Marina Forti: Sri Lanka, la paura dopo lo shock
Allarme epidemie.
Acqua potabile, dunque, e seppellire o cremare i morti. Ma - senza neppure riconoscerli, dargli un nome, mettere l'anima in pace ai vivi che cercano gli scomparsi? Bisogna riconoscerli, certo. Ma bisogna fare in fretta, il clima caldo e umido moltiplica ogni pericolo di infezione. E così, ha spiegato il signor Peiris alle televisioni nazionali e alla britannica Bbc , "abbiamo diffuso un decreto presidenziale che autorizza a prendere fotografie e impronte digitali dei defunti per il riconoscimento postumo".
La capitale Colombo da ieri pomeriggio è un crocevia di turisti che se ne vanno e di squadre di soccorso che arrivano. Aerei passeggeri sbarcano squadre di soccorritori argentini, bomberos (vigili del fuoco) spagnoli, medici turchi. È arrivato un piccolo gruppo di russi, sono arrivati (via mare) gli aiuti e un paio di elicotteri dall'India che pure è impegnata nella sua emergenza lungo l'intera sua costa sul golfo del Bengala. In serata è arrivato anche un volo speciale dell'Alitalia: ha scaricato il primo gruppo operativo di medici della Protezione civile con il loro ospedale da campo, e ha caricato un gruppo di vacanzieri che ha avuto buona sorte - ma anche due bare, due italiani che hanno condiviso la tragedia di tanti srilankesi.
Arrivano i soccorsi, dunque: rispondono all'appello del governo di Sri Lanka, che ha chiesto aiuto soprattutto per far fronte all'emergenza sanitaria. Un medico francese (è con l'organizzazione non governativa Secours International, ma non faccio a tempo ad annotare il suo nome mentre insegue casse di medicinali scaricate all'aereoporto di Colombo) si dice ammirato dalla buona organizzazione degli interventi: ieri sera il ministero della sanità ha "registrato" i materiali arrivati e convocato una prima riunione di coordinamento con soccorritori e medici, in modo da distribuirli da questa mattina dove necessario.
Lo sforzo di coordinamento è enorme. Il governo ha emanato ieri l'ordinanza che rinvia (sine die) la riapertura delle scuole in tutto il paese - nelle zone disastrate scuole e templi, in genere edifici di muratura, sono diventati il riparo per centinaia di migliaia di senzatetto. Ancora: camion carichi di riso e altri aiuti stanno partendo alla volta di Trincomalee, nel nord-est. Già, perché sembra proprio quella la zona iù colpita, forse più del sud, se non altro perché è d'accesso più difficile: si tratta infatti delle province a maggioranza tamil, teatro di un conflitto più che ventennale.
L'emergenza tamil.
Solo negli ultimi due anni le armi sono zittite e hanno lasciato spazio a un negoziato di pace ancora molto fragile. Gli accordi di "condivisione del potere" tra il governo centrale (che riflette la maggioranza etnica cingalese) e la minoranza tamil si riflettono in queste ore in una sorta di doppia organizzazione dell'emergenza. Così il governo di Colombo annuncia l'invio di aiuti a Trincomalee mentre i comandi del Ltte, il Movimento delle tigri tamil (protagonista dello scontro militare prima e del negoziato di pace poi) stilano i propri bollettini: ieri annunciavano un bilancio di 10mila morti solo nelle province tamil. Tamilnet, notiziario web che riflette la voce del movimento tamil, funziona da vera e propria agenzia di notizie di questo governo parallelo. Ecco uno stralcio del bollettino di ieri: "Quadri di Liberation Tigers e di organizzazioni non governative locali stanno lavorando ventiquattr'ore su ventiquattro per portare soccorso e aiuti alla popolazione di Mullaitivu, riferisce il colonelo Soosai, capo dell'ala `tigri di mare' (la marina militare, ndr ) di Liberation Tigers (l'esercito, ndr) . Il colonnello Soosai aggiunge che `nessun aiuto internazionale è giunto finora a Vanni, e stiamo facendo il possibile con le nostre risorse e con l'assistenza che comincia ad arrivare dagli espatriati tamil'". A Colombo il governo ha dichiarato lo stato d'emergenza nazionale; sulla penisola di Jaffna che si protende verso l'India all'estremo nord, e poi lungo la costa orientale giù fino a Batticaloa, il Ltte ha proclamato il proprio stato di emergenza e ha lanciato il proprio appello all'assistenza internazionale.
Nelle province del nord come in quelle orientali o del sud, l'assistenza internazionale potrà aiutare a superare la prima emergenza. Ma quei pochi minuti di domenica mattina hanno lasciato una devastazione profonda. Il bilancio umano, i villaggi cancellati, le strade e ferrovie costiere da ricostruire - e le risaie salinizzate, popme e impianti idrici scomparsi: Sri Lanka sta appena cominciando a rendersi conto delle dimensioni della tragedia che l'ha colpita.
L'altra Colombo.
A Colombo, sulla costa occidentale, la vita appare normale a chi è arrivato ieri sera: strade affollate di luci, negozi, baracchini, ristorantini, voci, profumi, centri commerciali, luminarie natalizie (in onore degli occidentali) che si confondono con le luci colorate dei tempietti buddisti - tutto ciò che è normale nel subcontinente indiano, forse solo un traffico meno caotico del solito. A sud della capitale, là dove la strada comincia ad assomigliare a una pozzanghera nel presagio di quello che seguirà più a sud, trovo da pernottare in un albergo semivuoto: salvo per una surreale festa di matrimonio con abito bianco e bouquet floreali accanto a una piscina invasa di fango.