Alessandra Arachi: La comunità ebraica. “L’equivicinanza? È una parola che rifiutiamo”

04 Luglio 2006
I novanta delegati delle comunità ebraiche sono qui per eleggere un nuovo presidente, ma anche per un dibattito che punta occhi ed orecchie sul dramma della striscia di Gaza. Sul sogno della pace in Medioriente. Cosa farà l’Italia? Come si muoverà il nuovo governo italiano in questo senso? ‟Ho molta fiducia nel nuovo ministro degli Esteri, se non altro per la grande esperienza di Massimo D’Alema”. Tullia Zevi è qui quasi ad honorem, delegata di una circoscrizione romana. ‟Credo che il suo concetto di equivicinanza sia molto importante. Basta che sia reale, effettivo e costruttivo”. Equivicinanza tra Israele e Palestina: è un concetto, quello espresso dal ministro degli Esteri, che infiamma molto gli animi qui dentro. Soprattutto quelli dell’anima destra dell’Ucei. ‟Soltanto la parola è un’aberrazione: non si può mettere sullo stesso piano uno stato democratico e un altro che si basa sul terrorismo”. Riccardo Pacifici, portavoce della comunità romana, non usa mezzi termini: non ha fiducia nel nuovo ministero degli Esteri, a partire da D’Alema, passando per i due sottosegretari Ugo Intini e Bobo Craxi. ‟Soprattutto Craxi”, dice. E spiega. ‟Sta continuando a dire quello che diceva suo padre che è stato la peggiore linea del governo italiano, assolutamente filopalestinese”. Riccardo Pacifici come Giorgio Israel, un altro delegato della sua stessa ‟Lista per Israele”. Dice: ‟Non ho fiducia in questo ministero degli Esteri. Mi sembra che pensando di accomunare uno stato democratico con uno stato terroristico non faccia altro che schierarsi automaticamente dall’altra parte”. Duro anche il giudizio sui due sottosegretari Intini e Craxi: ‟Si portano dietro il vecchio concetto socialista, quello che non riesce a condannare un governo terrorista come quello di Hamas che ha dentro il suo statuto la distruzione dello Stato d’Israele”. Ma Amos Luzzatto non ci sta. Lui che si è dimesso da presidente pochi mesi (per motivi di salute) guarda con molto favore ai nuovi ospiti della Farnesina. ‟Perché io giudico le persone da quello che dicono e che fanno”, dice Luzzatto. E spiega: ‟Il ministro D’Alema ha condannato il terrorismo. Non ha ritenuto Hamas un interlocutore credibile. Ha proposto una soluzione di due stati con la sicurezza dello Stato d’Israele. E allora? Non è questo che vogliono gli ebrei? O diciamo che questo è un falso, ma lo dobbiamo dimostrare, oppure dobbiamo dire che questo è quello che vogliamo anche noi”. Concorda Emanuele Fiano: lui è un consigliere nazionale uscente che non si candiderà più perché è stato eletto deputato, lista dell’Ulivo. ‟Ma per adesso mi fido soltanto di quello che dice il vicepremier e ministro degli Esteri. Mi ha preoccupato un bel po’un’intervista che ha rilasciato Ugo Intini dove parlava dell’intervento israeliano a Gaza e lo giudicava un’aggressione”. Preoccupati per i sottosegretari Craxi e Intini anche due delegati di Giovani Insieme (una lista della sinistra dell’Ucei), Claudia Fellus e Roberto Coen. ‟Dalla Farnesina arrivano troppe dichiarazioni contrastanti”, dicono e poi spiegano che anche per loro in concetto di equidistanza espresso da D’Alema è fonte di preoccupazione. Non è così per Victor Majar, delegato della loro stessa lista: ‟Al ministero degli esteri sono arrivate tutte persone capaci: conosco bene tutti i sottosegretari e sono certo che lavoreranno bene”. Il neuropsichiatra Gabriel Levi non vuole dare giudizi sul nuovo governo italiano. ‟Mi sembra troppo presto, sono abituato a giudicare i fatti. Spero soltanto che terranno ben presente la cosa più importante: che lo stato d’Israele deve entrare a far parte dell’Europa. Fatto questo la pace è automatica, tempo sei mesi”.

Alessandra Arachi

Alessandra Arachi, nata a Roma nel 1964, giornalista al “Corriere della Sera”, con Feltrinelli ha pubblicato: Briciole. Storia di un’anoressia (1994), da cui è stato tratto l’omonimo film per tv con la …