Vanna Vannuccini: Iran. "Ahmadinejad dovrà moderarsi". Colloquio con Emadeddin Baghi
Le recenti affermazioni di Mahmud Ahmadinejad fanno temere che il presidente voglia riportare l´Iran agli anni dell´isolamento internazionale. E´ un incidente o c´è un disegno?
‟Le parole di Ahmadinejad sono in contrapposizione con la politica formale perseguita in passato dall´Iran. Hashemi Rafsanjani dichiarò durante la sua presidenza che l´Iran considera Israele illegittimo ma non prenderà parte ad alcun tentativo per distruggerlo. La Repubblica islamica ha approvato la risoluzione 242 dell´Onu, che prefigura l´esistenza di due Stati. Tutti hanno sempre saputo che l´Ayatollah Khomeini aveva detto che Israele andava radiato dai libri di storia, ma questo prova solo che anche le sue affermazioni non hanno un valore assoluto. Come è accaduto in altri casi. Potrei fare diversi esempi per dire che riferirsi a una singola frase pronunciata 25 anni fa è contrario alla prassi della Repubblica islamica ed è in contrapposizione con le politiche perseguite dalle autorità iraniane da sedici anni. Una delle principali teorie di Khomeini era del resto quello che lui definiva "l´impatto del tempo e dello spazio sul ragionamento religioso individuale": questo significa che era un pragmatico, non un fondamentalista. Non credo ci sia un disegno dietro le parole del presidente. Forse crede ancora di essere l´attivista politico che parla a un raduno di Ansar Hezbollah”.
Le sue mosse successive, come il ritiro degli ambasciatori moderati, fanno però pensare che non tornerà facilmente indietro.
‟L´occidente sta approfittando delle affermazioni illogiche di Ahmadinejad per esercitare pressioni sul programma nucleare. I riformatori, che non concordano con quelle posizioni, restano ancora un potere significativo. Ma nemmeno il regime ha seguito la sua linea, come avremmo potuto aspettarci; dunque l´Occidente non dovrebbe prendere le sue asserzioni troppo sul serio ma rimettere i piedi sulla terra, soprattutto dopo che il Leader ha usato parole molto più moderate. E´ bene non avere posizioni negative: invece di attaccare Israele sosteniamo i palestinesi. Se loro hanno accettato la soluzione di due Stati dovremmo noi essere più cattolici del Papa? A meno di pressioni esterne troppo forti, Ahmadinejad sarà portato su una via di moderazione. Ha già reso la vita più facile ai fautori della linea dura contro l´Iran. Non bisogna dimenticare che Israele ha avuto un comportamento aggressivo verso l´Iran, un esempio è la continua minaccia di attaccare le centrali nucleari, e questo ispira frasi come quelle di Ahmadinejad”.
Oggi l´Iran ha detto di essere pronto a riprendere il negoziato con l´Unione Europa. Lei è ottimista?
‟Io sono un attivista dei diritti umani, e considero che dei diritti umani facciano parte a pieno titolo anche quelli sociali ed economici e culturali. Per risolvere i problemi della "povertà, corruzione e discriminazione", come ha promesso Ahmadinejad, bisogna creare posti di lavoro e incoraggiare gli investimenti. Quando Ahmadinejad, con una debolissima maggioranza, vinse le elezioni a giugno promettendo giustizia sociale, sperammo almeno che avrebbe migliorato le cose in questo campo. Ma sorprendentemente il tipo di politiche che fa sono l´esatto contrario. Con queste politiche non si ottengono investimenti, non si aumenta la fiducia, non si crea un senso di collaborazione solidale tra la gente. Al contrario il risultato è stato una fuga di capitali. Perciò non vedo altra via per il governo che quella di ridurre le tensioni e ricreare la fiducia, altrimenti porterà il paese e se stesso a una crisi drammatica e i diritti umani saranno ancora più drammaticamente violati”.
Lei ha creato una associazione per la difesa dei diritti dei detenuti. Com´è la situazione nelle carceri? Si è molto parlato di Akbar Gandhi, che dopo lo sciopero della fame è stato riportato in prigione e in isolamento.
‟Ci sono oggi in Iran 130.000 detenuti ordinari su una popolazione di 68 milioni. I prigionieri politici sono tra 40 e 50. Poi ci sono tra 200 e 300 persone accusate di far parte di gruppi armati. La condizione generale di molti detenuti è molto peggiore di quella che si pensa in Occidente. Ma le chance della loro liberazione sono maggiori se non ci sono interferenze dall´esterno, salvo che da parte delle Associazioni internazionali per i diritti umani dopo un´accurata investigazione indipendente. Altrimenti si rischiano reazioni indesiderate