Giovanni Pons: Lo scandalo calcio. Colloquio con il commissario Guido Rossi

30 Giugno 2006
La giustizia non piace a nessuno, è diventata un affare privato che ognuno vuole gestire per conto proprio, compresi i giornalisti”. Lo sfogo di Guido Rossi, commissario della Figc, all’indomani dei deferimenti comunicati dal procuratore generale Stefano Palazzi, è quello di un uomo di diritto che combatte la sua battaglia per il rispetto delle "regole" in un Paese che non ama le "regole". La dimostrazione dell’anomalia italiana viene leggendo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, il quale senza svolgere alcun processo autoassolve il suo Milan da qualsiasi comportamento illecito (‟il riferimento al Milan non ha alcun fondamento”, ha detto l’ex presidente del Consiglio) secondo un modo tutto particolare di intendere la giustizia. Ma ormai la macchina della giustizia sportiva è avviata e sarà difficile fermarla. ‟E invece la giustizia è autonoma, ha le sue procedure, prevede un diritto alla difesa che è diverso dal diritto alla riservatezza anche se qualcuno tende a far credere il contrario”. Il professore nelle ultime ore si è scontrato con l’impatto mediatico degli scottanti deferimenti di squadre e dirigenti di calcio emessi dal procuratore federale Stefano Palazzi. Il comunicato stampa di giovedi sera della Figc, divulgato poco dopo la vittoria della Nazionale contro la Repubblica Ceca, conteneva i nomi delle squadre che hanno commesso illeciti ma non quelli dei soggetti coinvolti nello scandalo. E i giornalisti si sono inalberati. Ma Rossi difende a spada tratta il suo operato: non c’era un problema di privacy o di deferenza rispetto ai potenti, come qualcuno ha scritto, ma un banale rispetto dell’incolpato: è giusto e corretto che gli atti delle indagini vengano consegnati prima all’indagato che ai giornali. ‟Non si possono fare i processi sulla stampa”, ripete dall’aeroporto di Amburgo, prima di imbarcarsi per tornare in Italia. Dal punto di vista tecnico, la procedura adottata è stata studiata nei minimi dettagli. Le squadre hanno ricevuto gli atti giovedi sera in accordo con la Consob che ha richiesto a Juventus e Lazio, le due società quotate in Borsa, di emettere un comunicato alla riapertura dei mercati di venerdi. Per i 26 soggetti deferiti, invece, il neo presidente della Caf Cesare Ruperto ha dovuto verificare, una a una, le notifiche del provvedimento di Palazzi e poi inviare gli atti con cui si instaura il dibattimento. Un lavoro non semplice, coordinato dal vicecommissario Paolo Nicoletti e compiuto in circa 14 ore grazie anche al servizio di posta celere delle Poste che permette di verificare in tempo reale che le notifiche siano andate a buon fine. Il tutto per evitare che gli interessati si ritrovassero il nome sui giornali prima di ricevere la documentazione e anche per evitare eccezioni strumentali da parte delle difese. Fatto comunque puntualmente avvenuto con la complicità delle squadre deferite e dei loro avvocati. Con l’arrivo dei deferimenti si è anche risolta la spinosa questione del presidente della Lega Adriano Galliani. Il quale ha rassegnato le dimissioni non senza una coda di polemiche: ‟Sono l’unico a non comparire nella lista degli indagati della Procura di Napoli”. Ma che la posizione di Galliani non fosse così limpida si sapeva da alcune settimane. Era stato lo stesso Guido Rossi, in un faccia a faccia a Milano, a consigliargli il passo indietro prima del precipitare degli eventi. Ma Galliani, sostenuto a gran voce da Berlusconi, è rimasto in sella nonostante il palese conflitto di interessi che rivestiva e aspettando con sicurezza i provvedimenti della giustizia sportiva. ‟Il conflitto di interessi è un principio generale del diritto”, tuona il professore che in materia ha scritto più di un libro. Come fa Galliani a rappresentare tutte le società di calcio se in primo luogo è vicepresidente del Milan? è chiaro, quindi, che il prossimo presidente di Lega non potrà essere un esponente di una squadra di calcio perché il problema verrebbe riproposto con egual forza. Occorre un tecnico di fiducia, eletto dalle società, ma che abbia sufficiente indipendenza per rappresentare tutte le componenti nelle varie sedi istituzionali. Tuttavia, prima di arrivare a ciò, bisogna riscrivere le regole del calcio ponendo la Figc di nuovo al centro del sistema e svincolandola dalla morsa dei regolati. Ora che le emergenze sono terminate, i processi sportivi avviati, si può lavorare a questo obbiettivo ambizioso. Rossi e il suo staff contano di arrivare al traguardo entro fine novembre, non oltre. In tutto questo marasma non mancano le note positive. Il supporto delle istituzioni, in questi difficili frangenti, c’è stato e Rossi ne è ben consapevole. ‟Sono stato aiutato dalle istituzioni che vogliono il rispetto delle regole, nel caso specifico le procure di Napoli e Roma, il Csm l’Antitrust. Non è un Paese senza anticorpi e partendo da queste basi si può rimettere in moto il sistema”. E, forse, anche il Paese.

Giovanni Pons

Giovanni Pons lavora alla redazione milanese de ‟la Repubblica” come caposervizio dell'economia. Ha esordito a ‟Milano Finanza” e ha scritto successivamente per altri periodici specializzati: ‟Investire”, ‟Borsa & Finanza” e …