Onnipotente come Alice. Colloquio con Lella Costa
29 Novembre 2005
Passionale con leggerezza, impegnata con ironia, Lella Costa sommerge con un diluvio di parole ed emozioni. Dove si confondono la contentezza per la laurea conquistata due giorni fa da Arianna, la figlia più grande, e l’eccitazione per il debutto del nuovo spettacolo, ‟Alice, una meraviglia di paese”, martedì al teatro Grassi. Perché Alice? ‟Il mio mestiere è fatto di coincidenze. Due anni fa, Antonio Marras, grande stilista e amico, dopo una sfilata sognante, mi dice: Dovresti fare Alice’. E io Facciamola insieme!’. Infatti è suo questo meraviglioso abito di scena...”. Così, doppia svolta: dopo Shakespeare e Verdi, Carroll. Nella regia: dopo Vacis, Gallione. ‟Era il momento di cambiare famiglia. Ho cercato dei complici, forse avevo voglia di un’altra luce, di un altro passo. Sapevo che il romanzo di Carroll era per Gallione il libro della vita. Poi ho chiamato Massimo Cirri e Adriano Sofri, che ha scritto pagine bellissime sui bambini di Beslan. E la prigione è proprio la negazione della favola, del sogno”. Ma Carroll e i suoi spericolati non sense sono un pretesto? ‟Interi episodi, interpretati con passione filologica, sono anche grimaldelli’ per esplorare alcuni luoghi dell’indicibile contemporaneo. Poi, racconto la storia di Federico Nessuno, che ha 7 anni e 6 mesi come Alice, quando i nazisti gli sterminano la famiglia e lui diventa cieco. Sette anni dopo riconoscerà dalla voce i suoi torturatori. Per Alice, invece, il tempo è circolare, non c’è inizio, non c’è fine, è il senso di onnipotenza della nostra generazione. Sono due metafore della politica”. L’infanzia, con il suo carico di ingiustizie, e il tempo sono dunque i temi forti... ‟C’è una frase bellissima che una regina dice ad Alice: Avresti dovuto vedere il tempo che c’era ai miei tempi’. Oppure un’altra regina trascina Alice in una corsa forsennata, ma alla fine sono sempre nello stesso posto!”. Mai pensato di abbandonare il monologo? ‟Sì, nel 92, s’intitolava "Due", però sono affezionata a questa mia identità. Al di là dei narcisismi, sei protagonista ma sei anche fragile, ogni volta scelgo in base a un’urgenza creativa. Ma mi piacerebbe fare un grande spettacolo con compagni di strada come Rossi, Bisio, Maglietta. Dovremmo avere lo stesso sentimento, niente nostalgia, né furbate”. Di tempo a Milano ce n’è sempre poco, soprattutto per chi, come lei, è impegnata su molti fronti, non ultimo quello di presidente del Cemp, storico consultorio laico. ‟È un privilegio stare in contatto con realtà diverse. Quello che detesto di Milano è che abbia abdicato al suo valore d’uso. Vendiamo tutto. È triste che al parco non mettano le panchine ma i tavolini del bar”. Non ha voluto candidarsi come sindaco... ‟Ogni volta me lo propongono, la cosa mi gratifica, mi emoziona, ma non è il mio mestiere. E se un giorno dovessi decidermi, dovrei studiare prima, sono di vecchio stampo!”. Dunque Ferrante o Fo? ‟Mettiamoli insieme! È un peccato che Dario e Franca si siano messi in questa contesa. Lo dico con tutto l’affetto e l’ammirazione possibili. Ma la priorità è riconquistare Palazzo Marino, o no?”. Ora e sempre femminista? ‟Detesto il prefisso ex, non sono mica un calciatore che ha cambiato squadra!”. E gli uomini? Sono analfabeti sentimentali? ‟Niente di personale, ma sì, magari analfabeti di ritorno. Nello spettacolo mi vendico, sfogando la mia avversione per Peter Pan”. Tre figlie, 22, 13, 8 anni, un cane femmina, e suo marito? ‟È impeccabile, oltre che in evidente minoranza, ma gode di questa vicinanza col mondo femminile”. Tornerà in tivù? ‟Non ho mai avuto grandi spazi, quando vengo ospitata mi diverto, lì anche il più elementare buon senso ha un effetto deflagrante. Con Natalino Balasso farò su La 7 un programma sui miti greci, che sono la madre di tutte le soap opere e i reality show”. E la satira? ‟Mi preoccupa un Paese dove può parlare di politica solo chi è iscritto all’albo, ma non credo a diktat del monarca. I peggiori sono i più realisti del re che finiscono per stroncare qualsiasi vitalità e trasformare Celentano in un maître-à-penser”. Eve Ensler dice alle donne: ‟Smettetela di aggiustare il vostro corpo, non è mai stato rotto”. Lella-Alice è d’accordo? ‟Abbastanza, l’inadeguatezza fisica è un problema di Alice, sempre troppo grande o troppo piccola. Ma il martellamento oggi è violento, capisco lo smarrimento di chi ci casca, a un certo punto ti accorgi che invecchi solo tu! Io mi tingo i capelli, mi trucco, ma penso di dovere rispetto e amore a un corpo che mi ha permesso una vita fantastica”.
Lella Costa
Lella (Gabriella) Costa dopo gli studi in Lettere e il diploma all'Accademia dei Filodrammatici esordisce nel 1980 con il suo primo monologo: Repertorio, cioè l'orfana e il reggicalze. È l'inizio …