Giorgio Bocca: Nessun esercito può imporre il suo dominio

10 Gennaio 2005
L'unica vera battuta politica del viaggio del presidente Carlo Azeglio Ciampi in Cina è stata quella sulla fine dell'embargo delle armi fabbricate in Europa. La nostra informazione ha sorvolato, né giornali né televisioni hanno chiesto al presidente della Repubblica le ragioni di una dichiarazione che contraddice il no alla guerra della nostra Costituzione. Non hanno taciuto invece i giornali americani che hanno commentato: "Vedremo i nostri soldati uccisi dai cinesi con armi europee?".
Uno studioso della Cina comunista capitalista come Oscar Marchisio osserva: "La filosofia che sta dietro al vecchio Ciampi è dettata dalla tradizione della realpolitik di andreottiana e democristiana memoria, forse l'unica tradizione di un certo respiro che l'Italia abbia espresso e che considera il ‟pessimismo armato” come unica arma per la pace nel mondo. In sintesi questo pensiero ritiene che fino a che ci fu l'equilibrio armato delle due superpotenze, basato sul terrore atomico, ci furono pace e sviluppo e che con la rottura di questo equilibrio armato ci fu la disseminazione del terrore, un pensiero condiviso da Henry Kissinger come da Giulio Andreotti. Da qui la battuta del presidente che deriva da questo ragionamento: se armiamo la Cina difendiamo la pace armata, costruiamo un nuovo equilibrio basato sul terrore reciproco".
"Questa", aggiunge Marchisio, "sarebbe la tesi ampiamente dibattuta anche dai nostri generali contenuta in un libretto di due giovani colonnelli cinesi, Qiao Lias e Wang Sansui, tradotto e pubblicato dalla Cia nel 2000".
La dichiarazione di Ciampi sull'embargo delle armi è stata certamente sorprendente e ancor più lo è stato il silenzio che l'ha coperto in un paese la cui Costituzione esclude tassativamente il ricorso alla guerra. Non certamente una dichiarazione pro domo nostra, perché la nostra industria degli armamenti non ha la minima possibilità di fare la concorrenza a quelle francesi, tedesche e inglesi.
Ciampi ha parlato per conto della Unione europea? Il riarmo della Cina è un suggerimento datogli dal nostro stato maggiore? Non siamo in grado di entrare in questa tematica da dottor Stranamore. Ci basta fare alcune osservazioni di comune buonsenso.
Prima: l'equilibrio del terrore esiste già e non sembra davvero necessario crearlo vendendo armi alla Cina. Lo stato delle forze armate nel mondo dice che nessun esercito di nessun paese è in grado oggi di imporre il suo dominio.
La risposta del capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, ai soldati americani che protestavano per la scarsa sicurezza dei loro convogli, aerea e terrestre, è stata chiara: "Si fa la guerra con le armi che si hanno non con quelle che si vorrebbero avere".
E alla prova della guerra nell'Iraq si è scoperto che neppure la ricchissima potentissima America è in grado con 140 mila soldati di occupare un paese, garantire l'incolumità dei suoi soldati, impedire che una resistenza male armata le infligga migliaia di morti, abbatta centinaia di elicotteri, faccia dei 15 chilometri di strada fra Baghdad e l'aeroporto una strada della morte.
La rielezione di George W. Bush non ha cambiato un fallimento in una vittoria. È chiaro che la coalizione, dopo tutte le sue dichiarazioni di intransigenza, sta tentando una soluzione politica che le consenta di ritirarsi dal pantano, esattamente il contrario di quanto preventivato, la creazione di uno Stato e di un esercito collaborazionisti che garantiscano non la ricostruzione, ma una lunga guerra civile.
È caduta l'11 settembre del 2001 anche l'illusione di una America fuori dalle offese nemiche e il progetto di scudo spaziale resta un disegno chimerico come dimostrano i suoi fallimenti.
L'equilibrio del terrore c'è, anche se è caduto il muro di Berlino, e Ciampi chi sa perché si dichiara contro l'embargo.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …