Gianni Rossi Barilli: Unioni di fatto. I vescovi riattaccano
Si comprende dunque l'acredine. Un po' meno i colpi bassi populistici. Come l'appello rivolto dai vescovi a governo e istituzioni a concentrarsi ‟sui problemi reali delle persone, delle famiglie e soprattutto delle famiglie a basso reddito”. Chi vive more uxorio al di fuori dal sacro vincolo, in sostanza, non è persona. O forse non è reale. ‟Da decenni - aggiungono i vescovi -mancano in Italia politiche per la famiglia fondata sul matrimonio”. Se così è, data l'influenza esercitata dalla chiesa cattolica sulla politica italiana negli ultimi decenni, qualche responsabilità non dovrebbe forse assumersela anche la Cei? Ciò che conta, si capisce, non è questo ma ribadire che i Pacs non passeranno. Anche perché, dicono ancora i vescovi, ‟non ce n'è nessun bisogno”. E quand'anche ce ne fosse, come ha autorevolmente sostenuto di recente anche monsignor Rutelli, si tratta di esigenze che si possono soddisfare ‟nell'ambito del diritto privato”.
La chiesa dunque, garantisce Betori, ‟non si lascia certo intimidire e non verrà mai meno, nell'esercizio del discernimento evangelico e della carità pastorale, al suo dovere di parlare in modo forte e chiaro per illuminare i credenti e tutti gli uomini di buona volontà”. E guai a chi le chiama ingerenza. Si tratta piuttosto del ‟costruttivo contributo del cattolicesimo al bene e allo sviluppo della nostra amata nazione”. Berlusconi, in confronto, è un vero dilettante.
Fortuna che almeno il pio segretario dei Ds Piero Fassino è sincero. Per questo ha confessato in pubblico di essere un credente in privato e ieri è tornato a difendere una posizione garantista verso le ingerenze vaticane sulla politica italiana. ‟Credo sia sbagliato - ha dichiarato ieri a Sky tg24 - dire che Ruini abbia interferito. Ma come si può chiedere alla chiesa di tacere su certe questioni?”. Il problema casomai è come i sedicenti laici si lasciano condizionare dalle libere opinioni del Vaticano. Su questo però Fassino respinge ogni eventuale critica. Perché si autodefinisce come ‟il leader politico che più si è esposto nel difendere la laicità”. L'uso del linguaggio è già inquietante e spinge a dubitare della buona fede del segretario della Quercia. Siamo messi proprio male, se anche per il capo del principale partito laico e di opposizione la difesa dei valori laici (cioè in Italia di un minimo di autonomia dello stato rispetto alla chiesa cattolica) non è una condizione di partenza ma una scabrosa questione sulla quale si decide ‟di esporsi” a proprio rischio e pericolo. Ma così è. Fassino comunque, per la cronaca, è a favore dei Pacs.
Forse ciò che turba la coscienza dei leader politici del centrosinistra sono i sondaggi riportati dalla stampa, a cui per non lasciar nulla di intentato si aggrappano perfino i vescovi, secondo i quali la maggioranza degli italiani è contraria al riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali, anche se non di quelle etero. Un'ennesima indagine di opinione riportata ieri dal ‟Corriere della Sera” ci dice che il no degli italiani alle unioni omosessuali è in relazione diretta con i bassi tassi di scolarità e con l'appartenenza a generazioni che si sono formate nei pregiudizi di tradizione. Se la politica, oltre che marketing, fosse anche un po' pedagogia, i leader del centrosinistra potrebbero trovare in questo fatto degli stimoli interessanti. La tragedia è che anche loro, su certi argomenti, avrebbero bisogno di un corso di aggiornamento