Giorgio Bocca: Coraggio diventiamo civili

22 Ottobre 2004
Robert Kagan, nel suo nuovo saggio, sullo scisma fra Europa e Stati Uniti: i marziani americani contro i venusiani europei, una spaccatura filosofica, un forte antagonismo che indebolisce l'Occidente, una divisione netta sul tema della guerra.
"Più dell'80 per cento degli americani", afferma, "è convinto che la guerra possa essere uno strumento della giustizia; meno della metà degli europei crede che una qualsiasi guerra possa mai essere giusta".
Dopo che Fukuyama ha decretato la ‟fine della storia” il saggismo geopolitico ama spararle grosse, si inventa una diversità cosmica fra americani ed europei e ora con Kagan il grande scisma occidentale. La mania dei sondaggi ha fatto scuola. Da dove Kagan tragga la prova che otto americani su dieci sono favorevoli alla guerra lo sa solo la sua convinzione di stare fra i profeti contemporanei. Ma non sarà più semplicemente che lo scisma consiste in una diversità di interessi che il gruppo di potere neoconservatore legato a Bush vuole imporre con rischi grandissimi e anacronistici al mondo intero?
Non sarà che questo gruppo di potere legato all'industria petrolifera vuole congelare la storia e ignorare finché può le sue mutazioni?
Il marxismo, si sa, non è più di moda, ma non sarà che il capitalismo estremo, l'idea che tutto può e deve essere fatto a vantaggio del profitto, guerra compresa, conduce all'autodistruzione? Le ragioni per cui la guerra oggi appare come la premessa di un suicidio universale sono talmente incombenti e macroscopiche da far pensare che ignorarle sia un ritorno in forze di un diabolico perseverare. La guerra non è un male isolato, variamente discutibile in base agli interessi dei potenti, ma nell'era atomica un male totale e definitivo, inserito nella stoltezza suicida della specie umana, nel suo peccato originale di voler dare la scalata al cielo, nella sua presunzione di mantenere un controllo del progresso ogni giorno smentito degli effetti del progresso senza controllo.
Gli europei sono dei venusiani perché nella loro memoria ci sono due guerre mondiali che sono riuscite, solo in parte purtroppo, a convincerli che la necessità della guerra è un'invenzione di coloro che la guerra la fanno fare agli altri, che sperano ancora di potersi imboscare come fece il giovane George W. Bush in qualche milizia delle retrovie.
Eppure la lezione dell'11 settembre 2001 è stata chiarissima. Il più ricco e sapiente del mondo non è al riparo dall'offesa del più debole e ignorante. La rivoluzione tecnologica non è una intoccabile prerogativa del primo e una condanna alla rassegnazione del secolo: nel mondo privo di controllo tutto può essere copiato, rubato, imitato.
Idem in senso più lato la rivoluzione scientifica, l'idea che ci arriva dall'Illuminismo che "tutto ciò che può essere cercato va cercato, tutto ciò che può essere fatto va fatto".
Ciò che va fatto, anche se è difficile farlo, è recuperare l'uso della ragione e della modestia. Ogni giorno i seguaci, americani e non, della necessità della guerra ci ripetono che essa è necessaria, che è impossibile cancellarla dagli usi degli umani, che solo la guerra può riparare le ingiustizie del mondo ed esserne il governo. Ma questo modo di ragionare dei neoconservatori è quanto di meno conservatore esista, è la via alla sparizione della specie. Mentre la vera necessità è quella di una rivoluzione culturale che arrivi a convincere gli uomini della inutilità della guerra, del suo pericolo mortale a questo stadio della loro civilizzazione.
Altre rivoluzioni culturali che sembravano impossibili sono state fatte: non siamo più antropofagi, non crediamo più che chi ci è nemico vada mangiato, non crediamo più che la nostra vita dipenda dalla morte altrui. Ci stiamo convincendo che la schiavitù non è indispensabile alla umana società, abbiamo perso pelo e unghie, non siamo più la copia dei gorilla. Coraggio, diventiamo civili.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …