Corrado Ruggeri: Turismo. Imparare dagli errori

28 Agosto 2006
Quando va male, capita pure che si rifletta. È stato così negli anni scorsi per la disfatta del turismo in Italia, sarà così - almeno auguriamocelo - per il litorale romano dopo il disastro di quest’anno. Un disastro, è bene sottolinearlo subito per provare a capire cosa è accaduto davvero, che ha avuto come protagonista della diserzione soprattutto la clientela romana, quelli che al mare andavano dalla mattina alla sera o che tra Anzio e Santa Marinella passavano qualche settimana di ferie: sono stati loro ad aver abbandonato lettini e ombrelloni. Gli stranieri, invece, sono cresciuti, a conferma del fatto che Roma è destinazione che richiama visitatori e che questi, dopo anni di tenaci insistenze - cominciò Gasbarra ha proseguito la Garavaglia - si sono convinti che vicino a Roma c’è pure il mare. Fino ad allora, nessuno gliel’aveva spiegato. Ma è un mare brutto, sporco e cattivo. Costa troppo e offre poco. L’unica novità è apparsa a Fregene, dove hanno inventato il party del tramonto con musica e cocktail, il ritrovarsi a piedi nudi a guardare il sole e ballare. Come accade in Spagna o in Grecia. Un’indicazione di tendenza, almeno un tentativo per fare qualcosa sulle nostre sabbie immobili. Ma è stato proposto con uno snobismo che ha tenuto lontano la gente, confinando tutto in un inutile e ormai quasi fastidiosa mondanità. Serve la massa per fare denaro, per ricordare una stagione in positivo. Servono iniziative condivise e capaci di coinvolgere, senza inviti e a ingresso libero. Meglio sarebbe stato, come qualcuno altrove ha fatto, distribuire libri sotto l’ombrellone o organizzare corsi di fitness gratuiti, risvegli muscolari al mattino sulle spiagge deserte. Oppure avere il coraggio di varare una giornata della solidarietà e consentire ai camminatori neri o con gli occhi a mandorla, che sulle spiagge vendono di tutto, di ritrovarsi in un punto qualunque e aspettare che per una volta ad andare da loro fossero i clienti: sempre numerosi, peraltro, ma anche pronti a sbuffare se il marocchino che tiene 30 chili di abiti sulle spalle urta il piede addormentato durante la pennichella. La stagione delle idee è quella più difficile e sembra non arrivare mai. Ma ora che è fine estate, si provi a far tesoro dei soliti errori. Compresa l’opposizione preconcetta al contributo che sarebbe giusto chiedere ai visitatori di Roma, a quelli che utilizzano i servizi della città senza partecipare all’onere del mantenimento. Non la si chiami tassa di soggiorno - che già nel termine tassa ha qualcosa di antipatico - la si chiami come si vuole ma si faccia la scelta coraggiosa di vararla. Per i romani e per chi viene a Roma.

Corrado Ruggeri

Corrado Ruggeri (Roma, 1957-2023) è stato giornalista del “Corriere della Sera”, viaggiatore per passione e per lavoro. Ha scritto reportage da tutto il mondo per varie riviste specializzate ed è …