Michele Serra: Uomo Ragno, l´eroe normale

17 Settembre 2004
Se il vostro antiamericanismo è a livello di guardia, e cercate qualche buona occasione per riprovare confidenza e quasi tenerezza per quel grande, tremendo, meraviglioso e insopportabile paese, non fermatevi a Michael Moore. Andate a vedere anche Spider-Man 2, giocattolo intelligente che dentro l´involucro (molto solito) del kolossal stupefacente nasconde il germe (molto insolito) di una malinconica riflessione sull´eroismo.
Quando smette i panni dell´Uomo Ragno, l´eroe è un ragazzo spiantato che consegna pizze a domicilio, sempre in ritardo, sempre inadeguato. Salvare il mondo è una dannazione, come tutti gli imperativi categorici allontana dalla sana imperfezione che ci rende umani. Servire il Bene gli ha rovinato la vita. Il Bene è una fatica bestiale, schiavizza la psiche, massacra i nervi. Salvare il mondo è una dannazione, come tutti gli imperativi categorici altera la percezione delle cose, allontana dalla sana e benedetta imperfezione che ci rende adulti, e umani. Il ragazzo qualunque Peter Parker vorrebbe tanto fidanzarsi come fanno tutti, inciampare per strada, portare gli occhiali, trovare un lavoro normale. Ma essendo un supereroe non può, perché in mezzo ai tanti superpoteri connessi al ruolo di salvatore del mondo, fa spicco una dolorosissima impotenza: gli è vietato rinunciare al primato e alla forza, gli è impossibile diventare finalmente debole e anonimo - in pace con se stesso.
A queste cose pensa Peter Parker mentre lava il costume da Uomo Ragno in una lavanderia a gettoni, in una delle scene più ironicamente anti-eroiche, e antiretoriche, mai concepite dal cinema americano. Avesse letto Brecht, saprebbe che è beato il paese che non ha bisogno di eroi. Digiuno di teoria, da buon americano se la cava però con la prassi: decide di mollare le spaventose responsabilità del suo super-job, si dimette da Uomo Ragno e si butta a braccia aperte nella mediocre normalità, riconquistando equilibrio e affetti. È il gran rifiuto, la scena madre del film, la rivincita dell´uomo della strada sul mirabolante e oppressivo apparato mitologico che incombe dai grattacieli. Di qui in poi, anche quando l´inevitabile precipitare degli eventi costringerà Peter a rimettersi il costume di Spider-Man, l´eroe non è più lo stesso. Ha finalmente sputato il suo rospo, fatto i conti con la disumanità del suo ruolo salvifico: e in una memorabile scena, che farebbe e forse farà la gioia dei cristologi tanto assomiglia a una Deposizione, perde la maschera e viene infine salvato dalla gente comune, che lo solleva e lo trasporta esanime in punta di braccia, lo riconosce, lo tocca, se lo annette ("è solo un ragazzo, sembra mio figlio"). Il corpo deposto e immobile di Peter è l´altra faccia dell´angelo volante, il Ground Zero del mito della forza invincibile: cinematograficamente una scena indimenticabile, una specie di piccolo calvario di strada, e di metropoli, che fa da antidoto, a modo suo, al truce e pacchiano Golgota di Mel Gibson.
È impossibile vedere il film, con quella "solita" New York verticale e scintillante spesso alternata con le bassure dei vicoli scuri, e delle modeste casette dove vive il popolo, senza partecipare emotivamente al dilemma etico (così americano, e così cinematografico) che incombe su quel paese: l´ossessione del Bene e della Purezza, la necessità e l´urgenza di difendersene. I pochi minuti del film nei quali Peter Parker si dimette da eroe, sono anche quelli nei quali si dimette da puro, da immacolato e da bambino. Sceglie la vita adulta e non per caso riesce finalmente a toccare e baciare la donna che ama - gli eroi non sono sessuati, la purezza non consente promiscuità.
Non so se al resto del pubblico sia piaciuto o dispiaciuto il ritorno di Peter alla dimensione eroica. A me un pochino sì, tanto grande era il sollievo suscitato dalle scene, liberatorie, nelle quali Peter sceglie - come dire - tra l´umano e il divino, in favore dell´umano. (Tra l´altro gli effetti speciali, che sono mirabolanti ma oramai anche soffocanti, s´interrompono, didascalicamente, solo quando il protagonista non è più speciale. Meritato riposo per l´eroe, per il film e soprattutto per il pubblico). Essendo Spider-Man 2 solo un film, e per giunta un film di cassetta, che più hollywoodiano non si può, offro comprensione alle esigenze di copione. I film hanno bisogno di eroi. Ma la nascita di un eroe esitante, che soffre di vertigini e sogna di cadere dai grattacieli pur di tornare a farci visita in terra, è una notizia che va detta in giro. Pazienza per la promotion involontaria. Hollywood non ne ha bisogno, ma l´Uomo Ragno se l´è guadagnata sul campo.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …