Gabriele Romagnoli: Olimpiadi - Il podio dell'ipocrisia

24 Agosto 2004
Processano Kenteris&Thanou, ma li hanno già condannati. Da glorie a vergogne nazionali. Se l'ipocrisia fosse una specialità olimpica dovrebbero fare un podio grande abbastanza da contenere mezza umanità, a essere ottimisti. I popoli, i media e le federazioni celebrano volentieri i fenomeni improvvisi benchè sospetti. Un Paese dall'andamento lento come la Grecia si ritrova da un giorno all'altro due campioni di velocità, magie dello stesso stregone, ma non si fa domande e festeggia. Ci sono annate in cui accade a qualche nazione nel nuoto a qualche altra nei pesi. Finchè il trucco non viene scoperto. Allora: sospensione, inchiesta penale, fucilazione a mezzo critica. Cinquant'anni fa, in un agosto come questo, portarono davanti al plotone d'esecuzione Nikolaos Ploumbidis, insegnante. La sua colpa, secondo il regime greco: essere comunista e spia. Per le stesse ragioni sua moglie era all'ergastolo. Avevano un figlio di otto anni. In cella rifiutò i sacramenti e chiese carta e penna per scrivere alla donna e al bambino. Disse ai soldati che gli avrebbero sparato: «Mirate bene, muoio per la mia patria e il mio popolo». Poi gli sovvenne che la sua patria l'aveva messo al muro e il suo popolo, in quel preciso momento, beveva ouzo e faceva pettegolezzi. Così, mentre i 12 proiettili partivano, inneggiò al partito comunista, che al processo aveva rinnegato definendolo «una mascherata della polizia». Alla fine, dev'essere difficile andarsene ammettendo che tutto quel che si è creduto o fatto credere era una porcheria.

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …