Vittorio Zucconi: Tasse, libertà, terrorismo. Questo presidente sbaglia tutto

26 Ottobre 2004
Essere democratici, nel tempo del terrore che atrofizza il cervello, della guerra che stritola ogni opposizione. Vivere nella "scorrettezza politica" di un'America ancora di sinistra che non si rassegna a essere spazzata via con le macerie delle Due Torri e a diventare un trofeo impagliato sopra il caminetto dei Bush in Texas. Essere questa strana e perciò americanissima famiglia di sudisti incrociati con ebrei nelle quale entriamo mentre il televisore lancia gli ultimi sondaggi da cuore in gola, dove l'uomo di casa osa guidare una macchina straniera, un'Audi TT coupè rossa, il ragazzo pratica quello che un politicante del Texas chiamò "lo sport dei comunisti", il calcio, e Pinky, la nonna, ricorda di essere cresciuta in una scuola del North Carolina dove, accanto al crocefisso, erano appesi i ritratti di George Washington e del generale Robert E. Lee, il generalissimo in giubba grigia. "Mi sembra di essere tornata bambina, davanti alla foto di Lee, quando vedo quell'asino di Bush" ringhia Pinky, smentendo subito la leggenda delle nonnine tutte dolcetti e carezzine "perché vedo la faccia di un uomo che non mi rappresenta, di un bugiardo che non rappresenta la democrazia americana nel mondo e mi fa vergognare". Ma che denti lunghi, nonnina. Vi presento i Cohen-Snell, famiglia azzurrissima, come qui è il colore dei Democratici contrapposto al rosso dei Repubblicani, classe media e urbana. Piacere, Pinky, la matriarca venuta dal Sud, vedova; Ann, la figlia divorziata, con Emily e Ellie, le sue bambine già ragazzine e Dunken, il suo bambino Down che sorride sempre e si attorciglia attorno al collo della mamma o della nonna come un cucciolo infreddolito; Marie Louise Cohen, la sorella avvocata, il marito Bruce Cohen, il sovversivo con la Audi TT e Dicksol, il ragazzo col pallone, "centrocampista offensivo", precisa. E il cane, non poteva non esserci un cane, un terrier, giustamente, in una famiglia di terrier, Sidney. "Nessuno di noi odia Bush", si offre subito Marie Louise l'avvocata che teme gli scoppi della mamma, di Pinky, alla quale, democratica dal 1948 quando votò per Harry Truman, si capisce che "W" sta proprio di traverso "ma detestiamo tutte le scelte che fa, le cose per le quali si muove. Non c'è un solo issue, un solo punto nel quale possa dire di avere fatto la scelta giusta, i tagli alle tasse dei ricchi che non hanno fatto nulla per i milioni di non ricchi, altro che dargli una piccola elemosina, la sua lotta sorda e sotterranea contro le libertà che abbiamo impiegato decenni ad acquisire, noi donne, gli omosessuali, i malati, tutti, la ricerca scientifica, le cellule staminali, addirittura i diritti civili, e le parlo da avvocato, che questo obbrobrio del suo "Patriot Act" sta demolendo, con il pretesto della guerra al terrore. E questo sarebbe il patriottismo della destra estrema di Bush, rinnegare la Costituzione e tutto quello che l'America è, ed è stata per il resto del mondo, con tanti sacrifici?". "Voglio che il mio paese torni a essere quella città luminosa sulla collina che illumina il mondo, non quella che manda i bombardieri sulla testa di chi non ci ha fatto niente, e poi ci meravigliamo se ci odiano e se ci vogliono ammazzare", scoppia la nonna, incontenibile. Ma l'11 settembre, Missus Pinky, non volavano i bombardieri sulle case degli Iracheni. "Quanti iracheni c'erano sugli aerei dell'11 settembre, eh, quanti, lo sa?". Me lo dica lei. "Zero. Neanche uno e c'erano quindici Sauditi. Forse che siamo andati a liberare e a punire l'Arabia Saudita? Ha detto bene Kerry, è come se dopo Pearl Harbour fossimo andati a bombardare il Messico". Bruce Cohen, che lavora in Senato per la Commissione Spionaggio, vorrebbe tenersi in disparte. Con la testa che scuote, quando la cognata, la mamma di Dunken, il bambino Down che lei volle avere pur sapendo che cosa li attendeva e le costò il marito, si imporpora le guance parlando di ricerca sugli embrioni, di aborto volontario, di omosessuali. "Che cosa crede di salvare, Bush, riportando l'America indietro di cento anni? Questa è l'America, capisce, "the land of the free". Lascia 45 milioni di persone senza copertura sanitaria, condanna milioni di famiglie, di madri singole alla miseria, e poi osa venirci a parlare, questo sfacciato e i suoi amici gatti grassi, di rispetto per la famiglia e di cultura della vita. Ma di quali vite e di quali famiglie parlano". Eppure Kerry, il signor ketchup, non è un gattino magro e intirizzito. Bruce: "Non c'è bisogno di essere miserabili per avere il senso del bene comune, anche Roosevelt e Kennedy e Johnson erano ricchi. Lui è sinceramente convinto, poverino, che la soluzione sia di far diventare i ricchi ancora più ricchi, e fare il Robin Hood alla rovescia. Ma si guarda bene dallo spiegare perché, dopo gli aumenti delle tasse imposti da Clinton e prima ancora da suo padre George H per sistemare i conti sgangherati da Reagan, il benessere si sia esteso come mai era successo prima". Non poteva davvero tacere sempre, il dissidente della Audi Coupè, uno che certamente, dalla casa e dall'auto che si permette, non può essere accusato, come fanno i repubblicani di "odio di classe" e ci riprovo con la guerra e la politica estera. Lei è ebreo, mister Cohen, dunque dovrebbe essere grato a un Presidente che è andato a far la guerra in Iraq per proteggere anche lo stato di Israele. "Lei crede che mandare in bestia contro l'Occidente milioni di arabi e di musulmani ammazzando altre migliaia di innocenti proprio come faceva Saddam Hussein sia il modo migliore per proteggere l'isolotto di Israele nel mezzo di un oceano umano e religioso? Israele e la sua sicurezza sono stati un pretesto. Quello che Bush e i suoi volevano era il contrario, trovare un modo per sganciarsi e lasciare mano libera a Sharon e lo hanno ottenuto. Non hanno mosso un dito, uno solo, per smuovere il negoziato, nonostante le promesse, tutto fumo negli occhi, e non voglio dire altro". Non lo dirà, anche perché suo figlio, beato lui, gli fa fretta, ha le gambe che gli fremono per l'allenamento di soccer ormai vicino e ha ancora tre anni davanti a sé prima di decidere in quale posizione giocare la partita della democrazia. Insomma, questo Bush lo odiate proprio, siete "Bush Haters" come vi chiamano i neo-buonisti di destra, quelli che invece non odiano nessuno? "Lui? No". È Ann, la mamma ormai "single" delle bambine tanto belline che ci guardano ridacchiando tra di loro, come fanno le ragazzine, e di quel Dunken che si sta arricciolando attorno alla nonna salivando sulla sua t-shirt bianca con la faccia lunga di Kerry, "Odio quello che sta facendo al mio paese, alla mia America, al suo posto nel mondo, davanti a quelle nazioni che vorrei avere con noi sinceramente, non solo i governanti opportunisti, perché questa guerra è vera e per vincerla avremo bisogno di tutti, come tutti avranno bisogno di noi americani e invece, guarda come siamo soli, detestati, con i nostri ragazzi che muoiono nel polverone e ammazzano senza sapere, senza capire...". Ma su, Ann, su, ma questo Bush proprio niente di buono ha fatto? "Beh, una cosa buona l'ha fatta, è riuscito a dare Kerry la possibilità di cacciarlo via tra pochi giorni, lui che avrebbe dovuto stravincere", la anticipa l'avvocata, alla quale lasciamo l'arringa finale. Grazie per il vostro tempo, amici americani democratici e repubblicani e buona fortuna a noi tutti, il due novembre. Ora sta per piovere, l'allenamento sta per cominciare, l'Audi se ne va con il ragazzo e il suo pallone, verso quel centrocampo dove si vincono e si perdono tutte le partite, anche quelle con la storia.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …