanza di tredici anni, le immagini del golpe di agosto che segnò la fine di Gorbaciov, fa semplicemente pensare che dovremmo riscrivere tutta la storia di questi tredici anni. Fu un golpe? A metà soltanto. Gorbaciov fornisce la sua versione nella lunga intervista. Oleg Shenin, il collaboratore golpista che lo tradì, di fatto conferma, anche se dice che un golpe non fu. Il loro Comitato d'Emergenza voleva tornare indietro, e invece accelerò spasmodicamente la catastrofe. Alcune immagini sono particolarmente toccanti. Quella di Gorbaciov che si dimette da presidente, ma ripreso da una telecamera laterale, che lo mostra mentre richiude gli occhiali nella custodia di pelle e non sa trattenere la commozione. Quella, di una ferocia senza pari, dove Eltsin umilia Gorbaciov (appena liberato) in diretta televisiva, tra i lazzi dei deputati del Soviet Supremo della Russia. Dopo meno di tre anni molti di loro saranno cacciati via a viva forza dal parlamento. Giovanni Minoli ricostruisce sette giorni cruciali attraverso gli occhi di un testimone particolare: Luigi Colajanni, all'epoca europarlamentare, che si trovò a Mosca in quei giorni e che vi è ritornato adesso per interrogare i protagonisti ancora viventi. Meno i tre golpisti che si suicidarono. Parla il padre di uno dei tre morti nel grande anello circolare. Parla Ruslan Khasbulatov, allora presidente del Soviet Supremo, che fu poi bombardato da Boris Eltsin solo due anni dopo, nell'ottobre 1993. Vedi come i tempi cambiavano in fretta! Alcune immagini sono scontate, già viste e straviste, come lo Eltsin sul carro armato che arringa una folla che non c'era. C'erano solo i giornalisti a sentirlo. Si vede Aleksandr Korzhakov che lo aiuta a salire: un altro licenziato anzitempo che poi si è vendicato con memorie al pepe rosso vendute nelle librerie a peso d'oro. Gorbaciov vi appare molto disteso, niente affatto polemico con Boris Eltsin, suo nemico giurato. Gli concede perfino di essersi comportato correttamente, nei giorni terribili in cui rimase chiuso nella villa di Foros. Nelle immagini appaiono decine di volti allora potenti, ormai svaniti nel nulla, come il premier Ivan Silaev, come Burbulis, che ora fa politica in provincia e allora era addirittura segretario di stato, come l'allora vice-presidente della Russia, Rutskoi, finito sotto accusa per corruzione dopo essere stato una vera star nei primi anni di Eltsin. La polemica (questa sì, inedita) viene quando Gorbaciov rivela che l'Occidente aveva cominciato a tradirlo fin dal 1988, quando al Dipartimento di Stato si resero conto che la perestrojka poteva non essere utile agli Stati Uniti. Storia di tradimenti: dei golpisti contro Gorbaciov, di Eltsin contro Gorbaciov, dell'Occidente contro Gorbaciov. Si capisce che non poteva vincere, e infatti fu sconfitto. Ma oggi, fatti tutti i conti - nella ricostruzione di Colajanni questo appare - si ha l'impressione che avesse piuttosto ragione lui. Per coloro, come chi scrive queste righe, che furono testimoni diretti di tutti quegli avvenimenti, l'emozione è forte. Ma anche per dei giovani di vent'anni può esserlo. Quando tutte queste strane cose accaddero loro erano bambini. È storia, nemmeno troppo recente, ormai affondata nel passato, sepolta dalla cronaca.
Giulietto Chiesa
Giulietto Chiesa (1940) è giornalista e politico. Corrispondente per “La Stampa” da Mosca per molti anni, ha sempre unito nei suoi reportage una forte tensione civile e un rigoroso scrupolo …