Giorgio Bocca: Se il nero ritorna senza vergogna

22 Aprile 2005
Nei giorni delle elezioni abbiamo saputo che a Osasio, paese del Piemonte, si era presentata la lista Fascismo e libertà con nove candidati. Pochi? No molti, moltissimi per un piccolo comune di campagna. E il fatto che il nome di lista fosse una imitazione di Giustizia e libertà, con una sua perversa fantasia di accoppiare i contrari, rivelava una affinità con il fascismo confusionario delle origini, populista e squadrista.
Oggi la notizia ‟nera”, anch'essa piemontese, arriva da Condove. Qui i combattenti di Salò hanno in programma per il 27 maggio un incontro con i reduci francesi della divisione ‟Waffen SS Charlemagne che combatté a Berlino in difesa del bunker di Hitler”, come dicono le loro leggende. Perché i reducismi estremi del nazifascismo sentono il bisogno di rievocare in comune la loro sparizione totale, schiacciati dalle armate alleate, nascosti come topi nelle fogne, inventando epiloghi eroici, fantastici, come quella del pilota della inesistente aviazione fascista, sciolta da mesi dai tedeschi, che nei giorni della disfatta si sarebbe opposto da solo alle centinaia di aerei anglo americani.
A difendere il bunker di Hitler, per la verità, non c'era più nessuno, i fedelissimi dopo il suo suicidio e dopo un'allucinante festa danzante, se l'erano squagliata ciascuno verso la sua incerta sorte e l'avanguardia dell'armata rossa trovò solo i resti di un cadavere bruciato nel cortile.
C'è da preoccuparsi per questo reducismo nero poco o tanto che sia? C'è comunque da costatare che oggi e non ieri si sente libero di manifestarsi, vedi i tifosi neofascisti di squadre di calcio come la Lazio che c'erano da sempre, ma che ora non esitano a mostrare svastiche naziste e scritte come ‟Roma è fascista”.
C'è da preoccuparsene sì, perché si accompagnano a un ritorno politico del nero che ha visto sdoganare i neo fascisti ritornati al governo e perché nel mondo è tornata quell'aria avventurosa, irrazionale, feroce, in cui si liberano gli istinti della violenza e la fantasia della demenza ai fascismi indispensabile. Per anni, per decenni, i poteri costituiti, gli Stati sembrano dominanti e invincibili: il popolo rispetta il potere, ha paura delle sue punizioni, obbedisce alle sue regole. Poi arriva quell'aria che risveglia i violenti e gli avventurosi, e allora anche i nove fascisti di Osasio decidono di presentarsi in pubblico, e i camerati di Condove di far festa assieme alle SS francesi, per ora in modo conviviale, in una trattoria del paese, dove cominceranno con gli antipasti piemontesi e finiranno con gli amaretti di Chivasso e una cinquantina di ‟candele nere” o bottiglie di vino.
La ricomparsa dei fedelissimi mi sembra poi che smentisca la leggenda del fascismo inconsapevole e incolpevole, quello che chiede l'equiparazione con i partigiani, quello del combattentismo onesto e apolitico. Eravamo dalla parte di Salò per caso, perché fummo richiamati, per una questione di onore non di politica.
Ma a chi la raccontate? Se voi di Osasio mettete ancora nel vostro contrassegno il fascio repubblicano di Salò, con la scure senza fronde, se voi di Condove amate ancora mangiare e bere con il fascismo francese che fu il peggiore, il più contro natura d'Europa, non sarà che eravate nazifascisti allora come oggi?
L'aria che gira nel mondo è di quelle che danno alla testa, che risvegliano le fantasie e le tentazioni per cui quattro giovanotti disoccupati partono per l'Iraq, si armano di mitra e finiscono in una aggressione e occupazione di cui non sanno niente.
Dieci, vent'anni fa, queste tentazioni non c'erano, i giovanotti disoccupati partivano per andare a lavorare nelle miniere belghe o nei mercati generali di Parigi. I nove di Osasio e i 20 di Condove non vanno presi sul serio? Sono passati sessant'anni dal loro fascismo guerriero. E non vi sembra preoccupante?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …