Giorgio Bocca: Chi esulta per la vittoria del pistolero Bush

22 Novembre 2004
Più che la vittoria di George Bush, preoccupa l'effetto che ha avuto in Europa, la gioia profonda, con intensità di rivincita, per la prevalenza dell'America peggiore su quella migliore, della provincia contadina e isolazionista dei bianchi, razzisti e violenti, sulle città liberali e moderne della costa, delle comunità dell'interno chiuse nei loro egoismi e pregiudizi, che lo scrittore e regista Michael Moore saluta con un "grazie di non avermi sparato", le quali impongono alla guida della nazione il clan Bush, i conservatori imperialisti che hanno occupato l'Iraq e che già minacciano l'Iran, di cui uno dei loro, il saggista Robert Kagan, va dicendo: "Dobbiamo vedere a che punto è il loro riarmo nucleare e impedirlo con la forza".
Più che la vittoria di Bush in America preoccupa il tripudio del pensiero reazionario in Europa, di quanti esortano a studiare, a capire, l'America profonda: cioè l'America dei conformismi spietati, delle caccie alle streghe, della giustizia barbara del privato o del branco, dei giustizieri o dei Ku Klux Klan, l'America del West, l'epopea dei pistoleri e del genocidio indiano.
Non c'è niente da capire, c'è solo da essere contro. L'essere contro che non piace ai nostri neo riformisti calabrache e per il quieto vivere, che negano l'esistenza di un regime berlusconiano, mentre sotto i loro occhi sta distruggendo lo Stato.
La vittoria di Bush e dell'America violenta e fanatica è un brutto colpo, un bruttissimo colpo per il mondo libero, forse un colpo mortale per la democrazia e non c'è niente da capire, c'è soltanto da ricordare come il non essere contro, la speranza di ammansire il lupo, le moderazioni e sopportazioni e complicità con la violenza autoritaria siano finiti nel secolo scorso. Che promette per il futuro il Bush votato dai bianchi razzisti dell'America profonda? Non promette, ma continua le violenze efferate, come il bombardamento di Falluja.
Quali menzogne possono giustificarlo? Si può sostenere che Falluja va distrutta perché è una città sacra per l'Islam, che va rasa al suolo perché i suoi abitanti vogliono mantenere la loro libertà, perché non vogliono diventare i servi di soldati arrivati da oltre Atlantico i quali vogliono imporgli modi di vivere, di essere, di credere, a loro e alla loro storia estranei, che pretendono di imporgli un tipo di vita associata che chiamano democrazia a essi sconosciuto? Bombardati, sterminati con la nostra approvazione perché un signorotto brianzolo di nome Berlusconi deve appendere le sue fortune politiche in Italia alla amicizia con Bush?
La vittoria di Bush e dell'imperialismo dell'America profonda significa per noi un ritorno al passato. Nelle pubbliche cerimonie di una Repubblica come la nostra che nella sua Costituzione esclude il ricorso alla guerra, vengono definiti eroi i nostri soldati morti a Nassiriya il che vuol dire, se le parole hanno ancora un significato, che le nostre autorità considerano personaggi esemplari, eroici, degli italiani morti nell'occupazione di un popolo a cui abbiamo mosso guerra senza che ce l'abbia mai mossa. E questo perché il popolo che ha votato Bush può decidere a suo insindacabile giudizio quali sono gli Stati buoni e quali quelli 'canaglia'.
Bush e i suoi sodali sono dei reazionari che vivono a dispetto delle grandi rivoluzioni borghesi, che continuano a pensare che il vero presidente degli Stati Uniti sia Gesù Cristo, che sia lecito e meritevole catturare i sospetti e tenerli nell'inferno di Guantanamo, di avere basi militari in tutto il Medio Oriente e poi di stupirsi se gli arabi islamici non lo gradiscono.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …