Lorenzo Cremonesi: Diario dal K2. Assalto finale alla vetta. In cordata 4 spagnoli

27 Luglio 2004
Ora non resta che sciogliere la neve. Si riempiono i pentolini da mettere sui fornellini a gas. È l'occupazione maggiore nelle tende di alta quota perché per salire occorre fare acqua, tanta acqua per reidratarsi. E ieri sera i dieci componenti della squadra di punta della spedizione "K2-2004, 50 anni dopo" passavano il tempo a riempire le borracce nella loro tenda a 7.800 metri. Questa mattina all'una partiranno per il balzo finale alla cima assieme a quattro spagnoli. Anche il gruppo degli Scoiattoli di Cortina sta raggiungendo i campi in quota per tentare la cima nei prossimi giorni. Le condizioni meteorologiche restano ottime: secco, sole, calma di vento. Ma il capo spedizione, Agostino Da Polenza, ha impartito un ordine perentorio: "Se entro le quattro del pomeriggio non siete arrivati in vetta tornate indietro". Due ore prima di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni. Mezzo secolo fa arrivarono alle sei del pomeriggio. Poi, con il buio sulla via di discesa, rischiarono più volte di finire nei crepacci o scivolare per oltre 3.000 metri sino a sfracellarsi sul ghiacciaio del Baltoro. "Il fatto è che il K2 è composto di due montagne, una sopra l'altra", dice Kurt Diemberger, 74 anni, grande guru degli alpinisti himalayani. "La prima dai 5.050 metri del campo base alla spalla nevosa verso i 7.900. La seconda dalla spalla agli 8.611 della cima. Ed è la parte più pericolosa, infida, imprevedibile. La maggior parte degli incidenti è avvenuta qui". Gli italiani oggi affronteranno questa "seconda montagna". Lo fanno dopo aver risolto il problema gravissimo dell'altro ieri, quando avevano scoperto che la loro tenda-deposito nel campo più alto era sparita con tutto il materiale. Spazzata via dal vento, oppure rubata? Resta un mistero. Loro si sono comunque arrangiati. Due membri della squadra che avrebbero dovuto seguirli - Tarcisio Bellò e Sergio Minoggio - si sono offerti ieri prima dell'alba di portare loro nuovi sacchi a pelo, cibo e materiale da arrampicata. Altri ci hanno provato, ma si sono fermati prima a causa del peso dello zaino e della fatica causata dall'altezza. Karl Unterkircher, Michele Compagnoni, Ugo Giacomelli, Alex Busca, Mario Merelli, Massimo Farina, Walter Nones, Silvio Mondinelli, Tarcisio Bellò e Staefano Zavka hanno a disposizione oltre 600 metri di corde da fissare nel lungo traverso sotto i seracchi sommitali e lungo il terribile scivolo ghiacciato noto come "collo di bottiglia". "Passeremo rasenti al ghiaccio, così sarà più facile mettere chiodi e sicurezze", ha specificato ieri sera via radio al campo base Karl Unterkircher. Sono scesi a valle invece due fortissimi alpinisti come Adriano Greco e Marco Confortola, in aperta polemica con chi aveva piantato la tenda scomparsa.

Lorenzo Cremonesi

Lorenzo Cremonesi (Milano, 1957), giornalista, segue dagli anni settanta le vicende mediorientali. Dal 1984 collaboratore e corrispondente da Gerusalemme del “Corriere della Sera”, a partire dal 1991 ha avuto modo …