Giorgio Bocca: L'Occidente non fa più paura a nessuno

26 Agosto 2005
Il presidente del Consiglio e il suo ministro degli Esteri accusano di tradimento l'opposizione che osa annunciare, in caso di vittoria elettorale, il ritiro dei nostri soldati dall'Iraq e la nostra televisione continua a proporci servizi strampalati sulla nostra spedizione militare che si occuperebbe di pace e di ricostruzione, ma continuando a presidiare il territorio di Nassyria con carri armati ed elicotteri blindati. Fra una popolazione così amica che siamo costretti a stare in un campo blindato. Continuiamo cioè a negare che la guerra di conquista voluta dall'America è fallita e che una sistemazione imperialistica del mondo oggi è all'evidenza impossibile. La guerra all'Iraq di Saddam partì con due obiettivi: la rapida conquista militare e la pronta ricostruzione del paese a modello americano. E siamo a questo: ogni giorno la ribellione uccide i soldati americani e fa strage dei collaboratori iracheni e la ricostruzione cammina all'incontrario, l'occupazione continua a distruggere e non c'è ancora un programma organico di ricotruzione. Lo hanno ammesso in questi giorni i generali e i politici di George Bush. Gli Stati Uniti sono entrati in guerra avendo quale unico progetto di ricostruzione la spartizione del bottino fra le grandi compagnie petrolifere e logistiche.
La sistemazione imperiale risulta impossibile o comunque costosissima in maniera innegabile. La guerra che doveva far sparire il terrorismo dalla faccia della Terra lo ha allargato all'Europa e al mondo arabo; ci sono state stragi in Spagna, in Inghilterra, nel Sinai; l'Occidente intero vive nell'angoscia di nuovi attentati, di nuove stragi, e assiste impotente alla moltiplicazione del terrorismo per imitazione o per moda, come è il caso dell'ultima ondata. L'imprendibilità del capo del terrorismo Bin Laden non è solo una vicenda misteriosa e avventurosa da 'Mille e una notte' o da grande vecchio della Montagna, è la prova delle complicità diffuse in tutto il mondo islamico, di un livello tecnologico alto e altissimo. Non si è ancora capito in che misura il Pakistan sia alleato dell'Occidente, in quale misura del terrorismo. Si è arrivati a vere proprie sfide aperte all'America.
L'Iran degli ayatollah si è dato per capo del governo un estremista con trascorsi terroristici e continua nel suo ricatto nucleare. I talebani si muovono e attaccano l'Afghanistan; e il Turkmenistan, una piccolissima potenza, ha addirittura cacciato su due piedi gli americani dai suoi aeroporti, da cui tenevano sotto tiro le cerniere fra Europa ed Asia. Con un secco annuncio spedito per posta in risposta a una interferenza del segretario di Stato americano Condoleezza Rice, che gira il mondo dando a tutti lezioni di democrazia.
Si è capito in questi mesi che la partita per il controllo delle fonti energetiche è aperta, troppo rischiosa e costosa per risolverla con le armi. Lo spostamento a Est dell'apparato militare americano è costato un fiume di dollari e non ha ottenuto alcun visibile vantaggio strategico. L'Occidente resta sotto tiro: il suo rapporto con le grandi potenze asiatiche, la Cina e l'India, resta di cauta attesa. Non ha neppure la forza per richiamare all'ordine nucleare un piccolo paese affamato come la Corea del Nord. In questo contesto mondiale la pretesa del nostro governicchio di fare la faccia feroce e di esibire la fedeltà atlantica fa parte di una politica velleitaria , servile, mortificata. Il capo del governo ha l'impudenza di paragonare la sua Italia, grande fra i grandi, alla 'italietta' del Regno e della Prima Repubblica, vantandosi di averla riscattata dalle passate umiliazioni. E finge di non accorgersi che non ha più un posto rispettabile nella politica internazionale e nei confronti fra le nazioni.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …