Giorgio Bocca: Quando si farà la contabilità dell'Iraq?

03 Ottobre 2005
"Bisogna restare". "Andarsene adesso equivarrebbe a consegnare l'Iraq alla guerra civile, alle sue ferocie, ai suoi massacri". I premurosi benpensanti, i filantropici affaristi! Questi gli avvertimenti, i consigli che illustri uomini politici e di chiesa, il presidente del Consiglio Berlusconi e il cardinal Sodano, ripetono con un tono che non ammette repliche.
Non hanno letto i giornali? Non hanno visto la televisione? La guerra civile c'è già, fa migliaia di vittime, ogni giorno la resistenza, la ribellione, il terrorismo, chiamatelo come volete, attaccano i convogli americani. Assediano il governo fantoccio per le inevitabili sanguinose ritorsioni. E quelli imperterriti: "Non bisogna cedere", "la sinistra pusillanime vuol cedere". E già che ci sono rilanciano il loro militarismo demente: "Bisogna invadere il Venezuela, mettere a posto quel castrista di Chavez. Bisogna dare una lezione all'Iran al suo presidente terrorista".
Che senso ha questa eccitazione militaresca mentre l'operazione Iraq è bloccata e perdente, mentre tutti gli alleati cercano di defilarsi, di andarsene. La più grande potenza del mondo non ce la fa a domare un paese sottosviluppato, non trova più gli uomini per tutte le sue guerre e per riparare i suoi disastri naturali, deve richiamare i soldati dall'Afghanistan per contenere il caos di New Orleans e questi vogliono restare nel pantano, ne vogliono altri e peggiori? Si direbbe che l'unico rimedio dell'operazione disastrosa sia quello di tacere, di non raccontare che cosa è questa dissennata occupazione di due paesi del Medio Oriente, l'Iraq e l'Afganistan.
C'è una domanda a cui i servizi di informazione americani e nostri non hanno neppure tentato di rispondere: come vive o sopravvive in guerra una città come Baghdad con milioni di abitanti? Chi l'amministra se gli occupanti stranieri stanno nei loro campi trincerati e il governo quisling che hanno voluto viene quotidianamente fatto a pezzi dagli attentati, costa ogni giorno centinaia di persone uccise e migliaia di feriti?
Se stiamo alle esperienze fatte durante la guerra mondiale nell'Europa occupata dai tedeschi, possiamo dire che si tira avanti consumando le riserve e affidandosi ad amministrazioni automatiche attendiste ma non neutrali. Voglio dire che nell'Italia occupata si era messa a funzionare non una amministrazione tedesca e meno che mai fascista, ma quel che restava dello Stato che assicurava un minimo di servizi, attendista nel senso che sopravviveva nell'attesa che la guerra finisse, ma non neutrale, perché sapeva che poteva finire in un unico modo, la sconfitta degli occupanti.
La ‟zona grigia” inventata dagli storici non è mai esistita, c'era la zona della sopravvivenza e dell'attesa. Solo a guerra finita sapemmo che cosa c'era costata quell'amministrazione di fortuna, quel sistema provvisorio: il patrimonio zootecnico, le vacche da latte, diminuite di 600 mila capi in 30 mesi, dimezzati gli ettari coltivati a riso o a bietole, il Piemonte senza olio, la Liguria senza burro, il pesce scomparso, milioni di persone ridotte a diete di sopravvivenza, pagati ogni mese agli occupanti 7 miliardi di lire di allora più le spese per i trasporti ferroviari, le fortificazioni, gli alloggiamenti. La macchina fiscale impotente, le esattorie bombardate, il disavanzo salito a 182 miliardi, le comunicazioni distrutte, Torino e Milano da ricostruire.
E le cifre dell'Iraq quando le sapremo? Quanti morti è costata veramente l'occupazione? Quasi 100 mila nella sola Nassiriya la cui popolazione venne evacuata per le necessità militari americane e, al ritorno, fotografata e schedata per combattere il terrorismo.
Bisogna restare nell'Iraq, è da vili, da deboli abbandonare l'Iraq alle sue fazioni. Come no? Intanto a far la fame, a morire sono gli iracheni e i conti, se si faranno, li faremo a spese del petrolio iracheno.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …