Danilo Zolo: Iman Bouchta. La sindrome crociata

07 Settembre 2005
Anche il ministro Pisanu, da molti celebrato per la sua moderazione ‟democristiana”, sembra ormai contagiato dalla sindrome paranoica Pera-Fallaci. Per sconfiggere il terrorismo internazionale è necessaria una lotta senza quartiere contro il mondo islamico. Occorre usare ogni possibile strumento di repressione e non andare troppo per il sottile quanto ai diritti delle persone. Si tratta di un'autentica allucinazione politica, sostanzialmente autolesionista, poiché chiude gli occhi di fronte alle motivazioni profonde del terrorismo e si produce in arroganti provocazioni e istigazioni all'odio e alla violenza. Ignora la potenza e la lucidità strategica delle organizzazioni terroristiche e si accanisce ottusamente contro persone inermi. Si illude di garantire la sicurezza degli italiani perseguitando esponenti del mondo islamico, soltanto perché impegnati nel proselitismo o perché fautori della liberazione dei paesi islamici dalla violenza e dalla oppressione dalle armate occidentali. Il caso delle espulsione dell'imam torinese Bouiriqi Bouchta, deciso ieri dal ministero degli interni, rientra in questa tipologia paranoica.
L'iman Bouchta è una personalità ben nota in Italia, che ha sempre testimoniato pubblicamente la sua fede e le sue convinzioni politiche, persino partecipando a trasmissioni televisive di rilievo e di legittimità più che parlamentare, come ‟Porta a Porta” di Bruno Vespa. Opinioni radicali e opinabili, certo, ma del tutto legittime in un paese democratico. Ora, all'improvviso, l'imam viene cacciato dall'Italia, dove viveva e lavorava da anni. Viene espulso con provvedimento amministrativo senza che gli venga imputato alcun crimine o alcuna attività che possa esser interpretata come pericolosa per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato. La motivazione è: proselitismo e vicinanza ad ambienti radicali. Una motivazione così indeterminata da essere niente più che una legalizzazione dell'arbitrio repressivo, poiché consente la limitazione della libertà personale sulla base di semplici indizi o di indagini di intelligence destinate a restare segrete e insindacabili.
Si tratta di una motivazione che è stata legittimata dai recenti provvedimenti varati dal governo Berlusconi in tema di lotta contro il terrorismo: il famigerato ‟pacchetto Pisanu”, appunto. Con questi provvedimenti non solo è stata introdotta una serie di misure lesive di diritti di libertà e della privacy degli italiani, ma si sono sottoposti gli stranieri a più pesanti discriminazioni. Si sono dilatate le ipotesi di espulsione e si è di fatto cancellata anche la competenza della magistratura amministrativa: qualsiasi provvedimento del Tar non avrà l'effetto di sospendere l'espulsione dello straniero e passeranno anni prima che egli possa ottenere giustizia, se mai l'otterrà. Prosegue dunque l'erosione degli istituti più delicati dello stato di diritto. I risultati sono sempre più paradossali e allarmanti. È paradossale ritenere che uno straniero colluso con il terrorismo internazionale cessi di rappresentare un pericolo solo perché collocato fuori dai confini italiani. È sempre più allarmante l'affermarsi di una concezione inquisitoria e poliziesca della sicurezza, che trasforma il sospetto in atto di accusa e colpisce l'integrità delle persone senza minimamente preoccuparsi di provarne l'offensività e pericolosità sociale. Questa non è sicuramente la strada che porta alla pace, né alla chiusura delle ‟porte dell'Inferno” che l'aggressione all'Iraq ha tragicamente spalancato.

Danilo Zolo

Danilo Zolo ha insegnato Filosofia del diritto e Filosofia del diritto internazionale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze. È stato Visiting Fellow in numerose università inglesi e statunitensi e …