Giorgio Bocca: Il paese dei brogli

23 Marzo 2005
Una storia di comune sguaiatezza. Il Tar del Lazio respinge il ricorso di Alessandra Mussolini contro l’esclusione dalle elezioni regionali per flagrante reato di firme false e la battagliera nipote del Duce risponde attaccando il presidente del Tar, l’eccellente dottor Corrado Calabrò che, nel frattempo, con eccellente scelta, di tempo, il governo ha designato alla presidenza dell’Authority delle Telecomunicazioni "Magistrato, ma non solo, appassionato di tennis e di poesia - informano le agenzie - e anche scrittore e saggista letterario, attività per cui ha vinto premi e che gli è valsa una laurea honoris causa conferitagli dall’università di Odessa e Timisoara. Tra le sue opere raccolte di liriche ma anche un romanzo Storia di palpitante erotismo che nel 2001 è arrivato terzo nel premio Strega". Ma la Mussolini non si fa impressionare dalle carriere ministeriali e dagli onori letterari, lei va giù pesante: "Non hanno neanche aspettato un giorno, ormai sono An: Arroganza nazionale. La nomina di Calabrò a presidente dell’Authority delle Telecomunicazioni? Un premio dopo la sentenza". Calabrò smentisce: "Con la sentenza della Mussolini non c’entro nulla". Ma qui conviene fermarsi, il gioco del dire e disdire è ormai dominante nella politica italiana. E questi intrighi alla corte berlusconiana non si fermano di fronte a nessuna bassezza. C’è chi sostiene che la promozione di Calabrò sia un atto di "cafoneria costituzionale" e chi ci vede addirittura una mossa dei suoi nemici per arrestarne la irresistibile carriera. C’è chi ci vede un attacco alla libertà di informazione. "Non stiamo parlando di una vicenda privata" dice il diessino Beppe Giulietti "ma degli arbitri che dovranno gestire quel poco che resta della libertà di mercato e della par condicio. Le premesse non sono bene auguranti". Sullo scandalo delle firme false presentate dalla Mussolini si potrebbe dire come dice il nostro presidente del Consiglio "ma che devo smentire se non c’è nulla da smentire?". Le firme false sono come le tangenti di tangentopoli, ci sono ma non fanno scandalo, e neppure sentenza, ci sono ma "così fan tutti" come diceva Craxi, ci sono ma decine di deputati presi con le mani nel sacco siedono tranquillamente in Parlamento e legiferano in tema di pubblica onestà. Daniele Capezzone il segretario dei radicali italiani ha commentato la decisione del Tar: "Se la Mussolini ha sbagliato è giusto che paghi, ma ora si aprano tutti gli armadi perché gli scheletri da dentro premono: sia quelli del Polo che quelli dell’Ulivo. Mi pare veramente ipocrita che paghi la Mussolini e basta o con lei esponenti di quarte e quinte file di liste in giro per l’Italia". Moriremo dissanguati dai discorsi a pera, dai luoghi comuni di una politica vuota come un osso di seppia. Così fan tutti, le accuse vanno provate, il legale svolgimento delle elezioni, l’interesse della corretta amministrazione: il vaniloquio in televisione e nei giornali continua e intanto mastodontici cadaveri come quello dell’oil for food passano senza che si riesca a fare un nome di chi ci si è ingrassato per decenni. Lo scandalo elettorale di Alessandra Mussolini è una storia di comune sguaiatezza. C’è entrata anche la zia Loren Scicolone. I soliti brogli, il solito colore napoletano, la solita Italia.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …