Paolo Di Stefano Supervincitore del Premio Mondello. La motivazione
La motivazione
Usura e conseguente disgregazione di una famiglia: gli ingredienti della cronaca e dell’attualità sembrano esserci davvero tutti nel romanzo di Paolo Di Stefano, il quale, però, non indulge a un facile realismo, ma sceglie una forma diversa da quella romanzesca e un punto di vista speciale, per fare della sua narrazione qualcosa di più inquietante: la forma è quella epistolare, il punto di vista è quello di un tredicenne, che spesso racconta, al di là delle proprie naturali ossessioni, lo sfondo sul quale tristemente va svolgendosi il proprio passaggio all’adolescenza. Fondendo forme e generi, indulgendo al mistero e al giallo, incorniciando il tutto nell’espediente classico del manoscritto ritrovato, Di Stefano consegna al lettore un’opera densa, la cui complessità si riflette nelle scelte linguistiche, sorta di pastiche mimetico del gergo giovanile, e nella visionarietà con cui il racconto viene condotto, lasciando in sospeso il lettore, generando in lui l’incertezza se quanto è scritto in quelle lettere sia il doloroso resoconto di un dramma in atto o immaginazione deviata: fino allo scioglimento finale, che conferma i fatti, almeno parzialmente, ma li lascia interrotti, sulla soglia dove sarebbe iniziato il giallo vero, con la scoperta e la cattura del colpevole di un duplice omicidio. Ma di colpevoli, in realtà, è pieno tutto il romanzo: ed è, infine, una colpevolezza che coinvolge lo stesso lettore, il quale non può restare indifferente di fronte a una tragica catena di morti e scomparsi.
Mondello, 25 novembre 2006