Efraim Medina Reyes: Spirito natalizio
Una faccia da maestro.
L’assassino assumeva personalità diverse a seconda della vittima: di volta in volta si è finto soldato, venditore di dolci e perfino prete. Nessuno di quei ragazzini ha immaginato che quell’uomo basso, magro, dai modi gentili e con la faccia da maestro potesse essere pericoloso. Non lo hanno creduto neanche i poliziotti che nel 1997 lo hanno arrestato con l’accusa di aver stuprato, mutilato (gli aveva tagliato i genitali e glieli aveva messi in bocca) e ucciso un bambino a Tunja. È stato rilasciato dopo pochi giorni perché, secondo la polizia, "non aveva una faccia cattiva". Da quel momento Garavito ha cominciato a uccidere più spesso, forse perché prendersi gioco delle autorità così facilmente gli aveva dato sicurezza. A un pastore evangelico che va spesso a trovarlo in carcere ha raccontato che non ne poteva più di lasciare piste per essere catturato. Dice che in pratica ha dovuto consegnarsi perché, a causa dell’inefficienza della polizia, temeva di morire senza che il mondo conoscesse la sua "opera". Se si considera che l’impunità in Colombia è del 95 per cento, i timori di Garavito non erano così infondati. Le denunce di persone scomparse si moltiplicano mese dopo mese ma non vengono prese misure significative. A suo modo un assassino che teme che la polizia lasci nell’anonimato l’orrore che ha sparso per anni, rappresenta una società senza più fiducia nelle istituzioni.
Complicità morale.
Garavito ha ucciso 172, forse 200 bambini, e questa cifra fa di lui il più feroce serial killer mai esistito ma solo perché la lista non include lo stato colombiano. Non sono centinaia ma migliaia i bambini che ogni anno muoiono in Colombia prima di aver compiuto i sei anni. E per quelli che sopravvivono il futuro non potrebbe essere più incerto. Oltre alla guerra e al traffico di droga bisogna fare i conti con la violenza familiare e la prostituzione minorile, con cifre in raccapricciante aumento negli ultimi anni. Alcuni dei cadaveri rinvenuti finora su indicazione di Garavito non sono stati reclamati da nessuno questo significa che non avevano una famiglia o che, se ce l’avevano, non era interessata alla loro sorte. Nella sua confessione, oltre cinquecento pagine, Garavito sostiene di essere sempre andato "a caccia" da solo. Tutte le indagini lo confermano, eppure non credo che Garavito abbia agito da solo. Nessun assassino, per quanto astuto, riesce a sequestrare, stuprare, mutilare e uccidere 200 bambini da solo. Affermare una cosa del genere significa ignorare l’eccellente ruolo svolto dall’indifferenza, soprattutto dello stato, che ha contribuito all’"opera" del serial killer.
In uno dei tanti articoli su questo criminale ho letto che durante la perquisizione dell’ultima camera che ha affittato gli investigatori hanno trovato pezzi di un costume da Babbo Natale. Nell’articolo si sosteneva che lo spirito natalizio è così contagioso che neanche gli assassini più spietati riescono a sottrarsi. Non so quanto fosse forte lo spirito natalizio di Garavito, ma so che io non dirò mai più a nessuno dei miei nipoti che Babbo Natale esiste.
Traduzione di Sara Bani