Giorgio Bocca: Nella tenaglia di profitto e crimine

20 Ottobre 2004
A che punto sono la pratica dell´illegalità, l´idea di illegalità in Italia? La pratica dell´illegalità è al punto che la malavita organizzata nella mafia e nella ‘ndrangheta si è estesa dalla Sicilia alla Calabria e alla Puglia e regna come sempre in Campania. Quanto a dire che nell´intero Mezzogiorno, nel migliore dei casi, lo Stato deve convivere con la malavita organizzata, il che in politica, in economia, nella giustizia si traduce in una alleanza stabile. In altre parole, chi nel Mezzogiorno vuole intraprendere, partecipare alla gestione della società e della giustizia, deve sapere che esiste un´alleanza fra lo Stato e la malavita. La pratica dell´illegalità è che una coesistenza evidente e quasi ufficiale fra Stato e mafie, un tempo limitata alla Sicilia occidentale e alla città di Napoli, si è ora estesa alle quattro regioni meridionali più popolate. La ‘ndrangheta calabrese e pugliese ha superato in forza e ricchezza la mafia siciliana, ha il controllo del commercio della droga nell´intera Europa, dispone di un arsenale con migliaia di armi automatiche e con centinaia di bazooka anticarro. Mi diceva dieci anni fa un sindacalista campano: "Sa da cosa capisco che un giovane è passato alla Camorra? Dalle scarpe e dall´orologio, se improvvisamente vedo che hanno scarpe e orologio di lusso capisco che sono passati dall´altra parte". Scarpe e orologi oggi hanno vinto in quattro regioni. Quali siano in pratica il potere e l´impunità delle mafie in un terzo dell´Italia lo testimonia il fatto inaudito della partita di calcio sospesa per onorare con un minuto di silenzio un boss della ‘ndrangheta ucciso da una cosca rivale con un colpo di bazooka. Siamo a livelli colombiani dove la mafia di Medellin dirige anche la Nazionale di calcio. L´idea che una parte della politica italiana ha della malavita organizzata è quella dei deputati e degli opinionisti che hanno accusato il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli di giustizialismo fazioso per aver ricordato che il senatore Andreotti resta colpevole di concorso in associazione mafiosa, nonostante e magari in virtù dell´assoluzione della Cassazione, la quale non ha cassato ma confermato una sentenza in cui si dice che questo concorso è esistito per molti anni ed è venuto meno formalmente solo per prescrizione del reato.
L´idea che si ha della legalità nel nostro paese è insomma che il più noto, il più importante uomo politico italiano, può per anni dirigere, sostenere ed essere sostenuto da una corrente del partito democristiano che ha per finanziatori i cugini Salvo di Salemi, mafiosi anche formalmente, e amministratori pubblici come Ciancimino e Lima, mafiosi dichiarati e conosciuti per tali dalla Sicilia intera. In sostanza una parte del nostro ceto politico, della nostra informazione rimprovera a Gian Carlo Caselli di ricordare che il senatore Andreotti è stato per anni alleato politico dei mafiosi più influenti. Se un errore può essere imputato a Caselli è di tipo storico, di avere sottovalutato l´alleanza secolare fra delinquenza organizzata e Stato, errore che ne fanno ai nostri occhi un cittadino meritevole di ammirazione e riconoscenza.
Che cosa possiamo pensare di questi dati di fatto, cioè della crescita militare economica e politica della malavita organizzata e delle perduranti protezioni di cui gode presso i nostri governi e la nostra giustizia? Direi la constatazione che il pensiero unico del profitto ha uno sbocco obbligato nell´accettazione della malavita universale, nel tramonto di una società etica e nel trionfo di quella mista dove non è più possibile distinguere fra morale e immorale, fra legale e illegale. Insomma la società che non sa più separare interesse privato e pubblico. Un tempo usava dire che le mele marce cacciano quelle buone, ora questa saggezza popolare non è più di moda e i miti contemporanei si affannano a predicare il contrario, che la società è fatta di mele marce e che quelle sano sono una anomalia, quasi un vizio antico da estirpare. Le preoccupazioni sociali sono fuori moda. I giornali annunciano che un terzo degli italiani vive in povertà ma tra le riforme vincenti c´è quella di diminuire le tasse ai ricchi e di tagliare i servizi ai poveri. I due terzi di italiani che stanno nel benessere sembrano acquisiti al cinismo, la sconfitta della giustizia eguale per tutti si è tradotta nella pubblica opinione in una guardinga rassegnazione.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …