Giulietto Chiesa: Le meraviglie del "bipolarismo mite"
05 Ottobre 2004
"Questa giornata (il 28 settembre scorso, ndr) ha cambiato per sempre lo scenario della politica italiana". E ci ha portati al "bipolarismo mite", cioè a "una democrazia compiuta di cui Berlusconi è fautore". Bipolarismo mite e democrazia compiuta "possono diventare realtà, bisogna crederci". Sandro Bondi (sue le precedenti citazioni, inclusa quella dove cita Fassino circa il "bipolarismo mite") esagera? Una volta tanto non esagera.
Enrico Letta dice esattamente la stessa cosa. "Mi stupisco che venga considerato eccezionale il fatto che ci sia stato dialogo e armonia tra le forze politiche (...). Ecco, credo che da questa vicenda sia necessario trarre una lezione, non confinarla in un episodio". Cioè questa sarà la norma, come annuncia Bondi.
Nel merito iracheno Berlusconi dice: "Dall'Iraq non ce ne andremo, convincerò tutti gli italiani". Tutti meno Letta e Fassino, che sono già convinti. Il primo dice che "la scelta secca ritiro immediato sì, ritiro immediato no, non va più bene". Al suo posto andrà bene la scelta umida: restiamoci. Bipartitismo mite.
E confuso. Perchè come regolarsi se Rumsfeld annuncia un ritiro anticipato, e se Fini, un po' spaventato, comincia a porsi il problema, seppure in termini assai pasticciati? E se Frattini, anche lui, oscilla?
Piero Fassino invece dice che "il problema non è il ritiro delle truppe italiane ....". Cioè, appunto, restiamo. Ma è "piuttosto la presenza militare multilaterale". Vuol forse dire (forse) che questa presenza bisogna crearla? Forse vuol dire così. Forse. Comunque, è chiaro, con noi e gli americani dentro.
Anche Rutelli è di questo avviso: smettiamola con questo ritiro delle truppe, ha fatto il suo tempo!
Il rivoluzionario Letta incalza: "Una presenza multinazionale la meno americana possibile", ma se poi sarà americana, come quella attuale, andrà bene lo stesso. È infatti evidente anche all'ultimo allocco che gli americani non ce la fanno da soli, per cui ecco Minniti e Ranieri che si associano a Giuliano Ferrara e a Marta Dassù nella proposta di mandare la Nato in Iraq, a sostegno degli americani. Così ci saremo tutti e non ci sarà più alcun problema. Tutti insieme appassionatamente: bipolarismo mite.
Anche Pera invita al dialogo, "strumento essenziale per battere il terrorismo". E Casini dice che siamo stati tutti molto bravi perché "abbiamo privilegiato gli interessi alti". Quelli di Fininvest sono infatti molto alti.
E lassù, sul più alto dei colli - come scriveva ‟la Repubblica” - "messa da parte l'emozione, il pensiero di Ciampi è sempre lì". Lì dove? "Rivolto alle due Simone e al clima nazionale (...) alla unità d'intenti".
Possiamo ora dare del bugiardo a Sandro Bondi dopo tale abbondanza di prove?
Ora resta da porsi una domanda. Ma da dove viene questa volontà di convergenza , di resa anticipata? Sembra che vogliano mettersi d'accordo in anticipo: ma con Bush, o con Kerry? Ma non sarebbe meglio aspettare di sentire cosa vuol fare, sempre che vinca Kerry, invece di sposarlo in anticipo?
E come sta in piedi la conclamata volontà di vittoria contro Berlusconi, se poi si sfuma l'opposizione fino al punto da perdere il senso delle parole?
Al punto da costringere Romano Prodi a tagliare corto: niente accordi con questo governo! Che conferma che c'è chi li vuole fare e li fa.
Non è che, sotto sotto, stanno pensando che Berlusconi vincerà di nuovo e si stanno già posizionando? Questa ipotesi non è naturalmente l'unica possibile, ma corrisponde perfettamente ai fatti. Del resto sono avvisaglie già trasparenti da tempo. Quale spettacolo ci toccherà vedere? Temo che non sarà divertente.
Ma allora il discorso sull'unità a sinistra si pone in termini diversi da quelli che il popolo Ds esprimeva a Genova al termine del discorso di Fassino. "Unità, unità!", gridavano. E avevano in mente "unità per vincere". Ma se l'unità è per perdere? Magari patteggiando un piatto di lenticchie, che saranno i posti per i negoziatori?
Allora a sinistra, tutti, devono decidere, fin da ora, se vogliono perdere con questi qui, senza nemmeno combattere. Oppure se è giunto il momento di cambiare rotta.
Vale per tutti: correntone, Aprile, partiti di sinistra, movimenti (che continuano a non voler vedere che la politica procede - malissimo - anche a prescindere da loro). Vale per gli elettori Ds e dei vari brandelli dell'Ulivo che hanno votato per tradizione, per i pezzi di movimento che non hanno votato, o hanno votato ancora turandosi tutti un po' il naso.
Ma non si vince turandosi il naso.
Enrico Letta dice esattamente la stessa cosa. "Mi stupisco che venga considerato eccezionale il fatto che ci sia stato dialogo e armonia tra le forze politiche (...). Ecco, credo che da questa vicenda sia necessario trarre una lezione, non confinarla in un episodio". Cioè questa sarà la norma, come annuncia Bondi.
Nel merito iracheno Berlusconi dice: "Dall'Iraq non ce ne andremo, convincerò tutti gli italiani". Tutti meno Letta e Fassino, che sono già convinti. Il primo dice che "la scelta secca ritiro immediato sì, ritiro immediato no, non va più bene". Al suo posto andrà bene la scelta umida: restiamoci. Bipartitismo mite.
E confuso. Perchè come regolarsi se Rumsfeld annuncia un ritiro anticipato, e se Fini, un po' spaventato, comincia a porsi il problema, seppure in termini assai pasticciati? E se Frattini, anche lui, oscilla?
Piero Fassino invece dice che "il problema non è il ritiro delle truppe italiane ....". Cioè, appunto, restiamo. Ma è "piuttosto la presenza militare multilaterale". Vuol forse dire (forse) che questa presenza bisogna crearla? Forse vuol dire così. Forse. Comunque, è chiaro, con noi e gli americani dentro.
Anche Rutelli è di questo avviso: smettiamola con questo ritiro delle truppe, ha fatto il suo tempo!
Il rivoluzionario Letta incalza: "Una presenza multinazionale la meno americana possibile", ma se poi sarà americana, come quella attuale, andrà bene lo stesso. È infatti evidente anche all'ultimo allocco che gli americani non ce la fanno da soli, per cui ecco Minniti e Ranieri che si associano a Giuliano Ferrara e a Marta Dassù nella proposta di mandare la Nato in Iraq, a sostegno degli americani. Così ci saremo tutti e non ci sarà più alcun problema. Tutti insieme appassionatamente: bipolarismo mite.
Anche Pera invita al dialogo, "strumento essenziale per battere il terrorismo". E Casini dice che siamo stati tutti molto bravi perché "abbiamo privilegiato gli interessi alti". Quelli di Fininvest sono infatti molto alti.
E lassù, sul più alto dei colli - come scriveva ‟la Repubblica” - "messa da parte l'emozione, il pensiero di Ciampi è sempre lì". Lì dove? "Rivolto alle due Simone e al clima nazionale (...) alla unità d'intenti".
Possiamo ora dare del bugiardo a Sandro Bondi dopo tale abbondanza di prove?
Ora resta da porsi una domanda. Ma da dove viene questa volontà di convergenza , di resa anticipata? Sembra che vogliano mettersi d'accordo in anticipo: ma con Bush, o con Kerry? Ma non sarebbe meglio aspettare di sentire cosa vuol fare, sempre che vinca Kerry, invece di sposarlo in anticipo?
E come sta in piedi la conclamata volontà di vittoria contro Berlusconi, se poi si sfuma l'opposizione fino al punto da perdere il senso delle parole?
Al punto da costringere Romano Prodi a tagliare corto: niente accordi con questo governo! Che conferma che c'è chi li vuole fare e li fa.
Non è che, sotto sotto, stanno pensando che Berlusconi vincerà di nuovo e si stanno già posizionando? Questa ipotesi non è naturalmente l'unica possibile, ma corrisponde perfettamente ai fatti. Del resto sono avvisaglie già trasparenti da tempo. Quale spettacolo ci toccherà vedere? Temo che non sarà divertente.
Ma allora il discorso sull'unità a sinistra si pone in termini diversi da quelli che il popolo Ds esprimeva a Genova al termine del discorso di Fassino. "Unità, unità!", gridavano. E avevano in mente "unità per vincere". Ma se l'unità è per perdere? Magari patteggiando un piatto di lenticchie, che saranno i posti per i negoziatori?
Allora a sinistra, tutti, devono decidere, fin da ora, se vogliono perdere con questi qui, senza nemmeno combattere. Oppure se è giunto il momento di cambiare rotta.
Vale per tutti: correntone, Aprile, partiti di sinistra, movimenti (che continuano a non voler vedere che la politica procede - malissimo - anche a prescindere da loro). Vale per gli elettori Ds e dei vari brandelli dell'Ulivo che hanno votato per tradizione, per i pezzi di movimento che non hanno votato, o hanno votato ancora turandosi tutti un po' il naso.
Ma non si vince turandosi il naso.
Giulietto Chiesa
Giulietto Chiesa (1940) è giornalista e politico. Corrispondente per “La Stampa” da Mosca per molti anni, ha sempre unito nei suoi reportage una forte tensione civile e un rigoroso scrupolo …