Massimo Mucchetti: Monopolio del gas. Quando l’Antitrust gioca contro la liberalizzazione

25 Agosto 2005
Che cosa si sta preparando per Snam Rete Gas, il monopolio naturale dei gasdotti nazionali targato Eni? Il settore del gas è ricco. All’Eni assicura un margine operativo lordo di oltre 3 miliardi di euro, che fa gola agli intermediari italiani, magari legati alla politica, e ai produttori esteri. Questi, dalla russa Gazprom all’algerina Sonatrach, sanno che oltre la metà del margine si forma con i ricarichi alle frontiere, e dunque vorrebbero vendere direttamente al cliente italiano. L’alternativa, per i clienti, sarebbe il gas naturale liquefatto, ma i rigassificatori necessari non vengono costruiti, nonostante le chiacchiere. E così, con la rete satura del «suo» gas, l’Eni risulta inattaccabile e la concorrenza inesistente. È in questo quadro che l’Autorità per l’Energia ha rivelato l’insufficienza degli stoccaggi Eni anche ai fini della sicurezza nazionale. Una denuncia che porta nuovi argomenti a sostegno della linea liberalizzatrice. La quale suggerisce di trasferire stoccaggi, partecipazioni nei gasdotti esteri e contratti take or pay da Eni a Snam Rete Gas in vista della fuoriuscita dell’Eni dall’infrastruttura che a quel punto, rafforzata con nuovi investimenti, sarebbe a disposizione di operatori in concorrenza. È facile prevedere che, sebbene la legge Marzano l’obblighi a scendere dall’attuale 50% di Snam Rete Gas al 20% entro il 2007, l’Eni si opporrà tanto più fieramente quanto più il baricentro del gruppo tornasse in Italia dopo l’internazionalismo di Mincato. Su questa linea l’Eni di Paolo Scaroni potrebbe trovare un aiuto inaspettato in un provvedimento Antitrust sull’infrastruttura elettrica. L’Autorità guidata da Antonio Catricalà, infatti, ha autorizzato la Cassa depositi e prestiti a comprare il 30% di Terna, messo in vendita dall’Enel, a patto che la stessa Cdp ceda il suo 10% di Enel, onde evitare la tentazione di distorcere la gestione Terna degli elettrodotti ad alta tensione a favore dell’Enel medesima. Poiché Snam Rete Gas fa, nel suo campo, lo stesso mestiere di Terna, è ovvio prevedere che quando, in ossequio alla Marzano, la Cdp fosse pronta all’acquisto del 30% di Snam Rete Gas, l’Antitrust gli imporrebbe di disfarsi del 10% di Eni. Con l’effetto, inaccettabile per il governo, di rendere scalabile il colosso petrolifero. Su Terna, la Cdp tirerà diritto ricorrendo al Tar e sperando nei 4 anni ottenuti per «mettersi in regola». Ma su Snam Rete Gas ha già tirato il freno. E così, agitando un pericolo improbabile (nessuno ha mai contestato Terna, nemmeno durante la gestione Enel), l’Antitrust ottiene l’effetto reale di rendere più difficile la riforma nel gas. Il governo, infatti, faticherà a varare per Snam Rete Gas un decreto attuativo uguale a quello contestato per Terna. D’altra parte, un collocamento alla cieca della quota Eni esporrebbe il monopolio naturale dei gasdotti al rischio di scalate, magari da parte di produttori esteri. Le direttive Ue e la Marzano (che fissa un limite del 5% al diritto di voto, fatta salva la Cdp) vieterebbero un simile esito. Ma qual è la tenuta dei governi e delle autorità nell’Italia delle Edison e delle Antonvenete? Nel dubbio, il risultato potrebbe essere lo stop alla liberalizzazione. Contro l’Autorità per l’Energia saranno evocati i fantasmi di Gazprom e Sonatrach. E l’Italia rinvierà sine die la risposta al nodo cruciale: abbiamo o meno la convenienza e la capacità di aprire il mercato nazionale del gas ai produttori internazionali, potenziando i gasdotti così da aumentare l’offerta e diminuire i prezzi, e, al tempo stesso, abbiamo o meno il coraggio di lanciare l’Eni nel mondo per recuperare all’estero i margini che perderà in casa?

Massimo Mucchetti

Massimo Mucchetti (Brescia, 1953) è oggi senatore della Repubblica. Ha lavorato al “Corriere della Sera” dal 2004 al 2013. In precedenza, era stato a “l’Espresso” per diciassette anni. E prima …