Beppe Sebaste: Dopo Londra. L’eccezione è la regola

12 Luglio 2005
Uno dei romanzi più belli di Philip K. Dick, scritto negli anni Settanta, Scrutare nel buio (ma una successiva versione di Cronopio, a cura di Gabriele Frasca, riporta la letteralità del titolo, Un oscuro scrutare), racconta la parabola di un agente della Narcotici che si introduce tra i tossici per scoprire chi diriga il traffico di una droga che rende dipendenti le menti migliori. Il mimetismo è perfetto, al punto che la verità emerge solo quando anch'egli sarà un tossico. Ormai impotente, scoprirà che il centro di disintossicazione è anche il centro di produzione della micidiale sostanza, e lui stesso si ritrova a produrla. Del micidiale circolo vizioso, oltre alla bellezza struggente del romanzo, ricordo la scioccante illuminazione che produce nel lettore.
Mi è venuto in mente seguendo gli ultimi eventi della guerra al terrorismo condotta dalle nostre democrazie - guerra che con le invasioni e i bombardamenti di Paesi sovrani ha avuto un esito tale che parrebbe fosse stata in realtà una guerra per il terrorismo. Il circolo vizioso, causa di una disperazione planetaria, lo si constata ovunque: vuoi nella ricerca più o meno esplicita di un nuovo Saddam Hussein per governare l'ingovernabilità di quel Paese martoriato, vuoi per il fatto che gli opposti fondamentalismi si alimentano vicendevolmente, come per anni gli opposti estremismi in Israele e Palestina. Il nuovo ultraconservatore presidente dell'Iran, già al servizio dell'ayatollah, non sfigurerebbe più di tanto alla corte di Bush, ancor meno tra i guerrafondai Padani. Guantanamo è esportabile in un qualunque totalitarismo, non solo islamico, e le crociate nostrane che sovrappongono religione, politica e diritti civili non stonerebbero in un regime talebano. La minaccia di questa indistizione fa paura quanto il terrorismo stesso. E quando l'altra sera al telegiornale ho sentito parlare di leggi speciali, anzi eccezionali, un brivido mi è sceso lungo la schiena, perché diminuisce la differenza tra i nemici delle democrazie e ‟noi”: cosa potrebbe sperare di meglio un Bin Laden della soppressione dei diritti e della vivacità democratica che caratterizza i nostri Paesi, e che fa appunto la «superiorità» di un paese come la Gran Bretagna? ‟Lo stato d'eccezione è la regola”, scrisse un disperato Walter Benjamin negli anni '30. Ma allora cosa ci resterebbe da vincere, di grazia, in una guerra al terrorismo ‟islamista”?

Beppe Sebaste

Beppe Sebaste (Parma, 1959) è conoscitore di Rousseau e dello spirito elvetico, anche per la sua attività di ricerca nelle università di Ginevra e Losanna. Con Feltrinelli ha pubblicato Café …